Solo qualche settimana fa uno sprezzante Grillo aveva sommerso con una valanga di parole insultanti Renzi, rifiutando perfino di ascoltare cosa avesse da dire. Ora, invece, una delegazione grillina in maniera istituzionale ha discusso di riforma elettorale con Renzi e tornerà a farlo fra qualche giorno. Cosa è cambiato?
È, in fondo, lo stesso percorso che ha portato Berlusconi, dopo anni di pesantissime offese reciproche, a recarsi nella sede del “nemico”, al Nazareno, per interloquire con Renzi sulle riforme.
In entrambi i casi vincitrice è stata la politica nel suo senso più proprio: attraverso il dibattito pluralistico pervenire alla decisione che appare più adatta a risolvere i problemi.
La formula “magica” per sortire questo effetto è la determinazione di Renzi nel procedere in modo accelerato nel cammino delle riforme, senza lasciarsi paralizzare dai veti né provenienti dal suo partito né da fuori. In un’Italia rassegnata all’inerzia e all’inefficienza della cattiva politica di chi promette senza poi operare mai, è una vera novità. Così Berlusconi prima, poi molti nello stesso PD, ora i grillini e perfino una parte di SEL, si sono convinti che se non entreranno nel dialogo per le riforme, rimarranno tagliati fuori dall’attenzione e dal consenso di una gran parte di italiani.
Molto probabilmente forze politiche discordanti non troveranno un accordo, forse i grillini resteranno fermi nella loro convinzione di essere contro sempre e comunque, ma una nuova strada è tracciata: il riconoscimento di legittimità delle istituzioni, del governo, della maggioranza. Aspetti ovvi in ogni democrazia, ma non in Italia, dove politici e giornalisti si sono per anni fatto un vanto della reciproca sdegnata delegittimazione, che tanto negativamente ha influito nel bloccare il sistema-paese e creare un alibi per l’immobilismo. Di questi giorni è una stima della Bocconi sui costi del non-fare: 60 miliardi all’anno per le infrastrutture non realizzate, per la mancata autonomia ed efficienza energetica, per l’incapacità di rinnovamento.
Alla delegazione grillina che sosteneva che bisogna spiegare bene le cose ai cittadini, opportunamente Renzi ha ribadito che si verifica il contrario: i rappresentanti politici devono cercare di capire bene cosa vogliono i cittadini.
Ebbene vogliamo specchiata onestà, rapidità, efficacia, semplificazione, modernizzazione. Cioè la buona politica.