“Il ruolo delle Associazioni antiracket nel processo penale”, se n’è parlato questa mattina presso il salone di rappresentanza della Prefettura di Ragusa.
L’incontro organizzato dall’Associazione ragusana antiracket e antiusura e dalla FAI, Federazione delle Associazione Antiracket e Antiusura italiane, ha trovato non solo il sostegno ma il fattivo supporto di S. E. il Prefetto di Ragusa, dott. Annunziato Vardè.
Presenti all’iniziativa il Vice Prefetto vicario di Ragusa, dott.ssa Rita Cocciufa, il Questore di Ragusa, dott. Giuseppe Gammino, il Dirigente della sezione Polizia Stradale di Ragusa dott. Gaetano Di Mauro, il Comandante della Compagnia di Ragusa, maggiore Alessandro Coassin, il Comandante della stazione Carabinieri di Ragusa Ibla, maresciallo Marco Valenzisi, Don Paolo La Terra per la Diocesi di Ragusa e Salvo Ingallinera, presidente Ascom Ragusa.
Obiettivo del convegno è stato quello di porre l’attenzione sull´importante ruolo che oggi svolgono le associazioni antiracket, quale ulteriore strumento a supporto del procedimento penale.
Prima di entrare nel vivo dei lavori il Prefetto di Ragusa ha sottolineato l’importante ruolo che le associazioni antiracket svolgono sul territorio. “Anche la nostra provincia – ha detto – purtroppo non è immune da questo fenomeno, soprattutto nel vittoriese, ma anche la città di Ragusa non è esente. Sebbene iniziamo a registrare, oggi, un aumento delle denunce non possiamo dire di aver raggiunto i numeri reali. Il fenomeno del racket nel nostro territorio è ancora un fenomeno sommerso a dimostrazione della difficoltà delle vittime a denunciare. In questo contesto giocano un ruolo fondamentale le associazioni che devono stare quanto più vicino possibile alle vittime e aiutarle a superare la sfiducia nelle autorità dello Stato. Ma è anche vero che per conquistare la fiducia della gente bisogna prendere in considerazione anche i tentativi di inquinamento nei movimenti antimafia ed è compito delle associazioni stesse effettuare una selezione dei propri associati”.
Il dott. Vardè ha concluso il suo intervento rinnovando il proprio sostegno e la massima disponibilità per una proficua sinergia volta ad ottenere sempre maggiori risultati nella lotta al fenomeno del racket e dell’usura.
Il presidente dell’Associazione Ragusana antiracket e antiusura, Giuseppe Cabibbo, nel suo intervento ha illustrato questo primo anno di attività:” Abbiamo già firmato dei protocolli d’intesa – ha detto – con la CNA e l’Ascom e speriamo che anche le altre associazioni facciano lo stesso. Dal Consiglio Comunale di Ragusa, invece, siamo ancora in attesa di risposta. Stiamo lavorando nell’interesse di imprenditori che si sono rivolti a noi per diverse problematiche sorte prima della nostra costituzione e ci stiamo adoperando affinché abbiano tutto il sostegno necessario. A tal proposito ringrazio l’amico Paolo Pricone per l’impegno quotidiano dimostrato nel portare avanti l’attività dello sportello della nostra associazione. L’auspicio è che l’esempio di Bagheria e di Gela, dove gli imprenditori hanno finalmente abbattuto il muro dell’omertà e capito l’importanza di denunciare, fosse seguito anche nel nostro territorio”.
E sono proprio i recenti fatti di cronaca che nell’ultimo periodo hanno fatto registrare un cambiamento di tendenza: ”Gli ultimi mesi – afferma Giuseppe Scandurra, presidente nazionale FAI – sono stati dei mesi straordinari nella lotta a questo fenomeno. Numerosi gli arresti effettuati dalle forze dell’ordine proprio grazie alle denunce degli imprenditori. Non mi sento di dire che ci sia una svolta ma sicuramente una rivolta della classe imprenditoriale c’è. E non solo, possiamo anche dire che oggi lo Stato c’è! Se penso a 25 anni fa quando nacque la prima associazione antiracket non posso non essere orgoglioso di come negli anni tanto è stato fatto. Oggi non ci possono essere alibi per gli imprenditori che vogliono denunciare. Siamo una realtà presente sul territorio nazionale con 80 associazioni. Il nostro impegno è rivolto a tutta la società civile anche nell’ottica della prevenzione, del nostro operato si parla anche nelle scuole”.
Scandurra è intervenuto anche sulla questione relativa al tentativo di inquinamento in alcuni movimenti antimafia:” Stiamo già rivedendo al nostro interno alcune realtà perché i primi garanti dobbiamo essere noi stessi. Ma vanno anche rivisti gli albi nelle prefetture. Un’associazione che non porta denunce va cancellata perché manca del principio fondamentale della nostra ragion d’essere”.
Paolo Caligiore, dirigente FAI, ha poi posto l’attenzione sulla figura della vittima nel contesto del procedimento penale, portando a testimonianza la sua esperienza personale:” Ho subito ben tre attentati – ha detto – ma non mi sono mai sentito e non mi sento vittima, sono solo una persona che ha subito qualcosa e che ha avuto il coraggio di denunciare. La mia esperienza, 24 anni fa, fu traumatizzante. Ricordo esattamente cosa voleva dire, all’epoca, denunciare e affrontare l’intero percorso. Oggi, anche grazie al nostro operato, le cose sono molto diverse. È pur sempre vero che ci vuole molta determinazione e tanto coraggio. Perché se il primo passo è la denuncia affrontare il processo non è cosa facile. Ma quando guardo i dati che parlano di un aumento di denunce o vedo quegli imprenditori che hanno perso tutto, a volte non hanno nemmeno i soldi per pagarsi il viaggio per assistere all’udienza, e nonostante tutto sono sempre presenti, allora credo che la parte migliore di questa terra stia affiorando ed è compito nostro stare a loro fianco e sostenerli sempre affinché non si sentano mai più soli”.
Il Sostituto Procuratore del Tribunale di Ragusa, dott.ssa Valentina Botti, ha invece posto l’accento sulla difficoltà che spesso si riscontra nel corso delle indagini: ”Purtroppo – afferma – si tratta di reati che colpiscono la persona nella sua interezza. Di conseguenza lo svolgimento delle indagini non è cosa semplice. Non esistono tecniche standard ma gli accertamenti vengono plasmati sulla persona. Primo passo fondamentale è senza dubbio riuscire ad instaurare un rapporto di fiducia con la vittima e questo è un problema non indifferente, capita spesso che alcune circostanze vengono tenute nascoste. Ecco quindi che qui gioca un ruolo importante l’associazione che può di certo favorire la nascita di tale rapporto e assicurare la tenuta della vittima durante l’intero procedimento”.
L’avvocato Enrico Schembari del foro di Ragusa ha infine evidenziato come ad oggi, nonostante il ruolo che le associazioni antiracket svolgono come parte attiva nei processi penali, la loro costituzione di parte civile non è da considerarsi scontata ed ha altresì evidenziato come oggi accanto all’antimafia istituzionale sia sempre più presente un’antimafia sociale:” Gli imprenditori – dice – iniziano finalmente a reagire. Oggi assistiamo sempre più ad un’antimafia che viene dal basso. È il segnale che la società civile comincia a muovere i primi passi acquisendo sempre maggiore fiducia nelle istituzioni preposte e questo grazie anche alle associazioni antiracket che con il loro impegno infondono maggiore sicurezza nelle vittime. Ecco perché ritengo importante che anche sul tema della costituzione di parte civile intervenga il legislatore considerato che ad oggi solo se nello statuto è contemplata questa possibilità le associazioni possono costituirsi parte civile”.
L’avvocato Schembari ha terminato il suo intervento invitando i presenti a riflettere su un’ulteriore questione:” Non vuole essere una provocazione – conclude – ma un uno spunto di riflessione su questo fenomeno. C’è e se c’è di che tipo potrebbe essere un rapporto tra estorsione e corruzione?”.
A tirare le somme della mattinata di lavori l’on. Giorgio Assenza, componente Commissione d´inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia in Sicilia: ” Senza ombra di dubbio la mentalità delle vittime dagli anni ‘90 è molto cambiata ma è anche vero che non siamo ancora fuori dal tunnel. Il contributo delle associazioni sul territorio in questi anni ha sicuramente apportato benefici. Riguardo alla riflessione dell’avv. Schembari circa il rapporto che potrebbe esserci tra mafia e corruzione sarebbe interessante affrontarlo nel dettaglio magari in altra circostanza considerato che da un lato la possibile esistenza di tale rapporto indicherebbe uno snaturamento dell’associazione mafiosa in quanto perderebbe il suo prestigio, dall’altro è anche vero, però, che appaiono sempre più evidenti alcuni punti di contatto”.
Assenza si sofferma inoltre sulla figura della vittima di usura: ” A differenza del racket – dice – la vittima di usura si ritrova a dover subire situazioni da lui stesse determinate. Molto spesso questi soggetti diventano vittime a loro insaputa, semplicemente per aver chiesto aiuto ad un amico. Anche in questo caso non è facile decidere di denunciare, considerato che entrano in gioco numerosi fattori emotivi. È indubbio però che in entrambi i casi la disponibilità a collaborare con le forze dell’ordine è elemento fondamentale nella lotta a questi fenomeni”.
D’altro canto per Assenza bisogna anche rivedere il rapporto tra imprese e banche relativamente al sistema di segnalazione cattivo pagatore:” Le attualità modalità operate dalle banche – dice – devono necessariamente essere riviste”.
L’on. Assenza ha infine concluso il suo intervento con un monito alla società civile e l’incitamento alle associazioni a continuare nel loro operato senza mai perdersi d’animo:” Dispiace costatare oggi la scarsa presenza della società civile in quello che ritengo un incontro di interesse collettivo proprio per la tematica affrontata. Questo dimostra uno scarso senso civico ma confido nell’operato delle associazioni e dei media quali portatori per il futuro di una maggiore sensibilizzazione sull’argomento”.