Si è inaugurata sabato 19 dicembre presso il Castello di Donnafugata la mostra “anteprima Ottocento – Moda: estetica, vanità e mutamento” che sarà fruibile fino al prossimo 31 maggio 2016.
Come suggerisce il titolo dell’iniziativa, si tratta di un’anteprima del futuro Museo del Costume – il cui progetto esecutivo è stato approvato proprio in questi giorni – destinato a valorizzare il Castello di Donnafugata grazie agli abiti e agli accessori della vasta e preziosa Collezione Arezzo di Trifiletti, recentemente acquistata dal Comune di Ragusa con il pieno consenso di tutto l’arco costituzionale rappresentato a Palazzo dell’Aquila, e che trova la sua ideale collocazione espositiva proprio nella splendida dimora patrizia immersa nella campagna iblea retrostante il litorale della greca Kamarina.
L’obiettivo dichiarato della mostra è quello di presentare al pubblico un percorso espositivo lungo le sale del Castello di Donnafugata attraverso le mutazioni nel gusto estetico della moda del XIX secolo, dalla predilezione classicheggiante del primissimo ‘800 fino al vezzo del cul de Paris tipico dell’ultimo ventennio, proponendo una selezione di ventiquattro abiti – tutti allestiti su manichini – più alcuni accessori tra cui ventagli, borsette, ombrelli, guanti e persino un interessante catalogo di moda, quest’ultimo non facente parte della Collezione, ma già custodito presso la deliziosa biblioteca del Castello di Donnafugata, altro prezioso scrigno che attende ancora la sua valorizzazione.
Ma la mostra riesce a farsi apprezzare ben al di là del suo obiettivo dichiarato, dimostrando il potenziale della Collezione e di una sua valorizzazione appropriata, caratterizzata dalla dinamicità e che tiene conto dell’eterogeneità del pubblico dei fruitori. Infatti, anche il meno attento dei visitatori resta affascinato dalla sorprendente armonia raggiunta tra il contenuto della mostra e il contenitore, segno evidente dell’eccellente e sapiente lavoro di ricerca, selezione e valorizzazione compiuto dal curatore, Architetto Nuccio Iacono, supportato dal suo staff di esperti, per lo più giovani, il che di per sé rappresenta un ulteriore valore aggiunto.
Nulla è lasciato al caso; nei colori e nelle trame dei tessuti si riesce a cogliere persino il perfetto e ricercato equilibrio tra gli abiti e le sale che li ospitano, con la mobilia e gli apparati decorativi che contraddistinguono le pareti; a voler essere davvero pignoli, solo in un paio di casi le teche vitree risultano essere troppo invadenti in rapporto alle dimensioni dei rispettivi ambienti, ma è un piccolo, piccolissimo e probabilmente inevitabile peccato veniale, ampiamente compensato dall’esposizione di alcuni abiti al di fuori delle stesse teche, scelta assai arguta che permette di esaltare ulteriormente la sensazione di trovarsi faccia a faccia con quei personaggi che un tempo li indossavano e che popolavano il Castello di Donnafugata: gli abiti vengono valorizzati dagli ambienti che li circondano e questi ultimi si animano, tornano a vivere proprio grazie agli abiti, in una riuscitissima simbiosi.
Così, il visitatore può immedesimarsi pienamente in quell’atmosfera respirata nel XIX secolo dai gattopardi come Corrado Arezzo de Spuches: eccolo il Barone di Donnafugata, pronto ad accoglierci nel suo salotto, dove c’è il dipinto che lo ritrae con lo stesso abito indosso! Poco più in là, nella sfarzosa Sala degli Specchi, c’è l’abito bianco che ispirò quello indossato da Angelica, alias Claudia Cardinale, nel celeberrimo ballo de “Il Gattopardo” diretto da Luchino Visconti e girato sul set palermitano di Palazzo Valguarnera Gangi; nella Sala della Musica c’è addirittura Vincenzo Bellini, con in sottofondo l’immortalità della sua arte che appaga l’udito; presso la Sala del Biliardo, è la volta della politica e dei fermenti risorgimentali con l’abito di Michele Amari, Conte di Sant’Adriano; infine, presso il Salotto della Torre, un abito ci fa rivivere la storia internazionale dell’epoca con una nota di romantica drammaticità: è quello della Contessa Concepciòn “Concha” Lombardo, patriota e first lady messicana, i cui resti riposano oggi ad Assisi, mentre per sua stessa volontà il cuore fu sepolto nella città messicana di Puebla de Zaragoza, presso la tomba del marito, il generale Miguel Miramón, Presidente del paese centroamericano, prima esiliato e poi ritornato in patria per essere infine arrestato e giustiziato insieme al nuovo Imperatore, Massimiliano d’Asburgo, di cui ella stessa si prese cura, vedendosi poi negata la dovuta riconoscenza da parte del casato asburgico.
Moda, ma anche cinema, letteratura, musica, politica, storia e, non da ultimo, il Castello di Donnafugata con la sua arte e il suo territorio. Dunque, una mostra che offre ben più del già interessante tema proposto in cartello, dando prova del notevolissimo potenziale della Collezione Arezzo di Trifiletti e del valore aggiunto che essa rappresenta per questa location destinata, anzi predestinata ad ospitarla. Adesso c’è da augurarsi che al più presto il Museo del Costume diventi una realtà, ma sarà fondamentale prevedere un impegno che abbia una continuità nel tempo e che non si esaurisca certo con l’inaugurazione, senza dimenticare il ruolo della promozione, finora quasi del tutto trascurato da tutte le Amministrazioni che si sono succedute, ma fondamentale se si vuole far giungere la notorietà del più importante monumento ragusano al di là del pubblico indigeno delle gite scolastiche e parrocchiali. Il successo di un museo dipende in massima parte dalla dinamicità e dalla visibilità: sarà questa la volta buona per la rinascita di Donnafugata!?