La nuova gestione del Castello di Donnafugata? Svolto confronto in Prefettura, resta ipotesi partenariato pubblico-privato. Prorogata di un mese la scadenza per altre proposte. VIDEO

Una riunione stamani, a porte chiuse, in Prefettura a Ragusa alla presenza dei rappresentanti del Comune di Ragusa (con in testa il sindaco Peppe Cassì), i rappresentanti del Libero Consorzio Comunale e delle forze dell’ordine per affrontare, anche alla luce di varie polemiche politiche emerse negli ultimi giorni, la questione relativa alla futura gestione del Castello di Donnafugata, che il Comune vuole portare avanti attraverso un partnerariato pubblico – privato a seguito di una proposta presentata, a norma di legge, da un accorpamento di player, ovvero Civita e Logos. Una proposta da cui si parte e che permette, anche ad altri, di poter eventualmente presentare proposte migliorative entro l’11 ottobre. Sono pero’ emerse varie polemiche, spesso strumentali, di cui vi diamo notizia a conclusione di questo articolo dopo l’intervento del sindaco Cassì che anche in riunione in Prefettura ha spiegato che è sua intenzione proseguire con l’ipotesi della partnership pubblico-privato, fermo restando che il privato, appunto, non è stato ancora scelto ma quella di Civita e Logos è la proposta attuale da cui si parte.

Già ieri il sindaco aveva offerto dei chiarimenti attraverso una nota stampa che vi proponiamo in forma integrale mentre sotto trovate i video con le dichiarazioni del sindaco e del prefetto di Ragusa, Ranieri.

L’intervento del sindaco Peppe Cassì

Queste le dichiarazioni di Cassì: “Un Partenariato Speciale PUBBLICO – Privato per il castello di Donnafugata. Per una strana coincidenza, nelle polemiche che leggo su giornali e social la parola “pubblico” sparisce sempre. Così come sparisce, nonostante espresso più volte, il fulcro della futura gestione del Castello: un tavolo tecnico paritario pubblico-privato, una cabina di regia dove titolarità del patrimonio (che resta comunale), conoscenza del territorio e competenza nella gestione di beni culturali si incontrano.

Il Comune non dà Donnafugata ai privati, come si dice in maniera semplicistica: il Comune si fa affiancare da privati competenti in materia. Succede dappertutto, ma qui sembra (per alcuni) una roba dell’altro mondo. Eppure, nel nostro programma elettorale c’è un preciso riferimento a forme di collaborazione pubblico/privato per la gestione di siti di interesse culturale. Concetto ripreso nella relazione di inizio mandato, nel piano strategico ed in quello operativo del documento unico di programmazione (DUP), che è stato approvato in Consiglio comunale. Ma c’è oggi chi finge sorpresa.

Durante il primo mandato sono stati fatti investimenti milionari sul complesso Donnafugata, con iniziative in alcuni casi in continuità con la precedente amministrazione.

Proviamo a sintetizzare: completato il Museo del Costume; aperti infopoint, caffetteria e bookshop; restaurato l’immobile in fondo al viale di accesso, oggi FarMuseum; restaurati la sala che fu teatro, gli ampi cortili interni mai in passato accessibili, i tetti e gli infissi, la torre quadrata; installati wi-fi, pannelli e qr informativi. Il parco ha beneficiato di un restauro epocale da 2 milioni di euro.

Tutto questo è servito ad aumentare attrattività e visitatori? Sì, le presenze sono state in costante aumento sino ad arrivare a superare le 110.000 nel 2023.  

Tutto questo basta ad esprimere il potenziale di Donnafugata? No, si può fare di più. Il Castello può essere più accessibile, sia come orari che per spazi aperti al pubblico; più promosso e pubblicizzato; dotato di maggiori servizi. Per farlo serve il supporto di specialisti con esperienza nella valorizzazione e promozione di siti di rilevanza culturale.

Affermarlo non è, come qualcuno ha detto, una manifestazione di incapacità, ma una assunzione di responsabilità, è lungimiranza.

Rispondo allora punto per punto ai dubbi che vengono più spesso sollevati.

1) Il privato potrà operare a suo piacimento?

No. Il Partenariato speciale pubblico-privato prevede che il partner privato “non esercita un diritto esclusivo di sfruttamento economico del bene ma è referente dell’ente pubblico territoriale nel processo di valorizzazione a cui concorre. L’accordo di PSPP è un contratto a “formazione progressiva che verifica di volta in volta i contenuti operativi degli investimenti e della valorizzazione, in cui gli operatori culturali e gli enti territoriali, che dispongono dei beni oggetto del processo di valorizzazione, concorrono, nei rispettivi ruoli e con modalità di co-progettazione, a medesime finalità di interesse generale”.

“Il procedimento negoziale che investe il partenariato speciale non si esaurisce nella stipula del contratto: si determina infatti un continuum di dialogo tra le parti e gli organismi di collaborazione previsti mediante la instaurazione di un tavolo tecnico permanente e paritario”.

In buona sostanza, il Comune di Ragusa non sta cedendo o peggio, svendendo, il Castello di Donnafugata ma, mantenendo inalterato il proprio potere e le proprie prerogative, si avvale della collaborazione di soggetti con esperienza nella valorizzazione di siti culturali.

2) È vero che il Comune riceverà solo 30mila euro l’anno?

Questo è proprio l’esempio di come la realtà venga distorta. Chi critica infatti parla degli incassi ma tace sulle spese. Non dice che sono a carico esclusivo del partner privato i costi di manutenzione ordinaria del Castello, manutenzione del Parco, personale, pulizia, le utenze e quant’altro fino ad oggi a carico del Comune. Spese, tra l’altro, destinate ad aumentare considerevolmente: più personale competente, più aperture, più promozione, più investimenti vogliono dire anche maggiori costi.

3) Come funziona un bando per PSPP?

Un soggetto privato con specifica competenza in materia avanza all’Ente pubblico proprietario una proposta di co-gestione per un sito culturale. Chiunque avrebbe potuto farlo negli scorsi mesi o anni. La proposta, che risulta in linea con i programmi strategici e operativi dell’Ente, viene quindi messa a bando per verificare se ci siano altri soggetti interessati, capaci di avanzare una offerta migliorativa entro un determinato limite temporale.

4) Il privato che ha formulato la proposta ha avuto più tempo?

L’avviso scadrà il 12 settembre, dopo un mese dalla pubblicazione.

Come accade in qualsiasi partenariato, è ovvio che il privato formalizza una proposta dopo avere interloquito con gli uffici del Comune per ricevere tutti i dati tecnici necessari (come avrebbe potuto fare chiunque altro). È altrettanto ovvio che qualsiasi altro candidato potrà formulare una eventuale proposta migliorativa basandosi proprio sui dati contenuti in quella già pubblicata.

Non proporrei comunque alcuna obiezione se il dirigente di settore ed il responsabile del procedimento disponessero una proroga di alcune settimane, purché ciò non rappresenti un ostacolo all’obiettivo di avviare il nuovo modello gestionale sin dalla prossima primavera, tenuto conto che la procedura si concluderà con i passaggi in Commissione e in Consiglio comunale, cui spetta la parola definitiva sull’accordo di partenariato.

5) Ci sarebbe un “enigma” nelle date della documentazione?

Gli step amministrativi sono trasparenti e certificati dal sistema informatico in dotazione all’Ente, dal quale si evince l’avvio della lavorazione interna agli uffici, dall’inserimento della proposta con i relativi pareri all’ordine del giorno della giunta del 1 agosto 2024.

Basterebbe un semplice accesso agli atti per verificarlo, anziché procedere per insinuazioni.

Chi sospetta accordi sottobanco o altro di inconfessabile, evidentemente avvezzo a tali sistemi, se ne faccia quindi una ragione: esiste un modo diverso di fare politica, che ha unicamente l’obiettivo di raggiungere in tempi ragionevoli i traguardi che ci siamo prefissati”.

VIDEO INTERVENTO DEL SINDACO CASSI’

Fin qui la dichiarazione di Cassì. A seguire vi forniamo invece le critiche che sono state espresse da vari partiti politici che sono intervenuti in questi giorni in modo che ciascuno possa farsi la propria opinione.

Intervento dell’on. Stefania Campo del Movimento 5 Stelle

L’enigma nelle carte bollate della gestione del Castello, Campo: “     Qualcuno spieghi alla città cosa sta accadendo: ci sono estremi per esposto”

“C’è un enigma, grande quanto lo stesso antico maniero, contenuto nelle carte della possibile cessione della gestione del Castello di Donnafugata e di Palazzo Zacco a soggetti privati. Un enigma che l’Amministrazione comunale dovrà risolvere o spiegare a chi di dovere”. Lo rileva la deputata regionale Stefania Campo, che così torna sull’importante questione.  “Il dirigente del Settore XII nella sua Proposta di deliberazione n. 317 del 23 luglio scorso fa un’affermazione che ci lascia di stucco: “Preso atto che con nota acquisita al Prot. N. 91007 del 30 luglio 2024, di Logos Società Cooperativa e di Civita Sicilia …”. Cioè in una nota del 23 luglio – spiega Campo – viene espressamente citata la presa d’atto di una proposta dei privati che invece è stata protocollata al Comune il 30 luglio, e quindi dopo ben 7 giorni. Ovviamente, attendiamo spiegazioni ufficiali, e razionali, ma in via preventiva annunciamo un esposto perché già in questa prima fase, dalle carte, emergono incongruenze che consolidano i nostri attuali interrogativi. L’Amministrazione comunale ha già da tempo interlocuzioni informali con i soggetti proponenti tali da avvantaggiarli sia nella proposta elaborata che nella tempistica? Perché se così fosse ciò non lascerebbe tante opportunità ad altri possibili gestori interessati. E cosa giustifica la volontà di avviare la procedura del Pspp con tanta urgenza, e in pieno agosto, dando ad altri possibili interessati solo il tempo minimo previsto dalla norma? I dubbi che ci assillano sono così tanti che riteniamo giusto che questi vengano vagliati opportunamente dalle autorità competenti. Oltre a questa incongruenza di natura giuridica e procedurale ci domandiamo se la Soprintendenza sia stata contattata e se è già a conoscenza del fatto che l’Amministrazione Cassì stia acquisendo proposte per esternalizzare la gestione di più beni tutelati. Gli altri dubbi riguardano la natura economica della proposta, in particolare ci chiediamo come sia stato possibile considerare economicamente ricevibile un’offerta che chiede un affidamento di addirittura dieci anni, rinnovabili per altri dieci, visto che la gestione stessa non prevede per i privati grandi costi da ammortizzare nel tempo e che tutte le spese di manutenzione straordinaria restano, giustamente, in capo al Comune di Ragusa. Sarebbe di certo più corretto, come abbiamo già avuto modo di rilevare, che il sindaco portasse avanti questo progetto solo per gli anni che restano del suo mandato. Magari per sondare la convenienza per la nostra Città e allo stesso tempo verificare la capacità gestionale del privato. Sappiamo bene che, nonostante tutte le garanzie del caso, la rescissione di un contratto diventa complicata e mette l’ente pubblico nella rischiosa condizione di lunghi contenziosi che potrebbero portare anche alla chiusura del Castello per svariati anni. E, poi, questi privati offrono alla nostra Città solo un canone fisso di 30 mila euro l’anno, che ha veramente il senso del concedere una mancia. Non contenti, dall’altra parte, si prevede paradossalmente un aumento immediato dei costi di ingresso. Praticamente due schiaffi alla Città e ai visitatori, residenti o turisti che siano, uno dopo l’altro.

Anche su questo punto chiediamo all’Amministrazione di provvedere urgentemente a rendere pubblico l’importo esatto dei guadagni del Castello. Si faccia il conto reale, trasparente e verificabile da chiunque, aggiungendo ai 620mila euro, che corrispondono alle entrate lorde dello scorso anno, anche le entrate derivanti dalla realizzazione di matrimoni ad oggi non contemplati, eventi privati, riprese video, cinematografiche e servizi fotografici. Può essere che facendo il conto fra entrate e uscite, attualmente al Comune resti meno di 30 mila euro? Ci sembra molto poco probabile.

Altro aspetto è quello dell’incorporare nell’operazione “Castello” anche il futuro gestionale di Palazzo Zacco, come a dire: “Chi si prende l’onore di gestire il Castello ci deve fare la cortesia di accollarsi l’onere di Palazzo Zacco”. Una sorta di scaricabarile del Comune nei confronti di privati – chiamiamoli – “eccessivamente volenterosi”. Eppure, Palazzo Zacco è una perla del nostro Centro superiore, ospita tutt’altra collezione, è la casa delle opere di Cappello, cosa c’entra con l’operazione “Castello” se non un volersi togliere il peso di doverlo valorizzare con passione e sacrificio, che a quanto pare a questa Amministrazione mancano del tutto?

Fra l’altro, nella proposta non viene chiarito se all’Amministrazione comunale vengano riservate giornate per poter svolgere autonomamente eventi e attività all’interno del complesso di Donnafugata, quindi ci chiediamo: come funzionerà?

Gli operatori culturali che oggi sono attivi all’interno del Castello, realizzando festival ed eventi, dovranno relazionarsi esclusivamente con il gestore privato? E con quali tariffe? E quindi potrebbe accadere che il Comune finanzi le associazioni che poi saranno costrette, a loro volta, a girare una parte di questo contributo al nuovo soggetto gestore? Ecco perché, insieme al nostro consigliere Sergio Firrincieli, approfondiremo nel dettaglio ogni singolo aspetto e, se sarà il caso, oltre all’esposto attiveremo anche la Corte dei Conti. Il Castello di Donnafugata e Palazzo Zacco non possono essere considerati dei “pesi” di cui liberarsi. Sono la ricchezza culturale della nostra Città e non solo. Se non si ha voglia di gestirli per bene, con risorse e personale pubblico e comunale, lo si dica apertamente con estrema onestà politica e intellettuale”.

Gestione Castello Donnafugata, Campo: “Cassì gioca con le parole per non ammettere le sue intenzioni”

“Il sindaco Cassì gioca con le parole e con dichiarazioni costruite a tavolino per non ammettere l’intenzione di cedere ai privati la gestione del Castello di Donnafugata, oltre che di Palazzo Zacco”. Lo dice la deputata regionale del M5S, Stefania Campo, che insieme al Consigliere comunale Sergio Firrincieli sta seguendo con grande attenzione la vicenda. “Cassì ha infatti dichiarato alla stampa che non sarebbe il Comune ad aver avviato la procedura di Partenariato speciale pubblico privato, ovvero Pspp, facendo intendere che l’Amministrazione comunale non sta facendo altro che seguire pedissequamente i legittimi passaggi burocratico-amministrativi in considerazione della proposta elaborata da Logos e da Civita Sicilia e ricevuta dal Comune stesso lo scorso 30 luglio. E’ chiaro che se il Comune non avesse nessuna intenzione di esternalizzare la gestione del proprio patrimonio architettonico e culturale potrebbe anche rispondere di non essere interessato alla proposta – evidenzia la parlamentare regionale – Non pensiamo infatti che, ricevendo un’offerta, il Comune sia poi obbligato ad accettarla, a meno di una indagine di mercato fatta in pieno agosto su possibili o improbabili miglior offerenti”.

“Chi vogliamo prendere in giro? Quella che è arrivata al Comune di Ragusa è una proposta ben elaborata nei minimi particolari, che tuttavia prevede un immediato rialzo del costo dei biglietti d’ingresso, che prevede una percentuale sugli incassi a favore del Comune solo a partire dal quarto anno di attività, e che propone al Comune stesso un magro canone annuo di 30mila euro, quasi si facesse una cortesia ad un ente pubblico che cerca esasperatamente la maniera di scaricare ad altri la responsabilità di valorizzare e di ben amministrare questo enorme e rinomato patrimonio culturale pubblico. Non solo, si tratta di una gestione con durata 10 anni, che si ritroverà, volente o nolente, anche il sindaco che verrà dopo Cassì – prosegue Stefania Campo – Una proposta, fra l’altro, corredata di così tanti aspetti specifici, che sarebbe stato intellettualmente obbligatorio valutare con molta più attenzione di quella mostrata, e soprattutto con molto meno fretta di quella che si evince leggendo le date della Delibera di Giunta, addirittura dell’1 agosto, ovvero solo due giorni dopo la protocollazione della proposta stessa dei privati. E infatti tutto prosegue precipitosamente: proposta dei privati 30 luglio, delibera di giunta 1° agosto, pubblicazione proposta (per 30 giorni) dal 12 agosto, determinazione dirigenziale sempre nella stessa giornata del 12 agosto, e si è avuto anche il tempo, in pieno mese di ferie generali, di fare una modifica-integrazione, manco ci fosse una emergenza eccezionale da fronteggiare a suon di carte bollate. È tutta questa fretta politico-amministrativa al centro dell’estate che fa sorgere dubbi, sospetti, che alimenta la polemica e l’immaginazione. Perché l’Amministrazione non si è presa più tempo per avviare la procedura di Partenariato speciale pubblico privato? Perché costringere altri operatori interessati alla possibile gestione del Castello a dover letteralmente “correre” (tre giorni prima del Ferragosto!) per poter inoltrare proposte ancor più valide e supportate? Come si può pensare che nessuno se ne sarebbe accorto? Come si può affermare che la procedura è legittima quando anche il più ingenuo dei cittadini non può far altro che notare l’anomalia dei tempi ristrettissimi, anzi, inesistenti, concessi a eventuali concorrenti? Non siamo assolutamente favorevoli all’esternalizzazione, perché la sfida della politica è quella di superare le varie criticità di orari, personale e incremento del servizio con proposte politiche efficaci ma se Peppe Cassì, che detiene le deleghe di cultura e turismo, ammette di non essere in grado di vincere questa sfida nonostante i tanti investimenti fatti sul castello e vuole cedere al privato un bene che ad oggi è in attivo con incassi che superano i 600mila euro annui, deve fare solo una semplicissima cosa, che prevede anche la normativa nazionale oltre che le determinazioni del Comune stesso: dare molto più tempo, almeno 180 giorni, per la produzione di proposte alternative, invece dei miseri 30 giorni previsti attualmente. Questo sarebbe il primo passo per scrollarsi di dosso le conseguenze dei cattivi pensieri che circolano da giorni su questa, tanto intempestiva quanto importantissima vicenda, che riguarda tutti noi e il nostro più importante patrimonio di storia e memoria. Non può essere di certo agosto, il mese giusto per avviare decisioni così dirimenti per Ragusa. Dal canto nostro continueremo a vigilare e ribadire che cedere la gestione di un complesso museale e monumentale così importante per la cultura e il turismo della nostra città a un privato è una cosa politicamente sbagliata nella forma e nella sostanza”.

Intervento del senatore Salvo Sallemi di Fratelli d’Italia

Castello di Donnafugata, il senatore Sallemi (FDI): “Un bene pubblico che deve generare profitto e sviluppo per tutta la comunità iblea”

“Le ultime notizie in merito al Castello di Donnafugata e alla sua gestione, affidata attraverso un bando che vede un partenariato pubblico-privato, debbono aprire una necessaria e ponderata riflessione. Condivido gli interventi del consigliere di FdI Rocco Bitetti e del coordinamento cittadino ibleo del partito: il Castello è un bene pubblico di grande valore e affidarlo con un canone così esiguo, di soli 30mila euro l’anno, per un tempo così lungo appare una scelta in controtendenza con il reale valore di un bene noto e che è punta di diamante dell’offerta turistica iblea. Un bene che è patrimonio comune e che deve vedere un riscontro per la collettività: sono certo che gli attuali 600mila euro circa che incamera il Castello potrebbero essere ulteriormente incrementati con una gestione lungimirante e che potrebbe vedere anche il coinvolgimento di altri enti pubblici, come il Libero Consorzio di Ragusa. Quindi condivido, così come è stata sollevata da più parti, l’esigenza di una valutazione serena e approfondita circa il futuro del Castello che deve contemperare il rispetto di un bene pubblico e la sua valorizzazione. Rimango come sempre disponibile a qualsiasi interlocuzione istituzionale che possa portare giovamento al nostro patrimonio pubblico”.

Così il senatore di Fratelli d’Italia Salvo Sallemi.

Intervento di Luca Poidomani coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia

“Le nostre denunce sulle modalità scriteriate di affidamento di un bene pubblico come il castello di Donnafugata ai privati hanno aperto un dibattito in città, ma anche in provincia, che sta prendendo sempre maggiore forza e consistenza. E’ evidente come un bene di così grande pregio non possa essere affidato a soli 30mila euro l’anno e siamo convinti che oltre la sacrosanta protesta contro questa visione e questo modo di amministrare occorra mettere in campo proposte concrete visto che l’amministrazione sembra non averne. Il castello di Donnafugata potrebbe in ultima istanza vedere, nella sua gestione, anche l’intervento del Libero consorzio: l’ente intermedio sarebbe una istituzione di assoluta garanzia per un bene pubblico che è un patrimonio provinciale e fiore all’occhiello della provincia iblea. Il sindaco nelle sue ultime comunicazioni cerca di difendere le proprie scelte ma è mancato un dibattito, aperto e trasparente, sulla gestione del castello anche alla luce degli importanti riscontri economici che da esso derivano e che potrebbero essere ulteriormente incrementati. Siamo inoltre dell’avviso che andrebbero pensate delle figure, anche nell’alveo di un controllo interamente pubblico, con capacità ed esperienze manageriali per poter pianificare una gestione fruttuosa e redditizia del bene che non si fermi ai 622mila euro annui sin qui incassati e che possa anche lavorare e interloquire con i privati interessati ad investire”.

Intervento di Peppe Calabrese, coordinatore cittadino del Partito Democratico

Castello di Donnafugata, PD Ragusa: “Troppi i dubbi, iniziativa del Prefetto coinvolga la deputazione e non un ente commissariato”

“Il Partito Democratico di Ragusa si oppone all’idea che il Castello di Donnafugata, patrimonio cittadino di immenso valore, possa essere “privatizzato” e bene ha fatto il Prefetto di Ragusa a convocare una riunione sul tema, tuttavia riteniamo che sulla questione vadano coinvolti tutti i parlamentari regionali del territorio e non la ex Provincia di Ragusa che è un ente commissariato”. Lo dichiara Peppe Calabrese a nome della segreteria cittadina del PD ibleo, intervenendo sulla questione che da giorni tiene banco sulle cronache locali, relativamente alla proposta di Partenariato Speciale Pubblico-Privato che il Comune di Ragusa avrebbe ricevuto per la gestione del maniero di proprietà dell’Ente.
“Il Castello – dice la segreteria cittadina dem per bocca di Calabrese – è stato acquistato dal Comune di Ragusa nel 1982 per oltre un miliardo di lire, in seguito a un’iniziativa dell’on. Giorgio Chessari al Parlamento siciliano, e proprio durante l’amministrazione Chessari, nel ’95, i primi importanti lavori di restauro. Fin dall’inizio, dunque, il ruolo di uomini che oggi rappresentano il Partito Democratico è stato determinante . Ora, dopo 42 anni, l’attuale amministrazione comunale tenta di liberarsene lasciando intendere di volerlo affidare per dieci anni in cambio di un affitto di 30mila euro l’anno? Su questa faccenda i dubbi sono molteplici,  siamo d’accordo con chi ne ha già espressi parecchi e ne ricordiamo alcuni: il canone mensile di 2500 euro ci sembra oggettivamente una miseria per un Castello; nel bando non è chiaro se il privato ci debba mettere o meno dei propri dipendenti, da una prima analisi si parla solo di formazione del personale i cui stipendi potrebbero restare a carico del Comune (circa 500mila euro l’anno); il costo dei biglietti di ingresso aumenterebbero del 20%, quindi, se è vero che nel 2023 il Castello ha incassato circa 600mila euro, la proiezione del 20% in più solo sugli introiti di due anni fa porta a 720mila euro le stime di incasso futuro. Inoltre resterebbero a carico del Comune i costi relativi allo smaltimento dei rifiuti, la gestione degli scarichi fognari e la manutenzione straordinaria. Alla luce di questi dati la locazione di 30mila euro sembra ancor più svantaggiosa per l’Ente. Inoltre, il bando del Comune prevede l’affidamento in gestione del bene per dieci anni, con possibile proroga di altri dieci, che certamente non può essere considerato un periodo di sperimentazione. Infine, un solo mese di tempo per consentire ad altri di presentare le proprie proposte, nel bel mezzo dell’estate, sembra lasciare intendere una fretta fuori luogo per una decisione politica in grado di incidere così pesantemente sul futuro del Castello, oltre a sollevare sospetti di scarsa trasparenza su tutta la procedura. Secondo noi ne servono almeno altri tre. Bene ha fatto, quindi, il Prefetto di Ragusa a voler convocare un incontro per affrontare un tema che ha sollevato le perplessità di diverse espressioni politiche della città comprese, stando a quanto riportano alcuni organi di informazioni, alcune parti della stessa maggioranza che sostiene l’amministrazione Cassì”.
“Sull’iniziativa da parte del Palazzo di Governo, tuttavia – aggiungono ancora i democratici di Ragusa – esprimiamo perplessità sulla decisione di convocare la ex Provincia regionale di Ragusa. Non capiamo, un questa specifica vicenda, quale potrebbe essere il ruolo di un ente commissariato, soprattutto se si parla di partenariato pubbico-privato, trattandosi il Libero Consorzio dei Comuni di Ragusa di un ente pubblico. Se è volontà della Prefettura rendere la questione della gestione del Castello di Donnafugata un affare di valenza provinciale che ben venga, ma allora è nostro parere che il coinvolgimento istituzionale consono riguardi la deputazione regionale”.
“I parlamentari regionali della provincia di Ragusa siano coinvolti nell’iniziativa – concludono dalla segreteria del PD ragusano – altrimenti la questione rimanga oggetto di confronto politico all’interno dell’Amministrazione e del Consiglio comunale, senza coinvolgere enti commissariati come la ex Provincia dove, tra l’altro, il nuovo direttore generale è risaputo essere espressione politica di un singolo parlamentare regionale”.

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