Negli ultimi giorni la contesa commerciale tra Stati Uniti e Cina sembra essersi inasprita più di quanto temuto in vista dell’imminente G20 in Argentina. Il presidente cinese Xi e il vice presidente americano Pence hanno avuto modo di parlare a distanza ravvicinata al vertice dell’Apec (cooperazione economica Asia e Pacifico), ribadendo l’incompatibilità tra le politiche dei due governi.
Xi sembra sempre più intenzionato ad estendere l’influenza commerciale cinese, riportando in auge la celebre via della seta, mentre Pence difende la politica votata al protezionismo di Washington, minacciando un raddoppiamento dei dazi commerciali.
L’attuale clima di tensione lascia pensare che la guerra commerciale, iniziata lo scorso Gennaio, si protrarrà per i prossimi anni, come prospettato da Jack Ma, numero uno del colosso cinese Alibaba. Stando alle stime dell’imprenditore cinese, ci vorranno ben due decenni prima che si possa uscire da questa impasse.
Districarsi nell’intricata vicenda dei dazi commerciali è un compito difficile, dato che gli attori coinvolti vanno ben oltre i blocchi Oriente-Occidente. Nell’era del mercato globale uno stravolgimento dei rapporti commerciali tra due grandi potenze avrebbe effetti sulle economie mondiali, ridisegnando alleanze e partnership tra le nazioni.
Per ricapitolare la situazione, la tedesca TradeMachines ha redatto un riassunto di quanto accaduto finora, esponendo il retroscena che ha dato il via all’intera vicenda: l’accesso della Cina al mercato globale nel 2001.
Le motivazioni a sostegno dell’imposizione di dazi si prestano a letture diverse e, per molti versi, sembrano non tenere in considerazione il fatto che i rapporti commerciali sono ormai profondamente radicati su ambo le sponde del Pacifico. Tagliare i ponti con Pechino potrebbe mettere in pericolo posti di lavoro in America, che direttamente (e non) hanno ragion d’essere solo grazie al commercio con la Cina.
Difficile, per ora, fare una previsione su quale sarà l’esito di questa contesa. Sicuramente molte saranno le parti che soffriranno a causa di un mercato sempre più ristretto e votato alla chiusura verso l’esterno.