La lezione dei bimbi afghani e l’urgenza dell’affido familiare. Anche a Ragusa

“Houston! … qui Ragusa.”La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola

Hanno suscitato emozioni profonde e a tratti indescrivibili in ciascuno di noi le immagini struggenti di bambini piccolissimi, in uno scenario di guerra e disperazione, lanciati dalle madri oltre un recinto o affidati alle mani di un aereo militare e consegnati infine, nel più paradossale distacco, alla possibilità di una salvezza.
Nella tragedia e nel tentativo disperante di una risposta al dramma, giudico di una bellezza infinita l’idea che anche l’Italia, la Sicilia, Ragusa possano essere quelle mani che si prendono cura, per il tempo che serve (e solo per quello), di migliaia di creature vittime del disastro della politica e figlie delle contraddizioni della storia scritta dagli adulti. Le mani, gli sguardi, i sorrisi in grado di garantire la loro salvezza psicologica, mentre essi abitano il cuore del processo evolutivo nel quale ogni cosa si crea e rimane per l’intera vita. Nell’auspicio che il mondo degli adulti possa rimediare almeno in parte allo scempio dell’ingiustizia più crudele.
Quella perpetrata nei confronti dei più indifesi.

La giustizia del mondo ha bisogno urgente di famiglie, coppie, conviventi (con o senza figli), single, persone insomma disponibili a prendere in affido i bambini meno fortunati, siano essi provenienti dalle regioni più lontane del pianeta che dal quartiere sotto casa (innumerevoli infatti sono le situazioni delicate che appartengono anche al nostro territorio).
Pertanto, approfitto di questa sede per promuovere la campagna di sensibilizzazione del Centro Affidi in generale e segnatamente di Ragusa (via delle Betulle n. 2, tel. 0932-228192, cell. 353-3914755) in seno al quale lavoro da anni, ribadendo che, nelle crescenti emergenze, occorrono sempre più persone disposte a mettersi in gioco e vivere l’esperienza dell’affido.

Quelle immagini hanno risvegliato la sensibilità verso il tema. L’affido familiare è l’istituto che consente a una famiglia, a una coppia o a un single di accogliere, per un periodo di tempo limitato, un minore italiano o straniero la cui famiglia stia vivendo un periodo di difficoltà o di crisi in grado di compromettere l’accudimento del bambino. Il minore che sia temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo può essere affidato ad un’altra famiglia. L’incapacità o difficoltà dei genitori deve avere però il carattere della transitorietà (la temporaneità distingue nettamente l’affidamento dall’adozione, ad esempio).
L’affido può essere consensuale, in accordo con la famiglia d’origine o giudiziale, disposto dal Tribunale per i Minorenni (e realizzato dai Servizi Sociali del Comune).
L’adozione e l’affido sono due cose appunto decisamente distinte e seguono due canali incompatibili tra loro. L’affido non ammette aspirazioni adozionali. È un dono gratuito.
L’affido non muta la situazione familiare del minore, dato che i genitori mantengono la potestà, tuttavia l’esercizio della potestà e il dovere di mantenere, istruire, educare, accudire il bambino compete agli affidatari.
Gli affidati possono essere bambini molto piccoli, che frequentano la scuola dell’infanzia, primaria o secondaria (fino a diciassette anni compiuti). L’affido di neonati, per un breve periodo, è l’alternativa all’inserimento in una comunità.

Non esistono requisiti necessari particolari per l’affido. La valutazione dell’idoneità all’affido è prerogativa degli operatori dei centri affidi istituiti presso i comuni.
L’affido familiare non potrebbe avere una durata superiore ai 24 mesi, ma può essere prorogato dal Tribunale per i Minorenni in casi eccezionali. Nel corso dell’affido, qualora le circostanze lo consentissero, devono essere messi in atto gli interventi di supporto volti a superare le criticità che hanno reso inevitabile l’allontanamento del minore dal suo nucleo (e, laddove possibile, a favorire la continuità del rapporto con la famiglia d’origine e il suo eventuale rientro).

Alla luce di molte esperienze reali e concrete, l’affido è la pagina meravigliosa di un libro di storie profondamente umane ed essenziali, pagine di una crescita autentica nella reciprocità. L’accoglienza diventa un orizzonte smisurato e potente di emozioni.
Ovviamente, la famiglia affidataria non ha un compito semplice. E deve essere sostenuta durante tutto il percorso dell’affido (a livello sociale, economico, psico-pedagogico).
La Sicilia e la provincia di Ragusa in particolare hanno storicamente dimostrato una reale sensibilità. Qualsiasi appello dunque non cadrà nel vuoto. Le persone interessate ad avere in affido un bambino possono rivolgersi ai centri affidi e dare la propria disponibilità.
È questo il primo passo verso un’avventura scritta dal più nobile dei romanzieri. In un racconto, breve o lungo che sia, nel quale ciascuno di noi può essere la voce narrante.

Cesare Ammendola

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