La disperazione, il furto, la fuga e il perdono: una storia di Natale

Può capitare di sbagliare, ma c’è modo e modo, e rubare è sempre sbagliato. Questo è chiaro. Ma qualche volta succede per disperazione. È accaduto a settembre di due anni fa. La scuola appena iniziata, ma mancano compasso e colori e soldi non ce ne sono. Un padre va in un centro commerciale. Paga un piccolo temperino ma nello zaino nasconde quelle cose che servono ai figli. Viene fermato alla cassa, gli chiedono di aprire lo zaino. Lo strappa dalle mani della persona che glielo stava controllando e scappa, nelle campagne. Poi torna indietro perché scappando ha perso il portafoglio. Torna indietro e trova la Polizia. A quel punto non si sottrae, riporta le cose rubate, chiede scusa, spiega la situazione. Ne segue una denuncia. L’uomo finisce a processo. Il suo legale, l’avvocato Edoardo Cappello del Foro di Ragusa chiede all’ufficio legale della casa madre del punto vendita che la querela venga rimessa, spiegando quanto accaduto, il reale pentimento dell’uomo, il fatto che non si sia sottratto alle sue responsabilità. Nel frattempo quel padre trova un lavoro, lontano dalla Sicilia, e si trasferisce con tutta la famiglia con il pensiero – l’incubo – di poter perdere tutto perché quel processo è incardinato. E proprio durante il processo, arriva la mail di risposta con l’intenzione della casa madre di rimettere la querela. Un gesto di clemenza. Ora si attende solo il deposito degli atti. L’uomo grato, in collegamento dalla città dove ora lavora, ha già accettato (così prevede la legge) la remissione che verrà formalizzata alla prossima udienza. Sarà un regalo di Natale

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