“Il testo drammaturgico ‘A me ci penso io’ di Lucia Trombadore può definirsi un ‘maturo e disilluso realismo’, un testo caleiodoscopico sulla relazionalità uomo donna, costruito con una scrittura teatrale basata sul principio di ‘molteplicità’, che fa da anello di congiunzione tra passato e presente, tra classicità, modernità e post-modernità”: con queste parole, Domenico Pisana, Presidente del Caffè Letterario Quasimodo di Modica ha aperto il III appuntamento del circolo culturale modicano, svoltosi sabato scorso al palazzo della Cultura, in collaborazione con la FIDAPA, Sezione di Modica.
A portare un saluto all’appuntamento, oltre ad Antonietta Calabrese del Direttivo della Fidapa, è stato il sindaco di Modica Ignazio Abbate, mentre ad illustrare il senso del volume sono stati Uccio Di Maggio che lo ha inquadrato nella cornice storica della drammaturgia più recente e contemporanea, nonché Carmen Attardi, la stessa autrice e Armando Siciliano, editore del testo.
La Trombadore conversando con Carmen Attardi ha posto l’accento sul tema del conflitto che esiste spesso tra uomo e donna e che pervade i personaggi del suo libro, nel quale – come ha anche rilevato Domenico Pisana nella sua introduzione , “c’è uno stile ‘mimetico-espressivo’ che fa dei personaggi Fedra, Ippolito, Aretusa, Alfeo, Mell, il confessore, Irene, il capitano, Penelope e Ulisse, forti interpreti della concezione uomo/donna nel nostro tempo, ponendo il lettore di fronte ad interrogativi di senso sull’identità di genere, se è vero che la nostra personalità spesso cambia e si ‘sdoppia’ a seconda della situazione in cui ci troviamo e cambia rispetto a chi ci troviamo davanti”. E’ fuor di dubbio che il testo – come ha anche evidenziato Uccio Di Maggio nel suo intervento – presenta un continuum con l’opera “Virilmente”, affrontando il tema dell’interrelazione tra l’ “io e “l’altro” in una società caratterizzata da identità relazioni fluide.
“Il piglio del libro – ha affermato Pisana nel suo intervento – è a tratti filosofico, religioso, psicologico, intrapsichico, affettivo, letterario, psicanalitico, duro e delicato, irruente e accattivante, radicale e invasivo nel linguaggio, proprio perché così sono l’uomo e la donna della post modernità, e ad entrambi piace spesso duplicare se stessi: osservare la propria vita da un diverso punto di vista è, a volte, un sogno ricorrente e perenne”
La serata è stata arricchita da intermezzi musicali e dalla lettura di passi di monologhi contenuti nel testo, letti da donne presenti tra il pubblico, Teresa Floridia, Marilù Giunta e Salvuccia Cataldi, e dalle poetesse del Caffè Quadimodo Franca Cavallo e Antonella Monaca.
Con questo terzo appuntamento il Caffè Letterario Quasimodo ha voluto dare spazio , nell’ambito del suo decennale, ad un’autrice del suo Gruppo con alle spalle esperienze letterarie consolidate, al fine di offrire ai lettori un testo di genere teatrale carico di domande e di messaggi per la società contemporanea.