LA COERENZA IMPOSSIBILE E L’INSULTO IMMAGINARIO

Ho letto per la prima volta il comunicato di LiberaModica, contenente un intervento della portavoce Simona Pitino, dal titolo “Senza chiarezza, né coerenza non può esserci credibilità. Carpentieri, Torchi, Barone: quando la storia, anche personal, viene …. utilmente dimenticata” solamente dopo avere visto il mio nome citato da Giuseppe Barone nel commento di replica affidato a mezzi di informazione e social network.

Barone definisce “anonimo comunicato” un testo diffuso alla stampa da LiberaModica, a firma di LiberaModica ed esplicitamente – nonché testualmente – riferito a Simona Pitino che di LiberaModica, fin dalla sua costituzione, è portavoce.

Mi viene difficile, anzi impossibile, comprendere come Barone abbia preso un tale abbaglio, ma la spiegazione andrebbe cercata anche a tutti gli altri, innumerevoli quasi in ogni riga del suo testo, in cui è palesemente incorso.

Io non ho scritto – ed anzi neanche conoscevo prima della replica di Barone – la riflessione di Simona Pitino, ma, dopo averla letta, posso tranquillamente affermare di condividerla totalmente, anche perché in totale sintonia con lo spirito, l’identità, le idee, le motivazioni e il programma di LiberaModica di cui sono, come tanti altri cittadini, socio fondatore.

Sorpreso e stupito dal contenuto e dal linguaggio di Barone, per quanto egli mi chiama in causa direttamente credo di avere il diritto e – rispetto a chi prediliga la verità dei fatti e il libero confronto delle opinioni – anche il dovere di fare presente quanto segue.

Non so perché uno storico come Barone inciampi così rovinosamente nella lettura di un testo di elementare semplicità e chiarezza in cui sono richiamati i trascorsi politici di Carpentieri e Torchi e su di essi viene espresso un giudizio politico negativo per i danni prodotti alla città di Modica: militanza nel Pdl, fedeltà alla famiglia Minardo, recente passaggio sotto l’ala protettiva di Dipasquale, per il primo; la sindacatura, l’abbandono dopo la rielezione per la corsa ad un seggio all’Ars, la militanza nell’Udc di Drago e la contiguità con gli interessi della famiglia Minardo, le trame clientelari, il disastro finanziario per il secondo.

Tutto ciò significa “vomitare insulti personali”? Ogni persona dotata di dignità civica, onestà intellettuale e libera da ansie, interessi o spinte particolari può darsi la risposta. E comunque se, per assurdo, qualcuno, nelle parole di Simona Pitino trovasse insulti, essi riguarderebbero Carpentieri e Torchi. E Barone che c’entra? Se non gli si vuole riconoscere – come io, per una vecchia stima nei suoi confronti, non gli riconosco – il ruolo di loro difensore d’ufficio, Barone c’entra solo per il fatto che nella nota sono ricordati il suo ruolo di capogruppo Ds quando era in carica il sindaco Torchi e l’azione di opposizione che egli incisivamente svolse in quel periodo. Rispetto a questo “dato storico” rilevare che “Barone, storico che dimentica anche la storia personale, ha tessuto le lodi di Torchi e, insieme  a lui, chiede voti alla città per Carpentieri, magari in nome della comune e ben nota sensibilità per la cultura e per il potere delle idee….” significa “vomitare una tonnellata di insulti personali a Mommo Carpentieri, a Piero Torchi ed anche a me (cioè a Barone)”?

Se così fosse, l’insulto consisterebbe nell’avere detto falsamente cosa? Che Carpentieri sia stato nel Pdl? O Torchi nell’Udc? O Barone il capo dell’opposizione contro la giunta-Torchi? O che oggi – precisamente nella manifestazione elettorale dei giorni scorsi – Barone ne tessa le lodi? O che chieda i voti per Carpentieri? E/o che lo faccia, ma non in nome della comune e ben nota sensibilità per la cultura?

Fuori da questi brani, la nota di Simona Pitino non parla né di Carpentieri, né di Torchi, né di Barone. La “tonnellata di insulti vomitata” ai tre è quindi tutta qui.

Chiarito questo punto, è veramente triste e patetico, ma anche comico e stupefacente, leggere  tutto il resto nella replica di Barone.

A me “serve solo insultare le persone, infangare, sospettare, demonizzare gli avversari….”? Con Simona Pitino “sarei parte di una coppia” il cui “linguaggio conferma l’impressione che trattasi di veterocomunismo in salsa stalinista…”? Nessuna mia risposta potrebbe scolpire la verità più dell’esperienza esilarante della lettura di tali affermazioni.

Barone nella nota di Simona Pitino dice di ritrovarsi dipinto come “spinto solo da camaleontico clientelismo e sete di potere” (è una sua libera interpretazione creativa, della quale non si può che prendere atto) e vi coglie lo spunto per chiedere: allora “di grazia, cosa spingerebbe il purissimo Di Natale, già candidato di tutte le sinistre, a vestire i panni dell’agnellino liberale?

Caro Barone, io sono ciò che sempre sono stato e, di panni, vesto e ho sempre vestito solo i miei. Non ho mai gestito la cosa pubblica e quindi non posso, come Barone e i suoi nuovi compagni di strada, essere apprezzato, o disprezzato, per questo.

Mi sono candidato, sempre da indipendente, in quella che, al di là dei nomi, rappresenta la stessa area politico-culturale, piccola o grande a seconda dei confini nazionali o regionali delle coalizioni nei vari momenti storici: I Progressisti nel ’94, L’Ulivo nel ’96, LiberaSicilia nel 2012.

Chiunque sia libero da tensioni contingenti e abbia avuto modo di conoscere il mio impegno pubblico – civico e professionale – sa che, politicamente, la mia identità è racchiusa in questa triplice definizione negativa che raccolgo da una grande citazione: antifascista per la civiltà, anticlericale per la ragione, anticomunista per la libertà. Assolte queste tre condizioni di partenza, priorità del mio impegno politico è, ed è sempre stato: il massimo di giustizia sociale, il massimo di rispetto della dignità umana, il massimo di libertà e di autodeterminazione dell’individuo, il massimo di tutela dei beni comuni a vantaggio della comunità e di ciascuno dei suoi componenti. Tutto ciò senza mai una tessera in tasca, né del Pci, né di altri partiti.  

Che io, per essere ciò che sono, abbia bisogno di “infangare” Barone e soprattutto, mi pare di capire, i suoi alleati di oggi – Carpentieri, Torchi, Dipasquale, ecc…. – prima che falso è divertente e risibile. Se Barone è proprio convinto che di fango si tratti, questo è contenuto nei fatti “storici” e negli atti che sono inscritti nella storia di ciascuno. Che in nessun punto Barone ha provato a smentire, semplicemente perché non può farlo.

Io, “già candidato di tutte le sinistre” non devo spendere una sola parola perché a tutti sia chiara la mia coerenza. Per onestà devo riconoscere però che il mio compito è molto più facile di quello di Barone. Perciò, nel vuoto logico del suo istantaneo e indecifrabile scatto – esso sì un tentativo pietoso di buttarla in caciara, stante l’assoluta mancanza di senso e di risposte sui fatti – esprimo umana comprensione.