Il 25 di giugno i Mozart ripartono con la posta celere “una sedia a tre cavalli” per Roma, dove vedranno la festa popolare con luminarie di S. Pietro e Paolo.
Sono “trattati magnificamente” quando Wolfgang riceve dal segretario di stato Pallavicini un’altra onorificenza, “la stessa che ha Gluck”, e che lo rende “cavaliere”.
Da Roma proseguono per Civita Castellana, dove W. Amadeus suona l’organo nella Messa del Duomo.
Poi, verso Terni, Spoleto, Foligno e Loreto, mentre Leopold Mozart registra sul suo diario: “…il peggior viaggio, per gli orari diversi di partenza che interrompono il sonno …disturbati da insetti, pulci e cimici che non permettono al corpo affaticato di riposare…”. Pare anche che molti mendicanti nel periodo primaverile affluissero nella città di Loreto e gettassero fiori verso la carrozza dei viaggiatori per ricevere oboli.
Il percorso continua da Loreto verso Ancona, Senigallia, Pesaro e Rimini, Forlì e Imola fino a Bologna. Leopold, nota che “tutto il litorale, da Loreto a Rimini, è presidiato, picchettato da sbirri, soldataglia, per impedire ai pirati di approdare e spaventare i viaggiatori.”
Mozart riceve regali dai nobili e da chiunque lo ospiti -libri di storia della musica; le Mille e una notte in versione italiana, libretti operistici, polsini in pizzo, tabacchiere ecc…-.
E il padre scrive con orgoglio alla moglie: “Se Wolfgang continua a crescere così, tornerà a casa piuttosto grande…”.
Ancora, Leopold decanta la magnificenza con cui sono serviti vicino a Bologna: “…argenti, lume sul comodino, lenzuoli fini, vaso da notte in camera, persone a disposizione per noi …”, quando lui e il figlio sono ospitati per circa un mese presso il Conte Pallavicini. Qui Leopold ha modo di curare la gamba gonfia e con una vecchia ferita riapertasi e peggiorata nel viaggio.
Proseguono poi da Bologna verso Parma, Piacenza e Milano.
Mozart deve produrre un’opera, Aspasia, che gli è stata ordinata nella sua prima sosta a Milano, e a tratti, Mozart è pervaso da timor panico. Ne parla con la sorella nel loro fitto epistolario -è molto affezionato a Nannerl e scherza con lei: “…prega Dio che l’opera vada bene…sempre tuo fratello…le cui dita sono stanche stanche stanche di Stanchezza…”.
Fra scrittura, prove continue di musica e di recitativo al ridotto di Milano il 26 dicembre il piccolo genio presenta al pubblico “Mitriade, re del Ponto”. L’opera della durata di sei ore, comprendente tre balletti, assolve in modo eccellente il compito di essersi cimentato in un genere musicale per lui nuovo, con cui egli rimane aderente allo stile barocco e neonapoletano dell’epoca, ma ha modo di mostrare sin d’ora, quello che sarà il Mozart più maturo.
Poi alla volta di Torino, capitale del Regno di Sardegna.
I Mozart rientrano a Milano, per Brescia, Verona, Vicenza e Padova sino a Venezia. definito il “posto più pericoloso di tutta Italia”, considerate le abitudini del Carnevale di Venezia -su cui Wolkmann della sua maneggevole guida di viaggio si dilunga nella descrizione dei costumi del travestimento femminile e maschile, dei tavoli da gioco ovunque posti per le strade, e dove sono messi come posta mucchi di zecchini d’oro veneziani; i teatrini dei burattini, i canti, e dove segnala anche che sia fra maschere conosciute che quelle sconosciute, vige il silenzio…”
Leopold “ha nausea alla gondola” tanto che anche dormendo a letto “crede di essere sempre in gondola”.
Dal mercoledì delle Ceneri, i Mozart sono a pranzo presso il Patriarca di Venezia e altre famiglie, ricevendo ospitalità e gradimento e regali.
Ad Amadeus è commissionata una nuova scrittura per il Carnevale di Milano dell’anno 1773. Proseguono i viaggi da Venezia a Padova “città famosa per la Chiesa di S. Antonio, e il teatro e le piazze …”.
Da Venezia a Padova poi, “via nave sul corso d’acqua del Brenta reso navigabile da cinque chiuse”.
A Padova restano due giorni, incontrando un importante teorico musicale dopo il padre del Convento di S Antonio.
A W. A. M. è ordinata la composizione di un oratorio -mai, però, eseguito a Padova.
E ancora: a Vicenza e a Verona, dove gli si chiede una Serenata teatrale per il matrimonio del giovane duca Ferdinando d’Austria con la principessa Maria Beatrice d’Este di Modena.
Successiva tappa è Rovereto, e in una settimana padre e figlio rientrano a Salisburgo, “sotto grande vento, neve e terribile freddo”.
Va sottolineato che il protagonista di questo viaggio non comune è un bambino prodigio di soli tredici anni. Si è applicato al lavoro con serietà e successo, si è arricchito di scoperte e nozioni nuove e di conoscenze d’importanti personaggi del tempo…Si è “messo in gioco” con la sua musica, la sua personalità, ha imparato -e scritto- l’italiano e nel frattempo, ha iniziato ad attirarsi qualche invidia per la notorietà e taluni privilegi ottenuti, ma ha anche iniziato la sua carriera operistica, proprio in Italia.