Era il 10 febbraio 1986 quando iniziava il più grande processo a Cosa Nostra, ancora oggi pietra miliare nella storia della lotta alla mafia. Venticinque anni dopo, il magistrato Alfonso Giordano, ne ripercorre la storia in un libro intitolato, appunto, “Maxiprocesso, venticinque anni dopo”. All’incontro, organizzato dal Centro Studi “Feliciano Rossitto” di Ragusa, l’Assessorato BB. CC. e dell’Identità Siciliana, l’Associazione Italiana Giovani Avvocati, sono intervenuti: il dott. Andrea Reale, Magistrato della Sezione Penale del Tribunale di Ragusa e Responsabile ANM della sottosezione Ragusa-Modica, il dott. Salvatore Barracca, Presidente della Sezione Penale e Presidente f.f. del Tribunale di Ragusa, e l’avv. Gaetano Barone del Foro di Ragusa
Alfonso Giordano, al tempo dei fatti era primo Presidente della Corte d’Assise di Palermo, la sera del 16 dicembre 1987, dopo 2 anni di processo e 35 giorni di Camera di Consiglio, condannò a 2665 anni di carcere tutto il gotha di Cosa Nostra tra mandanti ed esecutori dei più spietati omicidi che avevano insanguinato la Sicilia. Numerosi gli episodi narrati nel volume. Fra questi, gli interrogatori dei pentiti numeri uno, i collaboratori di giustizia Totuccio Contorno e Tommaso Buscetta, quest’ultimo convinto a collaborare da Giovanni Falcone, attraverso un lavoro paziente e minuzioso che scoperchiò misteri e misfatti della cupola mafiosa. E non è un caso che il volume esca a vent’anni dalle stragi di mafia, da quegli orribili eccidi con i quali Cosa nostra assassinò i giudici Falcone e Borsellino, nel tentativo estremo di riportare indietro le lancette della storia e annullare gli sforzi che lo Stato, nel frattempo, aveva fatto per combattere l’organizzazione criminale. Proprio ad Alfonso Giordano si rivolse il boss Michele Greco detto il Papa, mentre i giudici si stavano per ritirare in Camera di Consiglio, “Signor giudice” – disse ai microfoni dell’aula bunker di Palermo – “io vi auguro la pace perché solo con la pace si può giudicare”.