IL PIANO PAESAGGISTICO DANNEGGIA NEI FATTI LO SVILUPPO

Piano paesaggistico nel mirino di amministratori e tecnici della provincia iblea. Numerose sono state le critiche mosse nei confronti dello strumento di programmazione territoriale, secondo la maggior parte dell’opinione politica e dell’associazionismo di categoria, il Piano paesaggistico è stato pensato e calato, senza tener conto delle sostanziali differenze tra le varie aree di sviluppo. Critica comune, è la rigidità dei vincoli imposti soprattutto alle aree di sviluppo industriale le quali verrebbero limitate territorialmente con gravi ripercussioni sugli investimenti. Il rischio, in sostanza, è che il Piano determini un’ingessatura del territorio. A sostenere fortemente questa tesi è il presidente della commissione provinciale sviluppo economico, Salvatore Mandarà il quale rimprovera al Sovrintendente Vera Greco di elogiare solo a parole il territorio ibleo ma di danneggiarlo nei fatti: – “Rispetto il lavoro che sta facendo la Dott.ssa Vera Greco – dichiara Mandarà – ma non si può fare a meno di dire che una provincia come quella di Ragusa merita di essere attenzionata meglio,  in cui le risorse culturali e ambientali costituiscono un elemento di valorizzazione e di sviluppo del tessuto socio-economico e non proibizionista e negazionista di tale opportunità. Ritengo che il Piano così come confezionato dalla sovrintendenza ai Beni Culturali, vada modificato in meglio aprendolo alle osservazioni non solo della parte politica ma soprattutto delle associazioni di categoria ed ambientali. Ecco dunque che invito la Dott.ssa Greco dall’astenersi dal procedere ulteriormente nell’iter di adozione del piano, prima di avere assicurato la reale ed effettiva partecipazione della comunità in tutte le sue componenti, valutandone le legittime aspettative. Occorre costruire un consenso stabile attorno ad un obiettivo condiviso che vada nella direzione di non vietare l’opportunità di conciliare le esigenze ambientali con quelle economiche, sociali e produttive. Obiettivo questo che si può raggiungere solamente se ad un Piano costruito aprioristicamente calandolo sul territorio in modo impositivo, si sostituisce un Piano  che diventi promotore ed espressione della coalizione di intenti ed obiettivi condivisi, nel rispetto di un confronto democratico che ad oggi è mancato”.