LA SCUOLA REALE: I LIBRI DI TESTO

 

Poiché non mi riesce di comprendere che senso possa avere proporre a ragazzi di dodici anni la pagina riportata, sarò grato a quanti riescano ad indicarmelo. Purtroppo non trattasi di caso singolo in quanto non mi è riuscito di trovarlo né nelle altre pagine dello stesso testo né in tutti gli altri, non solo di storia, che mi sono passati per le mani.

Spero che un senso e positivo ci sia perché altrimenti la cosa è grave in quanto su dei testi senza senso le famiglie spendono non pochi quattrini e i ragazzi la loro gioventù.

Temo, per altro, che pagine di questo tipo siano perniciose sia per chi le inghiotte in quanto impara che è questo il livello della conoscenza sia per chi le sputa in quanto si convince di essere incapace di comprendere.

Ragusa, 8 febbraio 2008

                                                                                               Francesco Schembari

 

Pagina tratta dal testo di storia per la seconda media: Vittoria Calvani – SCAMBI TRA CIVILTA’ – Arnoldo Mondadori Scuola

 

Modulo 4 L’età delle rivoluzioni: 1 L’Illuminismo

 

1.     Un libro preannuncia un movimento chiamato Illuminismo

 

Nel 1721 regnava in Francia il re Luigi XV, successore del Re Sole, quando a Parigi uscì il libro di un giovane avvocato, il barone di Montesquieu, intitolato Lettere persiane. Il libro aveva la forma di romanzo epistolare, cioè costituito da uno scambio di lettere tra due Persiani che scoprono Perigi e si comunicano per iscritto le loro impressioni. Le Lettere persiane erano in realtà un pretesto per criticare i costumi parigini e, insieme ad essi, lo Stato assoluto e la religione cattolica. Esse furono il preannuncio di un grande movimento che trionfò a partire all’incirca dal 1750: l’Illuminismo. I suoi animatori definirono se stessi philosophes, “filosofi”; noi li chiamiamo anche illuministi.

 

  1. Un’enciclopedia propone la prima sistematica riorganizzazione delle nuove scienze

 

I philosophes erano gli eredi di Galileo e di Cartesio, i protagonisti della “rivoluzione scientifica” del Seicento, e condividevano lo loro idea di fondo: usando la Ragione non vi sono limiti alla possibilità umana di conoscere il mondo e di controllarlo.

Un gruppo di philosophes si mise quindi al lavoro con lo scopo di – come scrisse Diderot – “riunire le conoscenze sparse sulla superficie terrestre; esporle agli uomini che vivono nel nostro tempo e trasmetterle a quelli che verranno dopo di noi, perché i nostri nipoti, diventando più istruiti, diventino al tempo stesso più virtuosi e felici, e noi non moriamo senza essere stati utili al genere umano”.

Dal 1571 al 1772 scrittori, scienziati, disegnatori e incisori, diretti da Diderot e d’Alembert, collaborarono alla redazione dell’Enciclopedia, un’opera monumentale in cui tutti i nuovi saperi scientifici, tecnici, artistici, politici, economici e filosofici venivano esposti metodicamente e organizzati in ordine alfabetico.

 

  1. Fiducia nel cambiamento sociale e formazione dell’opinine pubblica attraverso il giornale

 

Gli illuministi aggiungevano alle idee dei grandi pensatori del Seicento un pensiero ancora più rivoluzionario: la Ragione è un patrimonio naturale di tutti gli essere umani, senza distinzione di nascita (un’affermazione che attaccava i privilegi dei re e degli aristocratici). Inoltre i suoi “Lumi” possono estendersi al miglioramento dell’economia e ispirare l’azione dei governi per spingerli ad una politica di riforme sociali. L’Illuminismo nacque e si sviluppò in Francia, ma fu condiviso dalle persone colte di tutta l’Europa, compresa l’Italia; influenzò diversi sovrani e animò un dibattito culturale che oltrepassò l’Oceano e giunse anche in America. Questo dibattito fu reso ancora più veloce da un’altra novità settecentesca, il giornale ad alta tiratura, venduto per le strade. Esso nacque in Inghilterra nel 1704 per iniziativa di Daniel Defoe, l’autore del romanzo Robinson Crusoe e divenne il formidabile strumento politico dell’opinione pubblica.

 

4.     L’Illuminismo lotta contro l’oscurantismo dell’Ancien Régime

 

In contrapposizione con la parola Illuminismo, i philosophes chiamarono oscurantismo l’atteggiamento di tutti coloro che difendevano “il vecchio” contro “il nuovo”, cioè di coloro che parteggiavano per la monarchia assoluta, i privilegi aristocratici, l’intolleranza, le persecuzioni religiose, la censura, la mancanza di leggi uguali per tutti. A questo mondo vecchio essi diedero il nome di Ancien Régime, “Vecchio Regime”, e lo videro incarnato dalla monarchia francese e dalla Chiesa cattolica. Il mondo nuovo era rappresentato invece dalla monarchia inglese che garantiva la libertà di cittadini con una Costituzione e con un Parlamento. Gli illuministi, quindi, furono tutti impegnati politicamente; qui ricordiamo i più illustri.

Voltaire, che attaccò soprattutto l’intolleranza religiosa, la censura e le lettres de cachet (gli “ordini di arresto” con cui il re di Francia poteva gettare in carcere chiunque a tempo indeterminato senza processo). Fu amico personale del re di Prussia e influenzò molti monarchi dando luogo al fenomeno chiamato “dispotismo illuminato“. Questi sovrani, infatti, vararono alcune riforme, volte soprattutto a limitare il potere dell’aristocrazia e l’espansione dei possedimenti della Chiesa, però restarono “dèspoti”, cioè sovrani assoluti, e non promossero riforme sociali per migliorare le condizioni dei contadini e dei lavoratori urbani, tra essi i più attivi furono Maria Teresa d’Austria e suo figlio Giuseppe II.

Montesquieu, che propose la fine dei governi assoluti suggerendo (invano), alle monarchie del continente europeo, la “divisione dei poteri“: legislativo, esecutivo, giudiziario.

Rousseau, che attaccò la proprietà privata ritenendola la fonte principale di disuguaglianza fra gli uomini. criticò la civiltà e sostenne che bisognava tornare “selvaggi” e quindi buoni e felici come ci aveva fatto in origine la Natura.

 

IL DOCUMENTO

Rousseau: contro la proprietà privata

 

Il primo che recinse un terreno e dichiarò questo è mio e trovò persone tanto ingenue da dargli retta, fu il vero fondatore della società ineguale. Quante guerre, assassinii, miserie e orrori avrebbe risparmiato al genere umano colui che, strappando i pioli, avesse gridato ai suoi simili: non ascoltate questo impostore; se dimenticate che i frutti sono di tutti e la terra di nessuno, siete perduti!

          Jean-Jacque Rousseau (1712-1778), Il contratto sociale (1762)

           

Dopo aver letto il brano, rispondi alle seguenti domande.

 

1.     Chi fu per Rousseau il vero fondatore della “società ineguale”?

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2.     Che cosa rappresentano in un terreno agricolo i pioli che qualcuno avrebbe dovuto strappare?

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3.     Questo brano di Russeau avrebbe trovato d’accordo un mercante o un banchiere?

                                   Sì                                      No

4.     Avrebbe trovato d’accordo un bracciante o un lavoratore di bottega?

                                   Sì                                      No

 

 

Pubblicato sul n. 32/2008 “Lavoratori” Della rivista online www.operaincerta.it