Dopo 14 lunghi mesi di accuse infamanti, di diffamazione a mezzo stampa e sui social locali, dopo 14 lunghi mesi di vergognose insinuazioni, di parole urlate sui giornali, di decine e decine di titoloni a pagina intera, di strampalate quanto allucinanti interrogazioni nella prestigiosa aula del Consiglio Comunale di Ragusa, di fantasiose supposizioni e di macchinazioni infernali contro l’Associazione Aida, attuale ente gestore del Rifugio Comunale, più volte indicata da vari professionisti della politica, non certo vis-à-vis ma nei ben più intimi e confidenziali corridoi del palazzo, come una sorta di “organizzazione criminale”, le consigliere Nicita & Migliore “non sono riuscite a scoprire nemmeno l’acqua calda”.
Nel loro ennesimo comunicato dichiarano di aver raggiunto il loro scopo… Peccato che le stesse non abbiano ancora compreso l’insussistenza del valore giuridico di quanto hanno reso pubblico.
Non riusciamo a comprendere come non si siano ancora arrese all’evidenza, non riusciamo a comprendere come non ci sia limite all’assenza di pudore e di imbarazzo; com’è possibile che in questo “sistema politico politichese” non ci sia limite alla strumentalizzazione di ogni dettaglio, di ogni “pelo nell’uovo”.
Sembra che il “metodo Boffo” sia oramai diventato un format senza copyrigth, da utilizzare in ogni possibile occasione, contro ogni eventuale avversario o sfortunata vittima di turno.
Il “metodo” è sempre lo stesso, a Roma come a Ragusa: deridere, delegittimare, insinuare, affondare il coltello grazie ad amicizie influenti, farcire con inesattezze ed equivoci costruiti a tavolino e, poi, infine, coprire il tutto con il fango delle proprie mezze menzogne e delle proprie mezze verità. Insomma una torta indigesta da far ingoiare ai distratti lettori di notizie fasulle, di gossip scandalistico, di articoli copia e incolla.
Uno spettacolo rovinoso, repellente.
Nel nostro specifico caso le due consigliere e l’allegro Laboratorio 2.0, non riuscendo ad inchiodare l’Aida ad un bel nulla di veramente grave e criminoso, continuano ancora ad intorpidire le acque puntando l’indice sull’Aida con sempre nuove accuse, sfornate di giornata in giornata, come macallè alla crema Chantilly. Arrivano addirittura ad omettere e, soprattutto, a non riconoscere che sulle “contestazioni amministrative” della Guardia di Finanza c’è un “RICORSO, RICORSO, RICORSO, RICORSO” dell’Aida presso l’Agenzia delle Entrate.
Ovvero, è in itinere un semplice, lineare e “democratico” procedimento tributario che potrebbe addirittura concludersi con un “ribaltamento” delle contestazioni e magari con “una pacca sulla spalla” da parte del funzionario incaricato…
Le consigliere, quantomeno, avrebbero dovuto avere il coraggio di ammettere questa verità che è sotto gli occhi di tutte le persone di intelligenza media. Non si può offendere in tal modo l’opinione pubblica; è evidente che l’assenza di onestà intellettualmente si svela da sé e, soprattutto, produce effetti alquanto imbarazzanti per tutti: sia per le vittime e che per le fautrici.
Invece vanno ancora sbandierando ai quattro venti un “documento riservato”, che riguarda la nostra privacy, come fosse una “sentenza definitiva della Cassazione”. Anche su questo … nessun pudore, nessuna eleganza, nessun rispetto per la forma e la sostanza delle cose.
L’Italia, lo ricordiamo soprattutto alla Migliore, visto che proviene da una famiglia che fa politica da 60 anni, prima nel partito socialista e poi con la democrazia cristiana, è una repubblica democratica e i cittadini, se colpevoli, vanno sanzionati nelle sedi opportune non in pubblica piazza come avviene in Iraq, Siria, Cina, Ruanda o in Afghanistan, o come avvenne ai tangentisti nei primi anni 90, a Roma ma anche a Ragusa.
Nonostante tutta la caciara di questi mesi, riteniamo, altresì, opportuno ringraziare il personale della Guardia di Finanza che ha operato l’accertamento; abbiamo avuto modo di conoscere professionisti cortesi, discreti e di poche parole, militari seri e ligi al loro dovere, disponibili ad ascoltarci ma oltremodo intelligenti e inflessibili nel cercare eventuali reati o gravi illeciti. Da questo accertamento abbiamo imparato che non bisogna improvvisare, che non bisogna mentire, mai, e che la verità, alla lunga, vince sempre.
Certamente ci sono state contestate delle irregolarità legate alla nostra posizione Iva, e quindi a cascata a tutta una serie di conseguenze legate sempre a questo presunto difetto di impostazione iniziale. Avremmo potuto aderire alla contestazione e chiudere la vicenda con una sanzione economica (a chi non è successo?), tuttavia un pool di commercialisti e avvocati ci ha rassicurato sulla possibilità che tali contestazioni vengano a decadere se dimostreremo, non in piazza o al mercato settimanale del mercoledì, ma presso la sede competente dell’Agenzia delle Entrate, che la nostra associazione in questi tre anni di vita non è stata mai in attivo, non ha quindi prodotto utili, non ha mai distribuito guadagni, addirittura è sopravvissuta solo grazie alle cospicue anticipazioni delle socie fondatrici, di alcuni sostenitori, del volontariato anche dei nostri amabili, pazienti e straordinari dipendenti (part-time!!!) e all’affetto e all’amicizia che riceviamo, ogni giorno, dai nostri amici a quattro zampe, cani e gatti (checché ne dicano le “simpatiche canaglie” del Baffodoro).
Ringraziamo infine anche il Comandante Cavalli per “aver costretto” il giovane e sempre più mal consigliato sindaco Federico Piccitto a rendere pubblico l’ormai famoso “carteggio-fascicolo-documentazione”, (di sole 4 misere paginette e 62 brevi righe, con testo a carattere 12!). Anche noi, così come la Migliore, la Nicita e tanti nostri concittadini, eravamo rimasti basiti dal diniego iniziale di Piccitto: imbarazzo su imbarazzo…
Sto’ “fascicolo” sembrava, addirittura, dovesse contenere un “SEGRETO DI STATO” (incredibile, oltretutto, che ci siano stati giornalisti che abbiano titolato così i loro pezzi…) ed invece conteneva, e contiene, semplicemente quello che la nostra associazione aveva GIA’ RESO PUBBLICO il 20 novembre del 2014 e, in maniera ancora più trasparente, pubblica e palese, nuovamente ed esattamente tre giorni fa, con la Lettera Aperta al Sindaco di Ragusa e agli organi di stampa con cui abbiamo raccontato la nostra irrituale disavventura.
“Lettera Aperta”, fra l’altro, informiamo le consigliere, l’allegro movimento politico e tutti gli altri soggetti attori della suddetta vicenda, consegnata ieri mattina anche alla Procura della Repubblica, al Prefetto di Ragusa e al Comando dei Carabinieri Nas; chissà, magari, qualche Autorità democratica, pedissequamente garante dei diritti dei cittadini e dei contribuenti, potrebbe ravvisare abusi, distorsioni, violazioni o quant’altro.
Ribadiamo, a conclusione di questo ennesimo e noioso comunicato stampa, che la nostra Associazione non svolge attività commerciale, non ha scopo di lucro, non ha mai distribuito utili ai soci, mantiene con orgoglio lo status di associazione di volontariato animalista, ha garantito ai propri dipendenti part-time contratti di lavoro secondo la normativa vigente, ha tenuto una contabilità ordinata e lineare tipica degli enti no profit, dimostrerà che la Guardia di Finanza ha sbagliato nel contestare sanzioni inerenti la posizione IVA, gestisce con onore e fierezza il Rifugio Sanitario di Ragusa e che in soli 18 mesi ha salvato dalla morte e dalla sofferenza circa 450 animali, facendone adottare in tutta trasparenza, tracciabilità e sicurezza ben 345, a Ragusa, in tutta la nostra provincia, in Francia e in civilissime città del nord Italia.
Ora chiediamo semplicemente alle consigliere Nicita & Migliore, e soprattutto agli organi di stampa, di lasciare la parola alle Autorità competenti: fra qualche mese sapremo se dobbiamo pagare l’IVA oppure no. Veramente semplice.