IL PD OLTRE IL 40 PER CENTO ALLE EUROPEE

Il Pd di Matteo Renzi stravince le elezioni europee, con una forbice su M5s non immaginabile prima delle urne, specie dopo le aspettative di vittoria create da Beppe Grillo; Forza Italia non raggiunge la soglia del 20% mentre Ncd di Angelino Alfano supera quella del 4%, anche se di poco. L’altro dato è che nonostante l’avanzata dei movimenti euroscettici (M5s, Fdi e Lega), la maggior parte degli elettori hanno sostenuto partiti a favore dell’Ue. seppur con impostazioni di politica economica contrapposte. Stando agli Exit poll della Emg realizzati per La7, il Pd ottiene il 34,5%, M5S il 25,5% e Fi il 17,0%. Ma le proiezioni dopo i primi seggi scrutinati danno dei risultati ancora più clamorosi, con il Pd addirittura oltre 40%, i Cinque stelle ridimensionati al 22% e Fi scivolata al 15%. Sotto le due cifre tutte gli altri partiti: Lega Nord al 6,5%, la Lista Tsipras al 4,5%, Ncd al 4,5% e FdI al 3,5%, Scelta europea 1,1%.

Ma una frazione di punto separa il paradiso dall’inferno: chi supererà il 4% manderà a Strasburgo 3-4 deputati, chi non la raggiungerà rimarrà a bocca asciutta. I risultati hanno innanzitutto un valore in sede europea ma anche un significato sulla politica nazionale. Sul primo versante il Pd sarà la prima delegazione all’interno del Pse, potendo così spingere sull’abbandono del rigore per puntare a politiche di sviluppo, per altro ampiamente condivise tra i socialisti. Viceversa Fi si vedrà assai ridimensionata dentro il Ppe. Grillo poi, che potrebbe mandare in Europa una ventina di deputati, dovrà finalmente dire quello che non ha finora detto: in quale gruppo si collocherà e per quale candidato alla presidenza della Commissione voterà. Per quanto riguarda i riflessi sulla politica interna, l’aspettativa creata da Grillo di una vittoria di M5s è andata delusa. Avendo posto l’asticella molto in alto Grillo perde nonostante un buon 22%. Il risultato invece consegna una vittoria del Pd del premier Renzi che ricorda non tanto i numeri della sinistra (il Pci nel 1976 giunse al 34,4) bensì quelli della Dc degli anni 80(appunto oltre il 40%), o comunque da grande partito europeo, come quelli di Forza Italia nel 2001 o nel 2008.

“Abbiamo vinto noi. Un risultato straordinario – ha detto il vicesegretario Lorenzo Guerrini – Viene premiato il lavoro del governo, e i risultati ci danno un’ulteriore spinta a fare le riforme”. Ma non sono andati bene gli altri partiti di governo, con Ncd che “balla” sulla soglia del 4% (Scelta civica addirittura all’1,3%). Ciò potrebbe significare che il profilo non di sinistra di Renzi sarà in grado di rubare elettori anche ai partiti moderati alleati del Pd, creando una “competition” pericolosa all’interno della maggioranza. Questo potrebbe creare fibrillazioni dentro la stessa maggioranza sulle riforme, tanto costituzionali che economiche; i contrasti sul decreto lavoro visti prima delle urne si moltiplicherebbero su altri provvedimenti, come ha fatto capire Fabrizio Cicchitto (Ncd). Con un Pd che da solo va oltre il 40%, poi, l’Italicum sembra essere destinato a non avere più i voti degli altri partiti. Infine Forza Italia, inchiodata al suo minimo storico: Berlusconi nelle ultime settimane ha addirittura ipotizzato uno suo ritorno al governo. Ma con le riforme si è visto che c’è una componente favorevole alla rottura e a una politica di forte opposizione a Renzi. Tutto dipenderà dalla capacità di Berlusconi di reimporre la propria leadership e di lanciare un nuovo progetto per il centrodestra, che inevitabilmente guarda a recuperare il rapporto con Ncd.