La buona scuola e la preparaziome degli allievi

Nell’editoriale di ieri su IL GIORNALE , è stato affrontato il livello di preparazione di alcuni allievi, che  ci dovrebbe far riflettere. Gli studenti non conoscono parole usuali e desuete non perché non le sappiano, ma  perché non le cercano neanche nel telefonino, non dico nel dizionario ( toppo pesante per gli zaini odierni!)ma perché il concetto di ricerca anche delle parole  è passato in secondo piano rispetto al concetto di informazione, che è quello privilegiato nella didattica moderna.

Di chi è la colpa ? Degli insegnanti o del sistema, che  auspica sempre più l’informazione rispetto alla riflessione, che auspica un apprendimento  veloce, magari  coi quiz (vedi queste piattaforme deleterie proposte per ricercare materiale precostituito di stile americano!) al vero apprendimento basato sul “capire” le parole, sullo stimolo alle domande e alla ricerca, che  richiede riflessione e tempo?

 L’ignoranza impera e le Riforme che si susseguono danno sempre più spazio a questa, pensate ai Licei brevi, proposti da La Buona Scuola, che dovrebbero assicurare la stessa preparazione dell’allievo!, pensate alle ore tagliate di insegnamento di italiano, che dovrebbero essere dedicate alla grammatica del testo e all’attualità anche alle superiori, pensate all’esame di stato auspicato nei prossimi anni con l’introduzione della tesina sull’esperienza dell’alternanza scuola /lavoro!

Colpa dei docenti o del sistema? L’ex Ministro Giannini ha colpevolizzato questi per dare i famigerati compiti a casa. I poveri studenti lavorano troppo! In una scuola a tempo pieno, la Ministra avrebbe potuto dire questo,  ma  non nella nostra. I docenti, credetemi,  lottano con le emergenze, mettono il dito sulla piaga, ma la scuola odierna diventa sempre più digitalizzata e questo in sé non sarebbe male se il computer servisse principalmente per la ricerca, insieme ai libri cartacei, che sono fonte vera di esperienza altrui, di riflessione e che danno una giusta dimensione della conoscenza e dei contenuti!

 Ma la scuola digitale vuole sveltezza, vuole appiattimento della lingua italiana. Il “computerese” sostituisce il burocratese e la lingua serve solamente a comunicare superficialmente. L’implicito del discorso passa in secondo piano, forse solo per captare gli slogan pubblicitari! La letteratura è un optional e la storia diventa una materia per capire il presente e le date sono un optional (troppa fatica per ricordarle!).

Andiamo su una società veloce, dove l’individuo ,la persona pensano sempre meno, facilmente d’altronde governabili dal sistema!!

Rosanna Bocchieri