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Iniziano le procedure per creare i termovalorizzatori in Sicilia. Ecco dove saranno. Firmati protocolli di legalità
14 Apr 2025 13:15
La Sicilia compie un passo deciso verso la realizzazione dei suoi primi due termovalorizzatori. Il presidente della Regione, Renato Schifani, ha firmato oggi a Palazzo d’Orléans due protocolli di legalità con i prefetti di Palermo e Catania, Massimo Mariani e Maria Carmela Librizzi. L’obiettivo è chiaro: impedire ogni possibile infiltrazione mafiosa e garantire la massima trasparenza nei cantieri destinati a sorgere a Bellolampo e nella zona industriale del capoluogo etneo.
Ma cosa sono i termovalorizzatori? Si tratta di impianti che bruciano i rifiuti non riciclabili per produrre energia, riducendo il volume dei rifiuti e limitando il ricorso alle discariche. In una regione come la Sicilia, storicamente in difficoltà nella gestione del ciclo dei rifiuti, rappresentano una soluzione considerata strategica.
“Replichiamo il modello già applicato per il polo oncoematologico di Palermo – ha dichiarato Schifani –. Efficienza e legalità sono condizioni essenziali per la realizzazione di due opere che cambieranno radicalmente la gestione dei rifiuti. Con Invitalia pubblicheremo nei prossimi giorni i bandi per la progettazione. Si tratta di interventi per oltre 800 milioni di euro interamente finanziati con fondi pubblici”.
I protocolli, firmati anche dai sindacati di categoria Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil, prevedono controlli rigidi su appalti, cantieri e sicurezza sul lavoro. La Regione ha già sottoscritto un protocollo di vigilanza collaborativa con l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac).
Tuttavia, non mancano le voci critiche. Alcuni comitati civici e associazioni ambientaliste sollevano dubbi sull’impatto ambientale degli impianti. Le preoccupazioni principali riguardano le emissioni in atmosfera, la necessità di puntare sulla riduzione dei rifiuti a monte e l’effettiva sostenibilità del modello di incenerimento. C’è anche chi teme che l’introduzione dei termovalorizzatori possa rallentare gli investimenti sull’economia circolare e sul riciclo.
“Non siamo contrari a soluzioni strutturali – hanno fatto sapere alcune sigle ambientaliste – ma chiediamo che si punti prima di tutto sulla raccolta differenziata spinta e su un impianto normativo che premi il recupero, non la combustione”.
Il presidente Schifani ha però ribadito la volontà di procedere con determinazione, garantendo legalità, efficienza e apertura al confronto. I bandi per la progettazione dei due impianti saranno pubblicati entro aprile, con inizio dei lavori previsto dopo l’estate del 2026 e una durata stimata di 18 mesi.
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