La Confindustria iblea prende posizione

Nel corso dell’incontro tenutosi presso la CCIAA di Ragusa su iniziativa dell’Assessore Prov.le T.A.,  dott. Salvo Mallia, del Presidente della Provincia Regionale di Ragusa, ing. Franco Antoci e del Presidente della CCIAA di Ragusa,  Giuseppe Cascone, è emerso che il Piano Paesistico, elaborato dalla Soprintendenza di Ragusa, è stato adottato ed attualmente è in attesa di pubblicazione. Con rammarico il Presidente di  Confindustria Ragusa, ing. Enzo Taverniti,  evidenzia che nonostante le richieste di confronto e di concertazione provenienti da tutti i Soggetti che a norma di legge fanno parte della “Concertazione istituzionale” e dei soggetti interessati, non vi è stata alcuna interlocuzione da parte della Soprintendenza che viceversa, con una operazione culturalmente condivisibile, avvalendosi di norme apparentemente tecniche, ha fatto passare sottaciuta una operazione di pianificazione dell’intero Territorio provinciale. Questo ha portato alla redazione di un “Super piano” che,  oltre a censire ed enucleare vincoli già esistenti,  ha ritenuto di estendere le proprie valutazioni trasformando in aree vincolate anche porzioni del territorio dove la collettività iblea può continuare a crescere ed a pianificare il proprio progetto di sviluppo territoriale condiviso  per gli anni a venire. Questa situazione anomala di pianificazione, ancora una volta imposta dall’alto, è stata agevolata dalla situazione di vuoto normativo,  in quanto la  Regione Sicilia non ha legiferato per la parte relativa alla procedura di approvazione dei Piani ed in particolare sulle forme di concertazione istituzionale e dei soggetti interessati. Ne deriva che l’ unica  concertazione fino ad oggi attivata è quella che ha portato  avanti dal mese di maggio la Provincia Regionale di Ragusa che, nell’assumere il ruolo di coordinamento, ha coinvolto i Sindaci dei 12 Comuni e  le Associazioni di categoria,  facendosi carico di distribuire anche il materiale informativo relativo al Piano aggiornato. Appare chiaro che in queste condizioni il Piano presentato è carente degli aspetti socio-economici e di sviluppo in quanto non ha tenuto conto delle Attività che insistono sul Territorio, non ha rilevato le importanti infrastrutture esistenti e quelle in progetto e non ha instaurato alcun rapporto con i Soggetti che vivono sul Territorio e che ne hanno garantito sino ad oggi la crescita e la tutela in ossequio alle vigenti norme ed alle Pianificazioni territoriali locali. Tutto questo significa e comporta la preminenza di aspetti estetici, l’imbalsamazione del Territorio, e l’irrilevanza dei Valori storici ed antropologici che costituiscono il contenuto del Bene Culturale Ambientale che secondo la legge il Piano dovrebbe invece “valorizzare” e tutelare. L’ing. Taverniti ritiene di dovere sottolineare che le attività di pianificazione in quanto strumento di tutela e di valorizzazione devono basarsi sulla concertazione perché solo da uno strumento condiviso si possono realizzare attività e sviluppo sostenibili.

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