LA RICERCA PETROLIFERA E’ IL PARADIGMA DI UN RITARDO CULTURALE SULL’ENERGIA

La vicenda delle trivellazioni per la ricerca di fonti fossili è il paradigma di un ritardo culturale nel pensare al modello di sviluppo per la Sicilia e per il Sud. Analizzare la storia senza i bisturi dell’autocritica non aiuta a costruire il futuro. L’industrialismo forzato a cui l’isola fu sottoposta negli anni ’70 non ha prodotto un cambio di passo duraturo in termini di crescita economica e sociale,  anzi ha in molti casi ha distrutto le straordinarie risorse ambientali vero patrimonio dell’Isola condannando intere aree al degrado e alla marginalità. Lasciare all’oblio questa storia è un grave errore perché la vicenda delle trivellazioni ha questo profilo. Quì è necessario un no incondizionato, senza se e senza ma, da parte di tutta la la classe dirigente iblea e siciliana, per evitare il saccheggio e orientare il modello di sviluppo verso il futuro, ovvero la green economy. Perché quello che sta avvenendo in provincia di Ragusa è il simbolo della visone che si ha del mezzogiorno: un sacchetto a perdere da sfruttare e buttare. Investire nel mezzogiorno  invece è la grande opportunità che l’Italia ha per superare il sottoutilizzo delle risorse umane e ambientali e per affrontare con equità e fiducia la recessione e il futuro. Il nuovo Mezzogiorno caratterizzerà l’Italia di domani  perché solo dal Mezzogiorno sarà possibile realizzare una rinnovata presenza nel Mediterraneo per agganciare l’Italia alle economie emergenti e alle rotte intercontinentali tra Asia e America. Il Sud è una naturale piattaforma tecnologica euro-mediterranea dalle grandi potenzialità di sviluppo per le energie  rinnovabili e le risorse ambientali e culturali, per la qualità agro-alimentari e l’industria, per  i rapporti mercantili e l’innovazione tecnicoscientifica. La politica per lo sviluppo di qualità del comparto produttivo meridionale è, quindi, il tema centrale dello sviluppo sostenibile e ad esso è strettamente legato quello del lavoro, dell’occupazione e della crescita sociale. Non c’è rinascita del Sud senza una politica industriale sostenibile la “green economy” è la nuova politica industriale. Essa rappresenta indirizzi e scelte che danno maggiore occupazione e qualità all’impresa. Pur in un quadro di crisi economica la crescita dei settori green è stata notevole. Ciò crea le condizioni per inserire i giovani nelle aziende private del Sud, infatti i cosiddetti green jobs (lavori verdi), con 54 nuove professionalità, nell’ultimo anno hanno prodotto in Italia, solo nelle fonti rinnovabili 35.000 nuovi posti di lavoro e nel 2020 si prevedono altri 60.500, di cui 9.000 unità  nel Sud e solo nel campo del fotovoltaico. Nelle regioni meridionali, per cogliere queste nuove opportunità  va impostato un piano industriale incardinato sulla filiera della  fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, sul recupero dei rifiuti, sulla realizzazione delle infrastrutture ferroviarie, portuali e idriche, sulla manutenzione e la messa in sicurezza del territorio. Più in generale, nuovo lavoro e impresa provengono dalla tutela e la valorizzazione delle coste, del paesaggio e dei parchi e dall’agroalimentare di qualità settori che qualificano e rilanciano il turismo e il commercio. Il Mezzogiorno va ripensato al centro, anzi, uno dei centri, della nuova rivoluzione industriale in atto nel mondo e in Europa.