La Convenzione di Faro è stata ospite della Rete italiana Anna Lindh a Napoli in occasione del meeting regionale convocato lunedì 31 marzo alle ore 10.30 presso la Fondazione Mediterraneo. L’incontro, destinato ai membri provenienti dalle regioni del centro-sud, fa seguito all’omologo realizzato a Torino il 24 marzo.
Ospite, competente e appassionato di tematiche europee, il dott. Alberto D’Alessandro, direttore del Consiglio d’Europa in Italia, con sede a Venezia. “Venezia, infatti – afferma il dott. D’Alessandro – dal 2011 ospita l’unica sede italiana del Consiglio d’Europa, la più antica istituzione europea, che conta oggi 47 paesi membri, fondata nel 1949 con l’obiettivo di sviluppare una riflessione sui temi della democrazia e dei diritti umani e rafforzare il senso di cittadinanza europea. La scelta della città lagunare non è stata casuale: a Venezia era infatti già presente la “Commissione di Venezia”, realtà che riunisce esperti di diritto costituzionale di ben 58 Paesi, chiamati a esprimere pareri non vincolanti rispetto all’applicazione delle diverse Costituzioni e che di recente ha offerto assistenza tecnica a Marocco e Tunisia per la stesura della nuova Costituzione a seguito della primavera araba”.
Il Dott. D’Alessandro ha una lunga esperienza all’interno delle istituzioni europee, a Bruxelles prima e a Strasburgo poi all’interno del Consiglio d’Europa, la più antica delle istituzioni europee. E’ un’organizzazione intergovernamentale fondata il 5 maggio del 1949 con 10 paesi fondatori tra cui l’Italia. “E’ in effetti il primo organismo europeo – continua il direttore della sede di Venezia – che nasce, dopo il conflitto mondiale, per promuovere soprattutto un’Europa più pacifica, più democratica e promuovere la cittadinanza europea come valore fondamentale dei popoli europei”.
La Rete italiana della Fondazione Anna Lindh ha fortemente voluto conoscere più da vicino la Convenzione di Faro, “Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società”, aperta alla firma degli Stati membri del Consiglio d’Europa, a Faro, il 27 ottobre 2005 ed entrata in vigore il 1° Giugno 2011.
Le finalità della Convenzione di Faro e le attività di sensibilizzazione a favore della sua ratifica da parte di quanti più stati membri (almeno 15) possono infatti trovare terreno comune di lavoro con lo Step 6 del National Strategic Development Scheme che il Segretariato della Fondazione Anna Lindh, con sede ad Alessandria d’Egitto, ha ufficialmente approvato lo scorso 4 febbraio.
Il piano di lavoro proposto nello Step 6 si basa su un effettivo coinvolgimento dei membri nazionali, raggruppati in otto sezioni tematiche: Spazi urbani e Migrazioni, Diritti umani e Questioni di genere, Arte e Creatività, Ricerca sui temi legati al Mediterraneo, Istruzione, Apprendimento interculturale e Gioventù, Media, Religione e Spiritualità, Pace e Coesistenza. L’obiettivo specifico è di arrivare a elaborare proposte politiche operative, legate ai temi trattati dalla Convenzione, che saranno presentate in occasione dell’Assemblea Generale nel 2014, a Napoli, come esempio di best practice.
Il percorso di lavoro è in parte incentrato sulla Convezione di Faro, sia per consentire l’interazione con le Sezioni tematiche, sia per rispettare gli obiettivi e le attività della Fondazione Anna Lindh. Compito della Rete Anna Lindh sarà quello di lavorare per un’estensione al Mediterraneo dei confini della Carta di Faro che si riferisce in ogni sua parte al mero spazio europeo. Un Mediterraneo più “vicino”, al fine di promuovere il rispetto dei diritti umani e della democrazia che rappresentano il patrimonio comune. Infine la necessità di mettere le persone ed i valori umani come punto di riferimento per un’idea vasta ed interdisciplinare del Patrimonio culturale, la necessità di sottolineare il valore e l’importanza del Patrimonio culturale adeguatamente gestito, come una risorsa sia per lo sviluppo sostenibile sia per la qualità della vita.
Non per nulla il fil rouge di tutto il percorso dello Step 6 trova coincidenza di intenti nella Convenzione: “la conoscenza e l’uso del Patrimonio culturale sono inclusi nei diritti dell’individuo di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità e godere delle arti come affermato nella Dichiarazione universale dei Diritti Umani (Parigi 1948) e garantito dal Patto internazionale sui diritti economici , sociali e culturali (Parigi 1966)”. La Convenzione chiama la popolazione a svolgere un ruolo attivo nel riconoscimento dei valori del Patrimonio culturale. E’ indispensabile istituire una comune identità mediterranea, sulla base della conoscenza della propria storia e l’accettazione della diversità naturale e delle storie altrui. Per questo motivo invita i paesi a promuovere un processo di partecipazione di valorizzazione, basata sulla sinergia tra istituzioni pubbliche, cittadini, associazioni e soggetti.
La Convenzione di Faro, strumento più recente in materia di tutela del patrimonio culturale siglato dal Consiglio d’Europa, presenta dunque il patrimonio culturale come fonte utile sia allo sviluppo umano, alla valorizzazione delle diversità culturali e alla promozione del dialogo interculturale sia a un modello di sviluppo economico fondato sui principi di utilizzo sostenibile delle risorse. L’oggetto centrale della Convenzione è l’importanza che gli individui, quindi la società, attribuiscono alle diverse forme del patrimonio culturale e il considerare come trasmetterlo, attraverso un’azione comune, alle generazioni future.
Il concetto di patrimonio culturale è molto ampio; il testo della Convenzione cerca di racchiudere in un’unica definizione sia l’aspetto tangibile che intangibile, identificandolo come una risorsa, ereditata dal passato: riflesso di valori, tradizioni e conoscenze in costante evoluzione.
La novità principale, presente nel testo, è l’introduzione del concetto di comunità patrimoniale, cioè: un’insieme di persone che attribuiscono un valore specifico ai diversi aspetti del patrimonio. Secondo il testo l’insieme di tutte le risorse e di tutte le attività creano il Patrimonio comune d’Europa; questo si intende come l’insieme di tutte quelle forme, quei valori, principi e ideali che costituiscono una fonte condivisa di identità e coesione, promuovendo lo sviluppo di una società pacifica e stabile,fondata sul rispetto dei diritti dell’uomo.
Ed è proprio da queste premesse e dalle buone prassi già maturate in altri contesti italiani, quali le “Passeggiate patrimoniali”, il progetto “Città Interculturali”, la “Carta di Venezia” (che sarà presentata nel corso del convegno del 7 maggio a Forte Marghera), che la Rete italiana Anna Lindh ha deciso di percorrere un cammino condiviso sul tracciato della Convenzione di Faro. Tra gli obiettivi individuati nel corso dei due incontri torinese e napoletano, oltre all’impegno di guidare la convenzione verso una “comune identità mediterranea”, anche la creazione di un network delle Città di Faro del Mediterraneo (sulla scia della rete delle città interculturali già esistenti) e una sensibilizzazione quanto più capillare della cittadinanza attiva al fine di esercitare un’attività di lobbying presso le autorità locali e nazionali che portino ad una rapida adesione, e conseguente ratifica, della Convenzione di Faro.