Il presidente della regione siciliana, Renato Schifani, ha già fatto sapere ieri che si sta valutando la possibilità di dichiarare lo stato di crisi regionale e richiedere quello di emergenza nazionale a Palazzo Chigi. E ci sembra proprio il minimo visto il disastro causato da due giorni di ciclone: in poche ore è caduta la pioggia di un paio d’anni, le raffiche di vento hanno continuano a sferzare per 48 ore senza sosta, provocando non pochi problemi e danni per milioni di euro.
E tuttavia, oggi, il giorno dopo, si fa la conta dei danni, ancora impossibile da quantificare con esattezza. Naturalmente, le di Ragusa e Siracusa sono certo le maggiormente colpite.
Frane e allagamenti non si contano nel ragusano: sono straripati i principali torrenti e il fiume Dirillo, allagando i campi circostanti fino a livello dell’acqua. Ci vorranno giorni prima che i livelli di acqua dei campi tornino accettabili.
Non parliamo poi delle frane e degli smottamenti lungo le strade, da quelle di Ibla a quelle per i paesi Iblei. Chiusi alcuni principali collegamenti per Gela e la città di Comiso ha veramente rischiato. Anche sul Modicano e a Scicli i danni sono ingenti: la Fiumara si è portata via un mezzo di trasporto e le vie delle principali borgate marinare sono rimaste sommerse. Quasi scomparso il moletto di Sampieri. Danneggiata anche la Fornace Penna, simbolo di un territorio. A Punta Braccetto si è aperta una voragine: solo un miracolo ha evitato che alcune persone che transitavano sul ponte in quel momento cadessero giù. A causa delle forti piogge, sempre a Punta Braccetto, i vigili del fuoco hanno ritrovato ieri sera un probabile ordigno bellico: la zona, poco distante dal ponte della voragine, è stata transennata in attesa degli artificeri.
L’unica nota positiva è che non ci sono stati feriti: salvato un uomo a Comiso che rischiava di essere trascinato dalla corrente, una donna incinta che era rimasta con l’auto in panne è stata soccorsa e accompagnata al Giovanni Paolo II e, infine, sono state portate al sicuro alcune persone che erano rimaste isolate in casa. Certamente, la macchina organizzativa dei soccorsi fra volontari, protezione civile e Vigili del Fuoco, ha retto. Di questo ne prendiamo atto.