Pochi giorni fa il Consiglio comunale di Ragusa ha approvato la modifica dello statuto eliminando i monogruppo. Ciò ha di fatto diminuito da subito il diritto di rappresentanza dei cittadini e quindi la democrazia dentro il Consiglio comunale. La modifica mascherata come riduzione dei costi della politica, in realtà serviva a umiliare e mortificare chi prova a dissentire, chi prova a vigilare e chi prova ad avanzare idee e proposte diverse da quelle imposte dal M5S sulla base dei voti ricevuti dai cittadini. Chi conosce la macchina comunale si rende subito conto dell’assoluta irrilevanza da un punto di vista economico di tale modifica, ed è giusto che i cittadini lo sappiano, perché i monogruppo influiscono solo nell’organizzazione della conferenza dei capigruppo, che tra l’altro tra tutte le commissioni è l’unica senza gettone di presenza. Detto ciò quindi tutti devono sapere che si parla di risparmi irrisori se rapportati al costo in termini di possibilità di espressione pluralistica e democratica. Concordiamo invece sulla possibilità di una riduzione dei componenti delle commissioni consiliari, attraverso la modifica del regolamento, ferma restando la garanzia rappresentativa dei partiti e movimenti, contemplando anche la possibilità di riduzione del gettone di presenza del 50%.
Il Pd a Roma, per le modifiche della Costituzione, sta cercando di compiere un percorso quanto più condiviso possibile, per ottenere risultati più democratici e condivisi con le forze politiche disponibili a ragionare seriamente, mentre a Ragusa la modifica dello statuto che serve a regolare tutti e a sancire i diritti di tutti viene consumata in poche ore, senza discutere e senza coinvolgere. Quando si discute di cambiare le regole statutarie, per evitare che ognuno ragioni pensando al proprio tornaconto immediato, obbligatorio è ragionare su cambiamenti che non riguardano la partita in corso, cioè l’attuale consiliatura, ma la legislatura a venire. Questo perché ognuno, essendo scevro da condizionamenti, può pensare e decidere serenamente operando per il bene collettivo; i gruppi attualmente maggioranza infatti possono essere opposizione domani e viceversa. Se lo spirito fosse stato quello di garantire tutti, sarebbe bastata una norma transitoria che rimandava l’applicazione delle modifiche alla legislatura a venire. La rappresentanza ad ogni livello e in tutte le legislazioni e i regolamenti delle assemblee, sindacali, politiche, ecc., ha sempre una differenza tra i gruppi presenti e strutturati in tutto il territorio nazionale e i gruppi presenti solo nell’ambito locale; ciò per evitare che con un colpo di spugna, qualcuno possa decidere di far sparire dalla scena politica locale partiti di rilievo nazionale, che oggi possono essere l’Udc o il Pdl, ma domani potrebbe essere il M5S. Sin dal 2007 i nostri attuali dirigenti di partito, allora consiglieri comunali, hanno presentato le loro proposte di modifica dello statuto e del regolamento comunale per ridurre i costi, coinvolgendo tutti i partiti, tramite riunioni, incontri, commissioni con gli eletti e i segretari dei partiti, senza mai mettere in dubbio il diritto di ognuno di esistere e poter esporre il proprio punto di vista politico.
La lista 5 stelle quinta in città per numero di voti dietro a Pd, Ragusa Domani, Movimento Città e Territorio, che per una strana legge elettorale ha ottenuto il 60% dei seggi avendo avuto solo il 9% dei consensi, ha deciso autonomamente insieme con qualche amico di cancellare i gruppi consiliari di partiti che hanno preso più voti di loro e anche di quelli che ne hanno presi appena una manciata in meno. I consiglieri 5 stelle, che per restare in tema di rappresentanza, per la maggior parte siedono in Consiglio forti di una settantina di voti a testa, spadroneggiano senza permettere discussioni, senza permettere dissenso, senza permettere dialogo; il movimento che a Roma per pura convenienza con i suoi Grillo, Di Battista e altri, grida allo scandalo sulle riforme portate avanti dal governo a colpi di maggioranza, a Ragusa i colpi di maggioranza li apprezza e li usa, con la differenza sostanziale, però, che a Roma sono loro a non voler dialogare e confrontarsi, mentre a Ragusa si comportano come schiaccia-democrazia con chi invece vorrebbe confrontarsi dialogare e magari polemizzare nel merito dell’azione di governo.
Gli eletti del movimento Partecipiamo, autoproclamatosi società civile, quando erano “casta” come direbbe qualcuno e si chiamavano Idv, facevano le battaglie con il Pd e il movimento Città contro il centrodestra per evitare di essere “imbavagliati” in Consiglio, con la compressione dei tempi di intervento; stupisce, oggi che sono maggioranza, che il bavaglio lo predispongano per i loro oppositori; discorso che con i dovuti distinguo vale anche per quelli del Movimento città che le poltrone le volevano, ma che non avendole ottenute hanno dichiarato di essere all’opposizione, salvo poi votare tutti gli atti importanti della maggioranza. Ma questa è un’altra storia…
Dispiace infine che i consiglieri del Pd, assumendo una posizione del tutto personale, mai concertata, condivisa o quantomeno preannunciata, con il circolo Pippo Tumino, o con i componenti della lista che li ha eletti, siano stati determinanti per arrivare ai 2/3 necessari alla modifica dello statuto aiutando i grillini nella mistificatoria azione che, sotto l’apparenza di moralizzazione della politica, cela il desiderio di eliminare il dissenso. Questo crediamo, intendeva il sindaco dichiarando in conferenza stampa “tolleranza zero” alle opposizioni. Con i consiglieri del Pd siamo d’accordo sulla necessità di ridurre i costi della politica, ma anziché votare per ridurre la democrazia, potrebbero, per esempio, dare un grosso segnale riducendosi lo “stipendio” in continuità con i primi a ridursi lo stipendio nella storia del comune di Ragusa che erano proprio i loro amici e compagni del Pd eletti nella scorsa legislatura (Calabrese, Tumino, Massari, Lauretta e Barrera). Il circolo Pd “Pippo Tumino” non sarà mai d’accordo con chi riduce gli spazi di discussione, di confronto e di rappresentanza dei cittadini. Ridurre i costi si può fare abbassando stipendi, consulenti, missioni, togliendo il gettone delle commissioni, ma non si può dire di abbassare i costi riducendo la democrazia, altrimenti spieghiamo alla maggioranza che la maggior riduzione si potrebbe avere se andassero tutti a casa e gestiremmo il Comune e il Consiglio pagando lo stipendio di un solo commissario anziché pagare stipendi a 30 consiglieri, sindaco e Fiunta con relativi consulenti. La democrazia non è solo di qualcuno, ma è di tutti e tutti dovrebbero salvaguardarla, primo perché è giusto, secondo perché oggi si governa, ma domani si può essere opposizione e così facendo si rischia di restare vittima dei propri soprusi.