LA TUNISIA SULL’ORLO DELLA CATASTROFE

“Abbiamo votato un presidente e ci ritroviamo una “coiffeur”. Questa una delle motivazioni della rivolta in Tunisia, insieme al caro vita, alla corruzione e alla mancanza di lavoro. Tradotta in parole povere o meglio nelle parole dei Tunisini residenti in provincia il motivo della distruzione in Tunisia:

I nostri giovani, quasi tutti laureati e con dottorato, fanno la fame. Se non hai da versare tremilioni di dinari a qualche corrotto non puoi lavorare o trovare lavoro. La famiglia della moglie del presidente è una famiglia corrotta, loro insieme a qualche ministro vicino al presidente, con alcune parti delle forze dell’ordine deviate, hanno portato la Tunisia sull’orlo di una guerra civile. Tutto è partito da un giovane laureato avvocato, che non trovando lavoro ha messo su un banco di frutta e verdura che i vigili gli hanno sequestrato. Il giovane preso dalla disperazione si è dato fuoco”.

Non sono considerazioni politiche ma il punto di vista dei cittadini immigrati. Abbiamo chiesto anche ad Amel Laouini, mediatore lingustico e rappresentante tunisino in Italia:

“La situazione è grave. La Tunisia pur in un momento di regressione a livello mondiale è crescita del 120% sviluppo che non è coinciso con l’aumento dei posti di lavoro. Il presidente Ben Alì si è fidato troppo di alcuni suoi collaboratori e della famiglia della moglie, che hanno pensato solo ad arricchirsi. Il presidente  resosi conto delle difficoltà del suo popolo ha fatto un passo indietro, promettendo di non ricandidarsi, abbassare i prezzi per i generi alimentari ma soprattutto di allontanare quei personaggi che per i loro interessi hanno fomentato la distruzione delle città; in cambio ha chiesto la fine dei disordini. I giovani hanno tutte le ragioni per manifestare ma il torto di distruggere. Tra di loro alcuni infiltrati che ne approfittano per rubare”.

Aldilà delle considerazioni politiche il dolore, la preoccupazione della comunità Tunisina lontano da casa che temono per la famiglia. Le navi in partenza da Trapani o Palermo per il porto di Tunisi sono tornate a riempirsi di padri di famiglia che tornano a casa per accertarsi che stiano bene. Le strade che dal porto della capitale scendono verso Sousse e le altre zone di mare sono quasi tutte agibili al contrario di quelle che vanno verso l’interno del Paese.

Le compagnie navali: Grimaldi e Grandi Navi Veloci considerando le difficoltà a muoversi riproteggono i passeggeri, cambiando la data di partenza senza nessuna penale e talvolta anche dopo la partenza delle stesse. Questo da la misura della gravità della situazione. Oggi apprendiamo che il Presidente Ben Alì ha fatto più di un passo indietro. E’ fuggito. Il suo posto è stato preso dal primo ministro Ghannouch, che ha promesso nuove riforme. Il commento di alcuni cittadini Tunisini: “Meno male. Poteva andarsene prima. Noi auguriamo che le promesse fatte dal primo Ministro vengano mantenute e che il rimedio non sia peggiore della malattia”.

Dalla nostra inviata a Tunisi P.C.