Con amarezza scriviamo questo nostro documento per rispondere a quello che, tradizionalmente, ogni anno, dopo la festa del Patrono S. Giorgio ci aspettiamo: l’attacco puntuale una volta ai botti, un’altra volta alle luminarie, stavolta ai contributi. Rispondiamo non per dare credito a un “movimento” che sventola una presunta irregolarità nella concessione dei contributi per la festa del Patrono di Ragusa ma per dar ragione a quanti potrebbero essere turbati da dichiarazioni che rischiano di gettare fango sulla manifestazione che in assoluto è certamente una delle più attese a Ragusa ed anche la più partecipata, nonché quella che dal punto di vista economico rappresenta un sollievo fondamentale per le imprese locali che in soli tre giorni fanno un fatturato che li ricolma dei tanti periodi di magra, un ritorno economico e turistico che arricchisce l’intera città. La festa di S. Giorgio è catalogabile nell’alveo delle feste popolari più importanti della Sicilia, è iscritta nel patrimonio mondiale dell’umanità per quanto riguarda i beni immateriali e ha caratteristiche comuni ed essenziali ad altre grandi feste patronali: la banda musicale, le luminarie, i botti, gli spettacoli di intrattenimento. Una festa che vuole essere tale infatti non può essere menomata da una di queste componenti. Diversamente, si celebra non una festa ma un rituale penitenziale.
Nessuno nega che viviamo in un contesto di particolare crisi che impone sacrifici un po’ a tutti, ma ricordiamo che questa festa viene realizzata con i piccoli sacrifici che gli stessi poveri offrono liberamente. Non sono soldi carpiti con autorità a un gruppo di persone per riempire le tasche di altri. E se gli enti pubblici si sono prodigati a dare il proprio contributo, lo fanno perché è un dovere, come si fa da secoli, è il mantenere una tradizione portatrice dell’identità e della cultura di un popolo che esprime anche in questo modo il senso della festa.
Ci dispiace che il “Movimento Lab. 2.0” attraverso la sua maggiore esponente a quanto pare non abbia mantenuto lo stesso atteggiamento gridando allo scandalo quando nel 2011, rispettivamente con delibera n°356 del 30-09-2011 e con delibera n° 79 del 14-03-2012, la giunta municipale della quale l’esponente del movimento faceva parte propose al Consiglio comunale di sanare debiti fuori bilancio attraverso anche la modifica del piano di riparto dei fondi della 6181, imputando rispettivamente la somma di 922.928,00 all’indennità di esproprio per il recupero del teatro comunale, ex cinema Marino e successivamente a marzo 2012 la somma di 290.713,84 per il pagamento delle somme spettanti ad una ditta a seguito di una ordinanza del Tribunale di Ragusa, prelevandoli dai fondi destinati ai lavori di realizzazione della strada San Leonardo a Ragusa Ibla, preziosissima e necessaria via di fuga dalla città medioevale. Qui si potrebbe gridare al lupo al lupo visto che quei finanziamenti erano facenti parte di opere che i vari consigli comunali, nell’approvazione dei vari piani di spesa della 6181, avevano destinato interamente a opere da realizzare a Ibla perché ricompresi nel famoso 80%. Non si capisce come sia potuta accadere questa cosa in quanto quei 922.928,00 + 290.713,84 euro spesi a Ragusa Superiore avranno certamente fatto variare sensibilmente la percentuale di destinazione che per legge è intoccabile. Nessuno di noi, in quella occasione, nonostante l’amarezza per il danno perpetrato ancora una volta a Ragusa Ibla, si è permesso di denunciare la cosa alla magistratura, perché a questa e non alla Corte dei Conti la cosa era da denunciare. Se la scelta del “Movimento lab.2.0” di denunciare la cosa alla Corte dei Conti può sembrare una diatriba politica, o meglio partitica, in realtà appare subito come un atteggiamento campanilistico. Difatti il movimento lab.2.0 sa benissimo che l’Amministrazione comunale può annullare la delibera incriminata e il danno resterebbe a noi che abbiamo lavorato per mantenere la festa più antica di Ragusa oggetto di richiamo turistico e vanto della città e di quei cittadini che amano Ragusa e le sue tradizioni. In conclusione ci teniamo a ribadire che bisogna finirla di criticare sempre e comunque quello che si realizza a Ragusa Ibla, e in particolare la tradizione del Patrono S. Giorgio che esprime più di ogni altro evento l’identità e la storia del nostro popolo.