Il medico ragusano, Mario D’Asta, nella qualità di componente dell’Osservatorio dei giovani professionisti medici ed odontoiatri della Fnomceo, ha partecipato agli Stati generali della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri che, organizzata dalla componente giovanile della Fnmoceo, insieme all’autorevole presenza del presidente Anelli, e dei giovani Bonsignore e Conte, rispettivamente coordinatore e vice coordinatore dell’osservatorio, è stata dedicata alle istanze dei giovani professionisti con l’ascolto dei rappresentanti delle sigle sindacali giovanili, e che si è tenuta a Roma presso la sede dell’Empam. “Condivido l’impianto complessivo e strutturale emerso in occasione dell’assise di ieri mattina – sottolinea D’Asta – sulla necessità di trovare una soluzione di sistema rispetto al problema creatosi. Ma bisogna cominciare dalla questione emergenziale, non più rinviabile, delle diecimila borse di studio per le specializzazioni da chiedere subito al Governo per coprire la grave carenza di medici formatasi negli anni. Non lo diciamo solo per un mero ragionamento rivendicativo professionale, ma perché preoccupati per l’implosione del sistema sanitario nazionale che, stante lo stato dell’arte, non può rispondere seriamente ai bisogni della collettività”.
Da qui il documento per mettere in sicurezza il Servizio sanitario nazionale. “Il Governo – chiarisce D’Asta facendo proprie le istanze Fnomceo – deve investire sui giovani medici, sull’incremento delle loro competenze. All’interno della nostra società i professionisti svolgono un ruolo fondamentale, che non può essere sottaciuto né limitato, innanzitutto perché mettono al servizio della collettività le loro conoscenze per la prevenzione e la cura delle persone”. Sono più di diecimila i medici intrappolati oggi nel cosiddetto ‘imbuto formativo’, dovuto al gap tra i medici che si laureano e quelli che possono accedere ai posti, del tutto insufficienti, nelle Scuole di specializzazione e al corso per la Medicina generale. Tanto che duemila l’anno restano fuori, andando ad aumentare la schiera dei medici inoccupati. Non ha senso dunque, per la Fnomceo, aumentare i medici laureati – come avverrebbe con l’abolizione del numero programmato alla facoltà o scuola di Medicina – se non si aumenta in maniera congrua il numero delle borse per la formazione post laurea. Così come non sarebbe efficace per la tenuta e la qualità del Servizio sanitario nazionale, introdurre medici non completamente formati. “Ecco perché Fnomceo – sottolinea D’Asta – chiede di aumentare le borse per la formazione specialistica e specifica in Medicina generale; di recuperare le borse perse per abbandono dei corsi di specializzazione; di potenziare il ruolo degli osservatori regionali e nazionale per il controllo di qualità della formazione specialistica; di monitorare il nuovo ruolo del medico; dice no al regionalismo differenziato che creerebbe mancanza di equità col rischio di aumentare ancora di più la frammentarietà del Ssn, puntando allo stesso tempo sull’integrazione ospedale-territorio ma anche sull’integrazione Sanità-università e sul pubblico-privato; di vigilare affinché le Regioni provvedano a un reale calcolo dei fabbisogni per territorio e per specialità; e, ancora, di implementare la formazione su salute globale, cooperazione, universalismo, equità al fine di adeguare le competenze del medico alla nuova società. E, poi, migliorare la qualità della formazione e renderla omogenea; ampliare la rappresentatività dei giovani professionisti a livello istituzionale. Ma ancora rivedere l’ennesimo problema che è quello di consentire ai giovani laureati di potersi abilitare mettendo una imbarazzante pezza su questo ennesimo disservizio per i giovani medici”.
[image: image.png]