Attualità

Il numero uno di Lukoil lascia: il Petrolchimico di Siracusa trema

Il numero uno del colosso petrolifero russo Lukoil Vagit Alekperov si è dimesso. Lo ha annunciato Lukoil stessa, tramite un comunicato sul sito della società. E il motivo è che è tra le più colpite dalle sanzioni occidentali che mirano a destabilizzare il conflitto russo-ucraino.

Alekperov, imprenditore russo nato in Azerbaigian, aveva fondato nel 1991 la prima società energetica statale verticalmente integrata, Langepas-Uray-Kogalymneft, che nell’aprile 1993 divenne LUKoil Oil Company, con Alekperov come presidente.

Alekperov non è azionista di controllo di Lukoil, si precisa nella nota: al 31 marzo possiede con diritto di voto il 3,11% delle azioni di Lukoil ed è anche beneficiario (anche attraverso trust famigliari o fondi comuni) del 5,3% delle azioni di Lukoil senza diritto di voto. Le dimissioni arrivano ad una settimana dall’inserimento di Alekperov nella nuova lista di personalità russe sanzionate dal Regno Unito.


Ma questa decisione, come suggeriscono gli esperti, potrebbe avere gravi ripercussioni sull’economia siciliana, in particolare per il petrolchimico siracusano. Il Pil stesso dell’economia siciliana è in parte influenzato dalla raffinazione. Se Lukoil, ad un certo punto, fosse costretta ad andare via, naturalmente le ripercussioni ricadrebbero su altre aziende che ruotano attorno al petrolchimico, per non parlare di posti di lavoro. Ricordiamo, infatti, che l’azienda Lukoil è interconnessa anche con altri gruppi, tra cui Eni.


Lukoil, a onore del vero, è sempre stata contraria al conflitto russo-ucraino, anzi ha sempre auspicato la fine immediata del conflitto.
Adesso, la situazione si è complicata e proprio ieri Biden ha annunciato altre importanti sanzioni e l’invio di ulteriori aiuti economici per armare la resistenza ucraina.
Il punto è questo: se il conflitto si protrarrà per molti altri mesi, che fine farà anche l’economia siciliana legata alle materie petrolifere? Al momento, non è facile dare una risposta ma queste dimissioni di ieri preoccupano e non poco.