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La nuova vita di Via Nazionale a Scicli

Ampliamento del marciapiede con basole di pietra dura, installazione di fioriere e di lampioni. Il primo tratto di via Nazionale, quello che da piazza Italia raggiunge l’innesto con corso Mazzini e piazza Municipio, ha cambiato volto. Un “salotto” in pieno centro storico con ampio spazio per la passeggiata e la cura dell’arredo. I lavori, conclusi da alcuni giorni, ieri sera sono stati completati con l’accensione dei lampioni, in tutto sei, che danno un’atmosfera di charme a questa parte del centro storico che và a congiugersi con piazza Italia e la via San Bartolomeo con la chiesa omonima. Conclusa questa fase si attende, ora, che venga realizzato l’analogo intervento nel tratto che da piazza Municipio porta a piazza Carmine.

Il “nuovo” che si è voluto per questo tratto di via Nazionale è oggetto di dibattito. 

“Le fioriere sono perfettamente antiestetiche, tozze, poco opportune. Gli alberi avrebbero dato un tocco di eleganza senza richiedere poi eccessiva cura” – afferma un cittadino. 

La via Nazionale e la sua storia. 

A raccontarcela è Francesco Pellegrino, storico e studioso. “La via Nazionale non è antica. Essa nasce come risultato di un risanamento del centro storico che s’inquadra nel grandi progetti urbani di bonifica europea aventi come riferimento il boulevard Hausseman di Parigi. Presto questa soluzione parigina dilagò in tutta Europa con esempi importantissimi quali la via della Conciliazione a Roma e la Gran Vía di Madrid – spiega Francesco Pellegrino – anche se la nostra via Nazionale non era così importante fu comunque la responsabile dell’abbattimento della Parrocchiale di S. M. La Piazza, scrigno di antiche memorie, fortemente caldeggiato da un’importante componente massonica cittadina. Nella riprogettazione di quello spazio urbano che vedeva ricostruito il palazzo municipale, frutto della vergognosa transazione mafiosa e criminale che abbatte la chiesa della Concezione, destinata a Teatro comunale cittadino, pilotata dal barone Penna pro tempore e da suoi gregari per aggiungere un altro corpo di fabbrica al palazzo Melfi Grimaldi di sua proprietà, la via Nazionale era destinata a fare da quinta al glorioso circolo di conversazione, ricavato nei bassi del municipio. Oggi il circolo, dopo una malinconica parentesi di camera del lavoro è stato trasformato nel commissariato di Montalbano, l’antico Corso San Michele, cuore aristocratico e pulsante della città dal sec. XIV in poi, ribattezzato via Francesco Mormina Penna, la via Nazionale ha usurpato una parte dell’aula della Parrocchiale di S. M. La Piazza, la città privata della sua memoria antica. A che cosa è servito tutto questo? A nulla. Resta completamente inutile e sterile ogni polemica costruita sulla polvere dei monumenti abbattuti”.