LA POLIZIA GIUDIZIARIA ARRESTA I DUE SCAFISTI RESPONSABILI DELLA MORTE DI 45 MIGRANTI ESTRATTI DAL PESCHERECCIO GIUNTO IERI AL PORTO DI POZZALLO.

La Polizia Giudiziaria ha eseguito il fermo di MARON Oussman nato in Senegal il 01.01.1984 e CONTE Ibrahima, nato Gambia il 01.01.1992, in quanto responsabili dei delitti previsti dagli artt. 12  D.Lgs.vo. 286/98, e dall’art. 81 cpv, 110, 586 C.P. e 605 C.P., perché al fine di trarne ingiusto profitto anche indiretto, illecitamente promovevano ed organizzavano con altri soggetti allo stato non identificati, l’ingresso illegale, quindi il favoreggiamento dell’immigrazione di numero 611 cittadini extracomunitari (di cui 45 cadaveri), effettuando il trasporto via mare verso il territorio italiano.

Dalla traversata scaturiva il decesso di 45 migranti (in corso d’identificazione) come conseguenza non voluta dagli stessi scafisti. Inoltre gli stessi risponderanno del reato di sequestro di persona, poiché i migranti deceduti venivano fatti accedere al momento della partenza nella stiva adibita solitamente alla conservazione del pesce senza alcuna possibilità di poter accedere alla zona sopra coperta che avrebbe permesso loro di rimanere in vita.  

 Il delitto è aggravato dal fatto di aver  procurato l’ingresso e la permanenza illegale in Italia di più di 5 persone; perché è stato commesso da più di 3 persone in concorso tra loro; per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale delle persone esponendole a pericolo per la loro vita e incolumità ed inoltre per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale le persone sono state sottoposte a trattamento inumano e degradante, dal quale hanno perso la vita 45 uomini.

 

I FATTI

 

Alle ore 13.17 del 29 giugno 2014 il Comando Generale delle Capitanerie di Porto riceveva una segnalazione di una imbarcazione che si trovava alla deriva nelle acque internazionali antistanti le coste libiche con i motori in avaria e con più di 650 migranti a bordo.

Convergevano verso l’imbarcazione segnalata, le Navi “Grecale” e “Chimera” che raggiunto l’obiettivo e visto l’imminente pericolo di vita a cui erano esposte le persone che si trovavano a bordo dell’imbarcazione alla deriva, iniziavano il trasbordo dei migranti.

Alle ore 20.50 del 29.6.2014, la nave Chimera recuperava un totale di 353 persone, provenienti da paesi del centro Africa e dalla Siria, di cui 273 uomini, 27 donne e 53 minori, mentre altri  239, di cui 204 uomini, 12 donne e 23 bambini salivano sulla nave Grecale.

Messi in salvo tutti i migranti, il personale delle due unità navali ispezionava l’imbarcazione clandestina ed accertava che all’interno della stiva (locale solitamente utilizzato dai pescatori per la conservazione del pesce) vi erano numerosi cadaveri il cui numero sul momento non poteva essere accertato con precisione ma che apparentemente superava le trenta unità. I cadaveri si trovavano tutti sul fondo della stiva della imbarcazione, locale attiguo alla sala macchine e da dove si poteva accedere solamente da una piccola botola; a causa di ciò i corpi non potevano essere recuperati se non prima di giungere in porto, operazione che veniva conclusa alle ore 05.30 del 2 luglioa Pozzallo.

Ultimate le operazione di messa in sicurezza di tutti i migranti, le due navi facevano rotta verso Pozzallo. La nave Chimera giungeva al porto di Pozzallo alle ore 17.00 del giorno 30.06.2014 e la nave Grecale giungeva a Pozzallo alle ore 15.00 di giorno 1.7.2014, in quanto aveva dovuto navigare a velocità ridotta poichè il peschereccio in avaria nella cui stiva vi erano ancora i cadaveri dei migranti.

 

ORDINE PUBBLICO ED ASSISTENZA

 

Le operazioni di sbarco avvenute in data 30 giugno per la nave Chimera e il 1° luglio per la nave Grecale, al porto di Pozzallo venivano coordinate dal Funzionario della Polizia di Stato della Questura di Ragusa responsabile dell’Ordine Pubblico. A tali operazioni partecipavano 40 Agenti della Polizia di Stato ed altri operatori delle Forze dell’Ordine, la Protezione Civile, la Croce Rossa Italiana ed i medici dell’A.S.P. per le prime cure.

Completate le fasi di assistenza e identificazione da parte dell’Ufficio Immigrazione della Questura, tutti i migranti a bordo del peschereccio venivano ospitati al C.P.S.A. di Pozzallo (RG).

Contestualmente all’arrivo dei migranti a bordo delle due navi, l’Ufficio Ordine Pubblico della Questura di Ragusa traferiva 350 uomini e donne già presenti al centro, a bordo di due charter da Comiso per Milano. Anche i minori presenti venivano affidati tutti ad una comunità in provincia di Ragusa.

Nelle prossime ore verranno trasferiti altri 150 migranti, sempre con un ponte aereo da Comiso, prevalentemente le famiglie siriane e tutti gli altri nuclei familiari presenti.

 

LE OPERAZIONI DI RECUPERO DEI CADAVERI

 

Alle ore 05.30 odierne venivano portate a termine le operazioni di estrazione e recupero dei cadaveri a bordo del peschereccio, attività che è stata disposta dalla Procura della Repubblica di Ragusa direttamente sul posto nella persona del Procuratore Capo Dott. Carmelo Petralia.

Tutte le fasi precedenti il recupero e contestuali allo stesso sono state “cristallizzate” dagli uomini della Polizia Scientifica che sono dovuti salire a bordo del peschereccio per l’attività di sopralluogo, in questo caso particolarmente delicata per gli spazi angusti e soprattutto per l’importanza degli elementi da acquisire. Le video riprese e le fotografie sono già state prodotte alla Procura della Repubblica ed al medico legale per poter addivenire anche alle cause del decesso.

45 in tutto i corpi recuperati, tutti uomini verosimilmente maggiori d’età e provenienti dal centro Africa.

Le salme sono state tutte trasferite presso un centro polivalente della Protezione Civile ubicato a Pozzallo a poche centinaia di metri dal C.P.S.A., elemento che favorirà le operazioni dei medici legali e della Polizia Scientifica, così come il riconoscimento dei cadaveri da parte dei partenti e compagni di viaggio.

In corso le ispezioni cadaveriche dei medici legali nominati dalla Procura e l’identificazione dei cadaveri da parte della Polizia Scientifica. Al termine delle operazioni di fotosegnalmento dei cadaveri e dell’attività medico legale inizierà la fase dei riconoscimenti da parte dei superstiti in grado di fornire le generalità e la provenienza.

Per estrarre dalla stiva dell’imbarcazione tutti i cadaveri si rendeva necessario anche un lungo intervento del personale dei Vigili Del Fuoco, che provvedeva a tagliare parte dell’imbarcazione per il recupero in considerazione dello stato in cui si trovavano.

 

LE INDAGINI

 

Gli uomini della Squadra Mobile della Questura di Ragusa e del Servizio Centrale Operativo (Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato), collaborati da un’aliquota della Sez. Oper. Nav. della Guardia di Finanza di Pozzallo ed un’aliquota della Compagnia Carabinieri di Modica hanno iniziato le indagini ancora prima dell’approdo delle due navi, salendo a bordo delle stesse e collaborando con il personale della Marina Militare sin dalle prime notizie dei tragici eventi.

Quando ancora le navi erano a distanza di 14 ore, tramite sistemi informatici in uso alle Forze di Polizia ed alla Marina, avveniva uno scambio di file contenti immagini e video subito sottoposti ad accertamenti di Polizia Giudiziaria.

Le indagini hanno permesso di ispezionare il peschereccio direttamente in mare constatando con la Polizia Scientifica la morte di numerosi migranti e l’escussione dei superstiti per comprendere quali fossero le cause del decesso e le responsabilità degli scafisti.

Gli sforzi della Polizia Giudiziaria sono stati enormi in quanto tutti i migranti erano particolarmente coinvolti emotivamente per la morte dei compagni di viaggio e per le condizioni degradanti alle quali sono stati sottoposti.

Con molta fatica ed in 16 ore venivano subito identificati i soggetti sospettati di essere gli scafisti, elemento che veniva confermato dagli altri migranti giunti in un secondo momento su nave Grecale.

La particolarità delle indagini è dipesa dal fatto che i migranti sono giunti in tempi diversi motivo per cui non è stato possibile sottoporre a fermo sin dai primi momenti i due sospettati.

All’esito del sopralluogo sul peschereccio che ha permesso di appurare l’esatto numero di cadaveri e delle successive dichiarazioni testimoniali i due scafisti venivano sottoposti a fermo di indiziato di delitto e condotti in carcere a Ragusa.

Non è tuttora semplice dimostrare la responsabilità degli scafisti per quanto attiene al sequestro di persona, difatti sono state raccolte diverse testimonianze del fatto che i migranti deceduti e molti altri superstiti erano stati costretti a permanere nella stiva senza possibilità alcuna di andare sopra coperta per respirare, in quanto per il caldo, la fame e la sete provavano a salire ma venivano sempre respinti, spesso dagli stessi compagni di viaggio che per far posto a loro avrebbero rischiato di cadere in acqua.

Le condizioni di salute di alcuni migranti erano per altro precarie dovute ad una debilitazione per mancanza di cibo ed acqua e dal fatto che erano partiti dalla Libia 36 ore prima

Per addivenire all’identità degli scafisti ci sono volute 30 ore di lavoro continuative, senza sosta per nessuno, personale di Polizia Giudiziaria, interpreti ed avvocati e sono tutt’ora in corso tutte la attività di Polizia connesse alla morte dei migranti ed all’escussione di altri testi per appurare con certezza le cause che hanno portato al decesso.

Al termine delle indagini gli investigatori hanno appurato che in questo caso i migranti sono partiti tutti dalle coste libiche e che l’organizzazione composta da cittadini libici e dagli scafisti arruolati direttamente in Libia ha incassato quasi un milione di dollari.

L’ATTIVITA’ POLIZIA GIUDIZIARIA CONTINUA

In corso l’audizione di altri testimoni per quanto concerne le responsabilità degli scafisti per l’evento morte occorso e per il riconoscimento dei cadaveri, elemento imprescindibile che sta comportando l’impiego di 14 uomini della Polizia Scientifica e della Polizia Giudiziaria.