IL MITO DI SISIFO

Quando si è costretti a un lavoro straordinariamente faticoso, ma di poco costrutto si usa dire: È una fatica di Sisifo. Questo modo di dire deriva da un racconto mitico.

Secondo un nota versione Sisifo era il figlio di Eolo e di Enarete, e fu il  fondatore della città di Corinto.

Fu ritenuto uno dei più grandi furfanti, ma anche colui che promosse il commercio e la navigazione.

Merope, una delle Pleiadi, fu sua moglie che gli diede tre figli Glauco, Orinzio e Sinone.

Autolico, era figlio di Mercurio (dio dei ladri e dei commercianti), e rubava sistematicamente a Sisifo il bestiame,  che non riusciva a farselo restituire, perché il ladro cambiava il marchio. Allora Sisifo escogitò un trucco e segnò le bestie sotto le zampe. Così poté dimostrare l’abigeato di Autolico. Per vendicarsi, comunque, dei furti subiti Sisifo si introdusse in casa del ladro e ne violentò la figlia Anticlea, già promessa a Laerte. Anticlea partorì Ulisse, dopo le nozze  con il re di Itaca, per cui  la paternità  è controversa.

Dopo la morte di Eolo, Salmoneo usurpò il trono di Tessaglia a  Sisifo,  legittimo erede, che si rivolse all’oracolo di Delfi che rispose: “Genera figli con tua nipote ché essi ti vendicheranno!” Sisifo sedusse allora Tiro che ebbe due figli, ma quando  la donna scoprì le vere ragioni, lo odiò talmente tanto, che uccise i bambini.

Sisifo volse a proprio favore la tragedia: espose i piccoli cadaveri sulla piazza di Larissa e accusò Salmoneo di incesto e dell’infanticidio, così riuscì a farlo cacciare a furor di popolo.

Quando Zeus, il re degli dei, rapì Egina, Sisifo che vide tutto, avvertì il padre della ragazza che era il dio dei fiumi Asopo e in cambio delle informazioni chiese ed ottenne una fonte perenne per Corinto, che era scarsa di acqua.

Naturalmente Zeus non la prese affatto bene e ordinò a Plutone di mandare Tanato (la morte) a prendersi Sisifo, per punirlo.

Ma Sisifo, velocissimo incatenò e imprigionò Tanato e così si salvò, ma in questo modo, nessuno poteva morire e solo dopo l’intervento di Marte, che liberò la morte, si risolse il problema, consegnando Sisifo a Plutone. Ma prima di essere trascinato nel Tartaro (gli inferi), Sisifo chiese alla moglie Merope di non seppellire il suo corpo e lei obbedì. Così convinse Persefone (moglie del dio degli inferi) che lui non puteva restare insepolto e strappò il permesso di una licenza di tre giorni, per tornare sulla terra per farsi tumulare. Sisifo si guardò bene dall’eseguire il compito e se ne andò libero.  A quel punto Zeus, si sentì preso in giro una volta di troppo e mandò Mercurio, anche lui con la voglia di vendetta per via del figlio Autolico, di riportare Sisifo indietro  nel Tartaro, dove i giudici dei morti, gli inflissero letteralmente una pesantissima pena: riportare eternamente sulla cima di una collina, un enorme masso di pietra che, appena giunto in cima, tornava a rotolare a valle.

Fatica improba e vana. Una fatica di Sisifo, appunto.