“Il posto delle donne”. Ragusa ha fatto da apripista nell’educazione a scuola contro la violenza sulle donne. Intervista all’assessore Giovanni Iacono

Dopo i recenti drammatici episodi di violenza sulle donne, l’ultimo eclatante quello che ha porto all’uccisione della giovane Giulia, si parla di incrementare a scuola l’educazione dei giovani contro la violenza sulle donne e per un maggiore rispetto. Ragusa, in qualche modo, ha fatto praticamente da apripista visto che negli ultimi anni è stato fatto un gran lavoro con numerosi incontri, dibattiti, confronti, coinvolgimento attivo, pubblicazioni realizzare proprio dagli studenti. Ne abbiamo parlato con l’assessore comunale Giovanni Iacono, che è stato assessore alla pubblica istruzione proprio in questi anni in cui è iniziato questo percorso che adesso potrebbe diventare esempio da utilizzare in ambito nazionale. Ecco la nostra intervista.

La questione orrenda dei femminicidi è, purtroppo, sempre all’ordine del giorno. Adesso la Premier Meloni e tutto il mondo politico ritengono che a scuola bisogna, didatticamente, educare al tema. Lei, negli anni scorsi, da Assessore alla pubblica istruzione e sviluppo di Comunità ma, riteniamo, anche da Sociologo e Metodologo, ha portato avanti nelle scuole, una iniziativa molto riuscita e partecipata che, per certi versi, ha anticipato questa necessità.

“Si – spiega Giovanni Iacono -una esperienza straordinaria grazie all’impegno, all’entusiasmo, al lavoro che hanno svolto gli studenti coadiuvati dalle Insegnanti di tutte le scuole primarie  e secondarie di primo grado che hanno aderito all’invito rivolto a tutti i Dirigenti Scolastici di realizzare una esperienza a scuola di ‘percorso didattico-letterario-storico-musicale’ alla scoperta del concetto di ‘donna’ nella cultura tradizionale siciliana e nel contesto più ampio delle religioni, dalla Grecia antica ai giorni d’oggi. L’idea è stata quella di non celebrare una data ma di coinvolgere ragazze e ragazzi ad approfondire il concetto attraverso esempi tratti, in modo particolare, da due testi del prof. Carbonaro con il quale abbiamo condotto l’esperienza a scuola :’Donna una storia senza eco’ e ‘la Donna nei proverbi siciliani’.”

Come si è sviluppato il percorso nelle Scuole ?

“Il dato di partenza è stata la convinzione profonda del ruolo fondamentale delle Scuole. Nell’invito ad intraprendere il percorso didattico che avevo rivolto ai Dirigenti Scolastici sottolineavo come le donne fin quasi dall’origine dell’umanità e senza soluzione di continuità fino ai giorni nostri sono vittime di diverse forme di violenza. Una violenza culturale, fisica, feriale, quotidiana, domestica, lavorativa, sociale e pur passando dall’uomo primitivo all’intelligenza artificiale sembra che poco o nulla sia cambiato,  Il percorso nasce con l’approfondimento del concetto di ‘cultura’ che  rappresenta, in estrema sintesi,  i ‘modi di vita’ delle società ed è proprio questo filo, invisibile, continuo che ha plasmato e legato, per varie fonti ed attraverso diversi fattori, generazioni su generazioni sullo stesso concetto di donna.  La cultura attuale è figlia di una cultura che si è sedimentata nel tempo e negli anni e le modalità di imposizione, del ‘possesso’, della ‘supremazia’, diventano un vero e proprio  ‘codice’ interiorizzato che sfocia nella violenza appena si manifesta una ‘devianza’ da parte della donna.  E’ una violenza che non ha carattere ‘locale’ ma ‘universale’. Nel percorso nelle classi abbiamo approfondito il ‘posto’  assegnato alle donne nel corso della storia e nella cultura popolare siciliana. La ricerca condotta dal prof. Gino Carbonaro sui ‘proverbi siciliani’ ci ha consentito di recuperare le credenze, i rapporti sociali, i pregiudizi, gli usi e costumi, gli aspetti religiosi, le convinzioni, i motivi esistenziali e i valori di cui era permeata la cultura popolare e i proverbi come espressione di ‘saggezza’. Una saggezza che ha rappresentato sempre l’uomo con connotazioni positive e di superiorità, l’uomo è ‘miele’ e la donna come ‘fiele’ , ‘Cu scecchi caccia e fimmini criri, facci ri pararisu nun ni viri’. La donna associata sempre al demonio, al male, la donna inaffidabile e traditrice e il cui, unico, posto deve essere la sottomissione, a qualsiasi costo :”favi e muggheri, pistili cu li pedi’ e tantissimi, tremendi, proverbi di uguale tenore !”

‘Cultura’ nell’accezione più ampia quindi oltre al focus su quella popolare Siciliana ?

“Si, le stesse considerazioni e lo stesso ‘posto’ riservato alle donne nella cultura popolare e la loro condizione è lo stesso filo conduttore della storia dell’Umanità. La modalità del percorso didattico è stata un dialogo con  gli studenti sulle diverse epoche storiche, sulla genesi e sviluppo delle religioni, sui  grandi filosofi Greci, Aristotele, Platone, Socrate, sui premi Nobel, solo poco più del 6 % assegnato alle donne, sulla censura e loro marginalità nella letteratura, nelle arti, nella storia, in ogni ambito della vita e in ogni epoca.  Nei dialoghi con gli studenti abbiamo approfondito alcune figure femminili di straordinario valore e valenza cancellate dalla storia come Ipazia Alessandrina o  Ildegarda Von Bingen o Artemisia Gentileschi e altre recenti ed attuali, Fakhra Younas, Malala, ecc.  In tutte le scuole gli studenti hanno svolto un impegno encomiabile ed hanno realizzato lavori letterari di grande pregio, poesie e temi, prodotti multimediali ed originali rappresentazioni che abbiamo raggruppato in un opuscolo consegnato a tutti i partecipanti ed abbiamo anche, come Comune, dato dei premi che i Dirigenti scolastici hanno attribuito ai lavori più  originali e meritevoli”.

Sono iniziative che oggi, alla luce degli ultimi efferati fatti come l’assassinio di Giulia Cecchetin, rappresentano un possibile ‘modello’  che è giusto ‘socializzare’ all’intera Cittadinanza.

“Spesso si ha la tendenza ad enfatizzare le ‘opere’, i lavori pubblici, gli spettacoli che sono, sicuramente, importanti e consentono di perpetuare le ‘memorie’ e molto meno ci si sofferma su tutto ciò che riguarda  l’umanità, l’educazione delle emozioni, l’intelligenza emotiva, il sistema di interrelazioni materiali e simboliche che unisce i membri di una determinata cultura, il capitale sociale e le sue componenti spesso invisibili,  sottotraccia è  il ‘Dio delle piccole cose’ di Arundhati Roy ed è nelle piccole cose che possiamo trovare  l’orientamento, la grandezza e la pienezza della vita!”

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