“Ho appena terminato di esaminare la stesura – a quanto pare finale – del testo relativo al ”riordino” della giustizia tributaria inserito nella manovra finanziaria oggi all’esame del Consiglio dei Ministri. I principi a cui si ispira il testo sono di una tale rilevanza ed incidenza sull’attuale quadro ordinamentale dei giudici tributari, da stravolgere completamente l’ attuale assetto. Di estrema gravità si presentano: a) la norma che introduce quale causa di incompatibilità l’iscrizione in albi professionali: appare evidente la sua incostituzionalità per violazione del parametro della ragionevolezza, ai sensi dell’art. 3 Cost., non potendo farsi discendere dalla mera iscrizione all’albo una causa d’incompatibilità, senza che il professionista svolga alcuna attività di consulenza, rappresentanza o assistenza fiscale, con una evidente discriminazione in suo danno, non sussistendo nel nostro sistema giudiziario una simile disciplina per qualsiasi altro giudice; b) la norma che introduce quale causa di incompatibilità l’esistenza di rapporti di coniugio, convivenza, parentela fino al terzo grado o affinità in primo grado con coloro che sono iscritti in albi professionali nella regione dove ha sede la CTP e nelle province confinanti con detta regione: ancora più macroscopica appare la violazione del criterio di ragionevolezza per essere tale norma anch’essa unica ed irragionevole in relazione a quanto stabilito per ogni altro giudice onorario e di carriera, con conseguente cessazione pressochè immediata dall’incarico della gran parte dei giudici tributari oggi in servizio (chi non ha un parente o un affine iscritto in un albo professionale?) e relativa paralisi della giustizia tributaria per un lungo periodo, in contrasto peraltro con la esigenza di un potenziamento dell’attività giudiziaria, reso necessario dalla prossima entrata in vigore degli accertamenti esecutivi; c) le norme che accentuano il potere di ingerenza e controllo del Ministero dell’Economia e Finanze nell’organizzazione amministrativa delle CT, sottraendo ai Presidenti delle Commissioni, capi dell’ufficio, la vigilanza sui servizi di segreteria, con effetti anch’essi evidenti sull’autonomia e dell’indipendenza dei giudici (è noto nel dibattito istituzionale il condizionamento esercitato dalle strutture sull’esercizio della funzione giudiziaria); d) la norma che modifica la costituzione del Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria, con l’attribuzione al Primo Presidente della Cassazione della presidenza di tale organo in un ordinamento non autonomo dal Ministero dell’Economia e Finanze; e) la norma che riduce nelle CTR il numero dei giudici tributari non togati determinando in tal modo difficoltà per le valutazioni in materie tecniche extragiuridiche nelle cause di appello; f) la norma che riserva il prossimo concorso esterno soltanto a magistrati togati per gli stessi motivi; g) la norma che ripristina l’accesso agli avvocati dello Stato, fino ad oggi ritenuti incompatibili, essendo ad essi affidata la difesa dell’Agenzia delle Entrat e quella che addirittura consente l’accesso agli ispettori del SECIT, aventi compiti di supporto all’attività dell’Amministrazione finanziaria; g) la norma che prevede l’esclusione della tassazione separata solo per i compensi spettanti ai giudici tributari, con palese disparità di trattamento rispetto agli altri contribuenti che percepiscono in ritardo le somme ad essi dovute.
A ciò si aggiunga l’assenza di ogni previsione sull’adeguamento dei compensi, con riferimento anche a quelli per le istanze cautelari. Il che, peraltro, renderebbe estremamente difficile la copertura dei posti che rimanessero vacanti (circa l’80%) come effetto del “riordino”. Si tratta, in definitiva, di una proposta di riforma talmente radicale ed innovativa, con evidenti profili di illegittimità costituzionale, da richiedere necessariamente un più ampio e approfondito dibattito in sede parlamentare per il quale certamente non appare adeguata l’elaborazione compiuta, con assoluta carenza di dati e prefigurazione delle conseguenze, dal solo Ministero dell’Economia e Finanze. Sottopongo all’attenzione di tutti i soggetti interessati alla giustizia tributaria queste prime osservazioni formulate “a caldo” e suscettibili di ulteriori approfondimenti, perché possa immediatamente partire un movimento di opinione sufficientemente ampio e autorevole di critica al progetto ministeriale, con il necessario coinvolgimento delle forze politiche, a tutti i livelli, per le necessarie modifiche. La prima occasione di adesione è offerta dall’azione di protesta proclamata dall’A.M.T. nei giorni 4, 5 e 6 luglio p.v., con l’astensione dei giudici tributari dalle udienze”.