In Sicilia chi raccoglie le lumache è più felice

La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola 

L’altro ieri un bell’acquazzone anche dalle nostre parti. Ci voleva. E da noi questo fenomeno dischiude nuovi orizzonti antropologici al far della sera. Paesaggi sentimentali benefici. Balsamici.

La tristezza infatti teme il vavalucio. Lo dice l’università di Berkeley. Di Monterosso Almo.

Vavalux is on the air. Lo si avverte. Profuma. La poetica tintinnante di questo spicchio d’autunno frettoloso acculanta i muri a secco. E invita lumache e lumachine all’adunata, tal che falangi ed eserciti si schierano a testuggine, nel loro incedere contro il virus maleficus della malinconoia, che alla vista a gambe levate se la dà.

La bellezza neoromantica di questa nuova stagione della Sicilia più barocca salverà il mondo dalla solitudine. Come un vaccino: il Vavaluccino. Lo producono già i laboratori del Dipartimento della Stanford University. A Giarre Riposto.

Vecchietti incappucciati, muniti di guanti e sacchetti al seguito, raccolgono ogni dove ai bordi delle strade di campagna. E qua e là strillano euforici i bimbi e i cagnolini intirizziti. In questa esatta forma, la storia, la tradizione millenaria, la liturgia dei sentimenti sconfigge il male. 

E non sorprenda nessuno il fatto che alcune di queste creature storiche e magiche abbiano nel cuore la cura a ogni male dell’esistenza. E in tasca uno smartphone per far luce o per videoriprendere lo spettacolo e invitare allo show anche amici e familiari rintanati nelle case non lontane.

Infatti, le tradizioni, anche le più sacre, evolvono, si adattano. Ma esistono. 

E sempre vavaluciano splendide.

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