INSIEME SENZA MURI

 

Legambiente aderisce alla manifestazione del 20 maggio a Milano INSIEME SENZA MURI perché i valori della solidarietà umanitaria e del rifiuto della guerra, della violenza, dello sfruttamento, sono per noi prioritari, perché intorno ad una diversa politica dell’accoglienza dei migranti e del loro inserimento nel tessuto della società europea si gioca gran parte del futuro della nostra Europa, perché nella  presenza diffusa di migranti nei nostri territori sta la possibilità stessa di un nuovo comune benessere e di un vigoroso ringiovanimento delle nostre comunità.

E soprattutto perché dietro ogni migrante c’è una persona, costretta a lasciare la propria terra, la propria casa, che ha intrapreso un viaggio pericoloso, nel quale ha subito violenze e perso affetti, ed è finalmente approdata in un paese straniero con la speranza di essere accolta e di recuperare dignitose condizioni di vita.

Sta a noi non deludere queste speranze e agire per creare nuove comunità accoglienti, inclusive, aperte, innovatrici, libere dalla paura.

L’Europa ha grandi responsabilità storiche per aver consentito che si creassero le condizioni che costringono oggi centinaia di migliaia di persone a emigrare, come non dobbiamo dimenticare le responsabilità dei regimi antidemocratici dell’area mediorientale e nordafricana. Ma l’Europa ha anche la grande opportunità oggi di diventare la soluzione.

Chi oggi cerca rifugio in Europa fugge da un intreccio perverso di cause, tra loro complementari, che ha reso inabitabili tante, troppe, terre a causa di guerre, carestie, desertificazione e siccità, dittature, disuguaglianze esorbitanti e povertà. Distinguere tra profughi di guerra, profughi economici, profughi ambientali, a 65 anni dalla Convezione di Ginevra, non ha alcun senso. Oggi non esiste ancora nessun riconoscimento ufficiale per i profughi ambientali.

Ci troviamo di fronte ad un cambiamento drastico della storia, come per la rivoluzione energetica e il declino del petrolio, per le nuove tecnologie, per il web, per i nuovi stili di vita: il mondo è cambiato e sta cambiando ad una velocità impressionante, nascondersi dietro alle vecchie barriere, rinchiudersi nei confini della propria nazione, ci condanna alla marginalità, all’aumento delle disuguaglianze, all’impoverimento, all’invecchiamento.

Costruire nuove politiche per le migrazioni è un’occasione straordinaria che l’Europa non può e non deve perdere, se vuole continuare ad essere un laboratorio di civiltà e di innovazione sociale, se vuole contribuire a costruire un nuovo welfare globale e a far progredire la pace.

La solidarietà è solo il primo passo. E’ un prioritario dovere etico soccorrere chi è in pericolo. Nessun egoismo può sovrapporsi. Le polemiche di questi giorni contro le ONG, che organizzano i soccorsi in mare vicino alle acque territoriali libiche rispondendo ad un primario bisogno di umanità, sono inaccettabili e figlie di un degrado dell’etica pubblica che si subordina alle convenienze politiche del momento. Organizzare la massima accoglienza possibile è il nostro primo dovere. Per lo stesso motivo diciamo NO alla legge 46 sull’accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale e per il contrasto dell’immigrazione illegale (ex decreto Minniti). Un passo indietro inspiegabile che rilancia i Cie, cambiandogli nome, e riduce le garanzie per i richiedenti asilo.

L’Europa deve cambiare rotta. Serve un governo lungimirante delle migrazioni, capace di definire un nuovo diritto d’asilo europeo solidale, lungimirante, costruito su una nuova dimensione euromediterranea, che abbandoni la deriva securitaria e di appoggio a regimi inaccettabili, in Turchia come in Africa, in cui tutti gli sforzi dell’Europa devono essere diretti a costruire un’area di diritti, sociali e civili, di cooperazione, di pace, che riduca le disuguaglianze e riconosca una nuova cittadinanza, in cui sia garantita la libertà di movimento.

Servono nuove regole.  Per muoversi in questa direzione dobbiamo lavorare per un nuovo diritto d’asilo europeo, che cancelli le distinzioni tra profughi di guerra e profughi ambientali ed economici.  Le regole oggi vigenti creano esse stesse presenze illegali nel territorio, clandestini esposti al ricatto della malavita e di imprenditori senza scrupoli. In Italia dobbiamo cancellare il reato di clandestinità, approvare finalmente la legge sulla cittadinanza che giace in Parlamento da due anni, riconoscere il diritto di voto alle amministrative in chi abita nel territorio da più di cinque anni.

Nei territori pratichiamo la nuova cittadinanza. Noi non ci occupiamo di gestione di centri di accoglienza, ma nei territori dobbiamo dare un contributo fondamentale per coinvolge le comunità dei migranti e degli stranieri che da anni risiedono nel nostro paese in attività di cura e manutenzione dell’ambiente e dei beni comuni. Dobbiamo costruire occasioni in cui le persone e le culture si possano mischiare per arricchirsi reciprocamente, così facendo potremo costruire comunità più coese, che rigettano la diffidenza e la paura perché si frequentano e si conoscono. Questa prospettiva è l’unica che può far crescere la legalità e l’inclusione nei nostri territori.