Può una saga familiare ruotare attorno ad una miscela di caffè e alla lettura del destino altrui dai fondi delle tazzine ancora fumanti della più consumata bevanda quotidiana?
Nel romanzo “La miscela segreta di casa Olivares”, di Giuseppina Torregrossa, sembra proprio di sì; anzi il destino dei personaggi, soprattutto donne, s’intreccia attorno alle miscele del caffè che Roberto, capofamiglia degli Olivares, tosta sapientemente in un luogo che sembra affrancato dal trascorrere del tempo, rimandando, su tutto il quartiere dei Quattro Mandamenti della Palermo pre-guerra, gli aromi e i sapori che promanano da quel magico luogo. Magico perché Viola, moglie di Roberto, legge dai fondi delle tazzine di caffè il futuro di quanti glielo chiedono. Aroma, gusto, gioie, passioni, timori e paure si accavallano in quella bottega nella debole esistenza di donne e uomini.
“Cose di Sicilia nelle parole raccontate” ha presentato, venerdì scorso, l’ultima opera, di fortunato successo, della raffinata scrittrice palermitana da tanti anni residente a Roma, a Palazzo Sant’Anna, sede dell’ente liceo convitto. La giornalista Elisa Mandarà del quotidiano “La Sicilia” ha dialogato con Giusy Torregrossa sviluppando temi e riflessioni facendo emergere il senso intimo di un romanzo dove la Sicilia e soprattutto le donne siciliane presidiano il crinale di un racconto mai stantio, grigio o pessimista come ci siamo abituati a leggere nelle cose di Sicilia.
La scrittura della Torregrossa si avvita, anche in situazioni difficili e tragici per le umane vite dei protagonisti, ad un ottimismo che non è di maniera perché legato al carattere e alle forza di riscatto dei personaggi che alla fine riescono a trovare la via della rinascita in un nuovo orizzonte dove il loro presente si lega al loro passato da dove continuano a trarre forza e coraggio.
La seconda guerra mondiale fa da spartiacque al destino degli Olivares.
Sotto i bombardamenti, che radono al suolo la parte storica di Palermo, scompaiono, Renato e Viola.
Minosa la piccola di famiglia non sopravvivrà; Rofoldo e Raimondo, i figli maschi, partono per i combattimenti e non torneranno più. Resiste Genziana, nome di pianta con fiori forti e resistenti, figlia prediletta cui Roberto aveva dedicato il nome della migliore miscela di caffè. Giovanni, il collaboratore storico di bottega Olivares non riesce da solo a ricreare i gusti e gli aromi di un tempo. Sull’antica nomea, insomma si abbassa il sipario.
A guerra finita, la realtà cambia radicalmente. L’avvento della Repubblica, il varo della Costituzione, il voto alle donne, la loro consapevolezza di poter contare nella società post bellica rimescolano modelli di vita e smontano archetipi consunti e disegna nuove prospettive.
In questo contesto Genziana, non riuscendo a perpetuare le qualità di caffeomante della madre, decide di rilanciare le miscele di caffè.
Trova in Medoro l’amore della vita, in Lalla fedele amica e consigliera, ma soprattutto il gusto formidabile di “Zanditù” una miscela sopraffina che ricompone con il gusto del caffè anche la vita dell’unica sopravvissuta degli Olivares. Genziana si riprende il filo della storia di famiglia e tutto ricomincia come prima.
Discorso a parte merita la recitazione dell’attore modicano Alessandro Romano.
Le sue tre letture hanno regalato un viaggio fantastico all’interno del romanzo. Ha poi donato un fuori programma, all’autrice e al pubblico presente ovvero un’ ”abbanniata” tipica dei pescivendoli palermitani dei mercati di Ballarò e Vucciria che ha dato brio alla serata.
“Cose di Sicilia nelle parole raccontate” torna, per l’ultimo appuntamento, venerdì 8 maggio p.v. alle ore 19.00 a palazzo S.Anna, nella sede dell’Ente liceo convitto, dove la scrittrice Maria Attanasio presenterà “Il condominio di via della Notte”. Dialogherà con il critico Andrea Guastella.