“Abbiamo partecipato con molta preoccupazione all’incontro di ieri pomeriggio sul piano paesistico con l’assessore regionale ai Beni culturali Gaetano Armao, convocato grazie all’interessamento della Provincia regionale di Ragusa e, in particolare, del presidente Franco Antoci oltre che dell’assessore al Territorio e ambiente, Salvo Mallia, che, in questo momento, detiene la responsabilità specifica del settore. Siamo rimasti stupiti da una certa arroganza politica dello stesso assessore Armao che, pur dichiarandosi un tecnico, ha operato, per quanto concerne il suddetto piano, scelte squisitamente politiche”.
Ad affermarlo è il presidente di Ance Ragusa, Giuseppe Grassia (nella foto), il quale aggiunge che “tutto il mondo produttivo dell’area iblea, il mondo del lavoro, le forze economiche, i sindaci presenti, le forze politiche di rappresentanza della popolazione che hanno i propri riferimenti nei deputati regionali hanno chiesto, in maniera articolata, a volte anche forte, non certo polemica, che l’assessore riveda questo suo atteggiamento ritenuto prevaricatore. Anche perché è stato chiarito inequivocabilmente che l’assessore non ritornerà affatto sui propri passi”.
L’Ance, con le altre organizzazioni di categoria, ha in itinere un “modus operandi” per contrastare tale attività che non può essere accettata in maniera così supina da parte del territorio.
“Ci si muoverà su due direttrici – precisa il presidente Grassia – la prima dando vita ad una forte mobilitazione per quanto riguarda l’individuazione delle criticità presenti nel piano, e quindi la presentazione delle osservazioni e delle opposizioni puntuali ai singoli articoli dello strumento in questione; la seconda, invece, con ricorsi alla magistratura amministrativa per bloccare nell’immediato le norme di salvaguardia che, in questo momento, stanno mettendo allo stremo tutta l’attività economica della provincia, anche con riferimento a progetti approvati e investimenti già erogati. Non è possibile che il nostro territorio venga in ogni caso guardato come un’area su cui si possono operare tutte le scelte possibili ed immaginabili perché la popolazione viene considerata mite e quindi accetterebbe di tutto. Siamo noi, invece, a non accettare più questa situazione. Valutiamo con favore che tutta la parte economica, sociale e produttiva del Ragusano si sta compattando per contrastare un’attività certamente non portatrice di grosse soddisfazioni per l’economia locale”. (l.c.)