L’addio a don Pietrino Sudano, uno degli ultimi abitanti di Chiafura ancora in vita a Scicli

A portarselo via la complicanza di una brutta caduta, lui che neanche il tempo sembrava scalfire. Avrebbe compiuto 98 anni il prossimo 20 settembre. Non è arrivato a proseguire nel cammino verso il secolo di vita. Una vita vissuta sempre al contatto con la gente: dapprima come barbiere e successivamente come bidello. Don Pitrino Sudano si porta dietro la memoria di una vita a Chiafura dove è nato e cresciuto da ragazzo e dove ha abitato fino all’età di 31 anni assieme alla moglie. E’ lui che ha visto passare dall’agglomerato di Chiafura nel 1959 la comitiva composta da Pier Paolo Pasolini, Carlo Levi, Renato Guttuso ed Antonietta Macciocchi che ha denunciato la vita di miseria degli abitanti che l’abitavano. Negli anni Sessanta del secolo scorso poi la svolta proprio a seguito dell’impegno di quegli intellettuali: le famiglie vennero trasferite al villaggio Aldisio, oggi Jungi, dove vennero realizzate delle case adeguate. Don Pitrino Sudano con la moglie scelsero di trasferirsi in una casa in città. Per lui, però, l’amore verso Chiafura non è mai venuto meno. Ne raccontava la storia, ne sperava la riqualificazione e l’apertura al pubblico dell’intero agglomerato troglotido. Il suo sogno è rimasto sogno perchè quegli 8 milioni di euro ci sono, sono stati stanziati ma i lavori ancora non sono cominciati.

Un incidente domestico prima ed una complicanza a posteriore lo ha portato a chiudere con la vita terrena. Sabato mattina i funerali nella chiesa di San Bartolomeo.

“Nessuno è riuscito a realizzare il Suo sogno…. provo profonda amarezza – sono le parole di Marcello Giordano Pellegrino alla notizia del decesso –  ricordo il signor Pietro Sudano durante la conferenza su Chiafura a Palazzo Spadaro che si è tenuta alcuni fanni fa. Lo ricordo quando ha raccontato le sue esperienze di vita vissuta in quel quartiere fatto di grotte, di tanta dignità e senso di umanità. Il suo intervento è stato appassionato, nostalgico e poetico allo stesso tempo, però me ne sono andato con un velo di profonda tristezza. Mi è rimasto in mente il suo grido disperato e di speranza… quello di rivedere la sua Chiafura viva, aperta al mondo per far toccare con mano parte della nostra storia, parte delle nostre origini!”

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