Per il Museo Regionale di Camarina è quasi una consuetudine rendere omaggio, ogni anno, al maestro Andrea Camilleri, lo afferma con grande orgoglio il Direttore Prof. Giovanni Di Stefano, che si dice onorato di poter ospitare un regista come Rocco Mortelliti, genero di Camilleri. Attore, sceneggiatore e regista, Rocco Mortelliti, affascinato dalla suggestiva location del Museo, e soprattutto, come ricorda Di Stefano, dai tramonti camarinensi, in cui il sole colora nel cielo sfumature sempre diverse e uniche, scelse questa sede già nel 1999 per il set del suo film “La strategia della maschera”, in cui rende omaggio a Luigi Bernabò Brea, e in cui per la prima volta lo stesso Andrea Camilleri farà il suo debutto come attore. Ma il film diretto da Mortelliti che tutti ricordiamo è sicuramente “La scomparsa di Patò”, tratto dall’omonimo romanzo storico di Camilleri, proiettata a Camarina nel 2011, uscito nelle sale nel 2012. Rocco Mortelliti ci ha onorato della sua presenza per rendere omaggio ad Andrea Camilleri, consacrato nell’immaginario collettivo nazionale e internazionale come autore di “Montalbano”, ma che sicuramente merita di essere menzionato anche, e soprattutto, per i romanzi storici e per la narrativa di sperimentazione, che gli hanno permesso di raccontare la storia, d’Italia, e specialmente della Sicilia, sottolineando i mutamenti della società, attraverso un linguaggio italo-siciliano, e una contemporaneità indescrivibile. Anche l’amministrazione comunale di Vittoria, con la presenza di Gaetano Bonetta esprime gratitudine per la presenza di Mortelliti; “attraverso la proiezione dei due cortometraggi- dice Bonetta- si potrà leggere un nuovo Camilleri, inventore ed elaboratore di nuove immagini culturali degli ultimi 50 anni della storia italiana”.
“Magaria” è una favola nera, scritta da Camilleri per una cooperativa di carcerati: la bambina Lullina, racconta a suo nonno di uno strano sogno, in cui un mago le confida delle parole magiche che fanno scomparire le persone. Ripetendo queste parole lei stessa scompare, nello sconcerto del nonno, che non ricorda più quelle parole magiche, e crede di aver perso la nipote. Una favola per bambini ma di grande denuncia, che Mortelliti ha trasferito su pellicola in immagini, attraverso le maschere, un icona che contraddistingue tutti i suoi lavori: “le maschere rappresentano un personaggio così come è-dice Mortelliti- mentre alcuni attori nell’interpretare un personaggio interpretano sempre se stessi, con l’utilizzo della maschera ho voluto dare risalto al personaggio”. Nel cortometraggio, a differenza del libro che concede tre finali differenti alla favola, il regista, non chiude con un finale, ma con la presenza del mago che continua a fare la “magaria”. Anche in altre opere di Mortelliti non si chiude mai con la parola “fine” una pellicola: nella “Strategia della maschera” o “La scomparsa di Patò”, il protagonista guarda l’obiettivo della cinepresa, nella “Traviata”, che ha recentemente concluso in Giappone, la protagonista ovviamente muore, ma, l’ultima battuta viene affidata all’anima della donna, proprio perché il regista prova fastidio ad usare la parola fine!
Il secondo filmato “Ugo e Andrea”, con la regia di Rocco Mortelliti, è un documentario/auto-intervista, in cui Ugo Gregoretti e Andrea Camilleri, dialogando amichevolmente, raccontano della loro vita e delle loro esperienze di lavoro, all’interno di una duetto, facendo il giro virtuale di Roma. Si tratta di una grande sperimentazione cinematografica fortemente voluta dalle figlie di entrambi i maestri, che permette di far conoscere alle nuove generazioni e a quelle future, i grandi personaggi che hanno fatto grande la storia d’Italia con la loro arte.
Sotto il cielo stellato di Camarina, Rocco Mortelliti confida che il suo prossimo film, ancora in fase di lavorazione, tratto da un romanzo di Camilleri, “Il Casellante”, potrebbe essere girato nelle nostre zone, e promette a Di Stefano che la prima del film avverrà qui, a Camarina!
Camarina dunque, ancora una volta, diviene sede di cultura di alto livello, dimostrando, grazie alla lungimiranza del Direttore Giovanni Di Stefano, che il museo non è un semplice contenitore di oggetti antichi, ma anche e soprattutto luogo di incontri di vera arte.