Al Policlinico Gemelli di Roma è stato presentato un importantissimo studio sull’infarto nel corso di un convegno internazionale di cardiologia.
I ricercatori del dipartimento di Scienze cardiovascolari del Policlinico e dell’Università Cattolica di Roma hanno scoperto una molecola (battezzata col nome di “molecola-freno”), che si ritiene costituire la chiave nella prevenzione dell’infarto.
In pratica gli studiosi hanno descritto il meccanismo molecolare di tale molecola nel neutralizzare gli effetti di quelle cellule immunitarie che, innescando particolari processi infiammatori, concorrono al distacco delle placche aterosclerotiche che formano il coagulo che a sua volta causa l’infarto.
Il professor Biasucci del dipartimento di Scienze cardiovascolari spiega: «Il meeting è volto a fare il punto sugli studi in corso in tutto il mondo sui meccanismi dell’aterosclerosi, su quali siano le cause scatenanti questa patologia che determina il rischio di infarto. Oggi curiamo bene gli infarti ma non riusciamo a prevenirli altrettanto bene perché non conosciamo i meccanismi che causano l’occlusione improvvisa delle arterie che portano sangue al cuore. Si può ridurre il colesterolo in un paziente, controllare il diabete – tutti fattori di rischio noti per il cuore – ma ancora non si utilizza una terapia antinfiammatoria specifica per contrastare l’infiammazione delle arterie evidenziati da alti livelli di proteina C reattiva nel sangue. (…) Ad oggi non esistono terapie specifiche per ridurre i processi infiammatori al pari di quelle utilizzate per ridurre il colesterolo o la glicemia. Ciò nondimeno, continua, la promessa è in nuove ricerche che daranno i primi risultati nel giro di un paio di anni. Studi in corso con farmaci antinfiammatori specifici (come quelli usati per l’artrite reumatoide) sono volti a vedere se in pazienti con proteina C elevata si riesce a prevenire il rischio di eventi cardiovascolari. Se questi studi saranno positivi si potrà capire come prevenire un infarto con farmaci antinfiammatori specifici, andando a controllare i meccanismi infiammatori che sono alla base dell’aterosclerosi».
In questo studio si sono analizzati diversi aspetti tra cui quello relativo alle cellule immunitarie pre-infiammatorie che si presentano a livello della placca aterosclerotica. Queste cellule sono linfociti T e presentano un “freno immunitario” chiamato CD31.
Il professor Filippo Crea, direttore del dipartimento di Scienze cardiovascolari spiega:«Abbiamo scoperto – spiega – che quando la placca aterosclerotica si attiva, viene a mancare il freno immunitario CD31» (…) «La proteina C reattiva fu messa sulla mappa della cardiologia esattamente 20 anni fa da uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine, la rivista scientifica più prestigiosa al mondo, ispirato dal professor Attilio Maseri, mio illustre predecessore alla direzione del dipartimento. Questa osservazione ha prodotto nei decenni successivi frutti straordinari che hanno contribuito non solo a migliorare le nostre conoscenze sulle cause dell’infarto ma anche a sviluppare nuove forme di terapia che sarebbero state impensabili prima di questa importante scoperta. Il nostro è impegno è continuare nel solco tracciato dal professor Maseri contribuendo a svelare i “misteri” che ancora avvolgono le cause dell’infarto».
“Questo studio, che sarà pubblicato a breve sulla rivista Basic Research in Cardiology, potrebbe aprire la strada a nuove terapie preventive dell’infarto. Potrebbero essere sviluppati farmaci che potenzino l’efficacia di CD31 specifici per i soggetti a rischio. Lo scopo di questo tipo di studi è identificare nuove terapie mirate, in questo caso di tipo anti-infiammatorio specifico per arrivare a prevenire l’infarto” (C.S. Università Cattolica di Roma).
di Francesco Giongrandi