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Il ritorno di Totò Cuffaro in prima linea: la DC cambia pelle e regia in provincia di Ragusa
23 Mar 2025 07:03
Non capita spesso, in politica, di assistere a manovre tanto silenziose quanto dirompenti. La scena che si è consumata a Vittoria ha invece il sapore d’un ritorno annunciato anche in provincia di Ragusa, per certi versi teatrale, eppure lucidissimo nella sua strategia: sei consiglieri comunali hanno scelto di aderire alla Democrazia Cristiana, e lo hanno fatto non in silenzio, non con timidezza, ma sotto l’egida diretta di Totò Cuffaro. In persona. È stato lui, ex governatore siciliano, figura controversa e al contempo figura carismatica della Prima Repubblica in versione isolana, a intessere i fili dell’accordo, a presentarlo in loco, con la segretaria provinciale Aiello al fianco. Questa volta, insomma, non si tratta di una regia remota o di un’adesione di comodo. Stavolta, la politica ha il volto e la voce di chi la fa ancora con la “P” maiuscola – piaccia o no. Perché Cuffaro, con tutte le sue ombre e le sue luci, resta un animale politico puro. Uno stratega. E Vittoria ne è l’ennesima conferma.
Il caso Monisteri e l’inizio della nuova fase
Per capire ciò che sta accadendo è utile guardare alla recente “questione Monisteri” in provincia, primo segnale di una mutazione genetica nella gestione del partito. Fino ad oggi, infatti, la DC in provincia di Ragusa sembrava cosa quasi esclusiva di Ignazio Abbate, leader modicano con forte presenza istituzionale e mani ben salde sul territorio. Ma gli ultimi avvenimenti raccontano un cambio di passo: la questione Monisteri in qualche modo ha avuto la regia di Cuffaro e di tutto ciò, alla luce di quanto sta accadendo a Vittoria, è ancor di più certo. Non più nelle mani di Abbate, ma in quelle del partito nel suo complesso – nazionale, regionale, provinciale. Una catena di comando che riconduce al segretario nazionale: Totò Cuffaro. In quest’ottica, Abbate non è più (o non è mai stato) l’unico regista. È un iscritto, autorevole certo, ma non il dominus assoluto. E lo si è capito bene a Vittoria, dove l’operazione è stata condotta da altri – da Cuffaro, appunto – con una chiarezza d’intenti che segna una discontinuità netta rispetto alle abitudini modicane.
Fidone, il candidato di Cuffaro
E non è finita. Perché se tutto ciò è vero – e lo è – allora appare altrettanto chiaro che il candidato presidente della Provincia sarà Giovanni Francesco Fidone, sindaco di Acate nel frattempo transitato ufficialmente nella Dc. Ma non un candidato della DC “di Abbate”. Sarà il candidato della DC di Cuffaro. Il distinguo non è secondario: significa che il baricentro del partito si è spostato, e che la strategia politica si scrive oggi più a Palermo e Agrigento che a Modica. È qui che si disegna il futuro del centrodestra ibleo. Fidone corre dunque forte, appoggiato da una compagine sempre più coesa, in grado di includere anche gli stessi consiglieri abbattiani, a meno che questi non vogliano spingersi fino a una rottura irreparabile con Cuffaro, e dei consiglieri vicini alla Monisteri, oltre naturalmente a tutti gli altri dei vari comuni. Insomma tutta la Dc con Cuffaro, Abbatiani e non. Chi avrebbe infatti interesse oggi a rompere con una figura che ha dimostrato di saper tessere alleanze, costruire consenso, e – fatto non banale – mantenere la rotta anche nelle acque più agitate?
Due stili, due visioni
Lo scontro – più che politico, quasi antropologico – è tra due modi di intendere il comando. Da un lato Abbate, con il suo modo di intendere la politica da “prima donna”, accentratore, abituato a decidere da solo, in nome di un radicamento personale. Dall’altro Cuffaro, che tesse tele, costruisce ponti, sa attendere. Dove uno divide, l’altro aggrega. Dove uno impone, l’altro propone. Non si tratta solo di tattiche: è visione politica.E in tutto questo con la Aiello, segretaria provinciale della Dc, costretta a giocare il ruolo di cerniera.
Una nuova stagione per la DC
Vittoria non è un caso isolato, ma il simbolo di una fase nuova. Il primo passo di un progetto più ampio. La DC vuole confermarsi anche a Ragusa essere partito, non comitato. Struttura, non improvvisazione. Una casa dove la porta è aperta, ma le regole sono chiare. E soprattutto dove le decisioni si prendono insieme, non in solitudine. Cuffaro, che ha conosciuto il potere e la caduta, ora costruisce. Con passo lungo e memoria lunga. E il messaggio è chiaro: la Democrazia Cristiana in provincia di Ragusa non è proprietà di nessuno, men che meno di un uomo solo. Con buona pace per Abbate. Che resta un politico di razza, ma che – almeno stavolta – sembra essere rimasto un passo indietro.
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