Crisi, democrazia, università. A leggerle tutte insieme, queste parole, non ci si crede. Ma l’Università di Catania sta vivendo un serio momento di smarrimento, una crisi forse troppo silenziosa per capire quando sia esattamente cominciata.
Prima Radio Zammù, adesso Step1. Una situazione critica, che coinvolge non solo studenti e ricercatori, ma anche le principali fonti di informazione universitaria e cittadina.
Si parla di «Università strangolata» anche nel comunicato, pubblicato sul forum di Step1, dei rappresentanti di PD, PRC, PDCI, SEL, IDV, decisi a non rendere permanente l’evidente impossibilità di aprire un dibattito democratico con il Rettore, il Preside e le istituzioni universitarie.
La crisi dell’Università ha riguardato inoltre la vicenda iblea, sulla quale i rappresentanti scrivono: «E’ preoccupante l’atteggiamento riservato dal Rettore e dal direttore amministrativo nei confronti della Facoltà di Lingue, oggetto di un’azione di intimidazione e di indebita pressione, che si è spinta fino all’avvio di alcuni provvedimenti disciplinari, in particolare dopo la scelta, legittima e costituzionalmente garantita, della Facoltà stessa di proporre ricorso al TAR per questioni connesse al suo (incomprensibile) scioglimento anticipato.»
Paolo Pavia, consigliere della Facoltà di Lingue di Ragusa, scrive a RagusaOggi precisando che, in qualità di rappresentante, si è fatto portavoce dei disagi in seguito a quanto accaduto quest’anno, sottolineando che chiunque può documentarsi sui fatti denunciati.
«Sono stato ricevuto dal Magnifico Rettore, dal Direttore amministrativo, dal Presidente della Commissione paritetica per la Didattica, dal Preside Prof. Giuseppe Ronsisvalle, dal Dott. Giuseppe Caruso, insieme ad una folta delegazione di studentesse e studenti della sede catanese, i quali hanno esposto ai presenti i gravissimi disservizi che li hanno penalizzati e che sono stati oggetto di lamentela negli esposti suddetti. Il Rettore, riconoscendo legittime le lagnanze degli studenti, ha chiesto loro scusa per quanto stava accadendo e, nell’immediato, si è deciso di prorogare di due mesi l’imminente scadenza del pagamento delle tasse universitarie e ci si è impegnati ad adottare delle misure idonee a ridurre il danno sofferto dagli studenti e dalle loro famiglie. Chi ha sottoscritto il documento in epigrafe, non sa, o finge di non sapere, che gli atti posti in essere dagli Organi di governo dell’Ateneo sono “atti dovuti” conseguenti agli accordi presi con le istituzioni ragusane, atti che oggi vengono contestati dalle medesime persone che, fino allo scorso mese di febbraio, li hanno accettati prestando la propria formale e totale acquiescenza.»