Quando si hanno responsabilità di governo della cosa pubblica, occorre alzare l’ingegno. Soprattutto quando si è costretti ad operare in regime di ristrettezze economiche, imposto da un’asfissiante crisi globale. L’Amministrazione Ammatuna, seppure costretta a lavorare in condizioni difficili, può e deve fare di più nel settore dei beni culturali. A cominciare dal restauro di Torre Cabrera. Troppi gli anni bruciati in attesa del completamento dell’opera. Il progetto, a suo tempo presentato alla Regione Siciliana dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali di Ragusa, è stato finanziato e realizzato solo per il primo stralcio di lavori. Da allora, sono già trascorsi 9 anni, ha fatto seguito un lungo e disarmante silenzio. L’assessore comunale competente accerti a che punto è la pratica. Inutile starsene con le mani in mano, attendendo da Palermo buone nuove che non arrivano mai. Necessità vuole che Maometto si rechi alla montagna. Il restauro del monumento simbolo della città, oggi, più che mai, darebbe una grossa mano d’aiuto al turismo. Che, in tempi di magra, deve trovare sbocchi diversi, incrementando uno dei suoi settori attivi per l’intero anno solare: quello culturale.
“Profondamente legato alla civiltà del Mediterraneo – dice la studiosa Grazia Dormiente – e certamente motore di scelte insediative, il quattrocentesco Palazzo-Torre Cabrera, qualifica il litorale pozzallese con la sua inconfondibile architettura, restituita solo in parte ai bagliori delle lunghe stagioni del “vissuto” collettivo. Il restauro, infatti, che doveva assicurare la definitiva valenza storica e territoriale, in virtù anche degli elementi architettonici e decorativi emersi nel corso del primo lotto dei lavori, (2004) si è arenato tra le secche insidiose delle dimenticanze, consegnando un’ennesima incompiuta o se si vuole un cantiere senza vita. Documento/monumento dell’identità del luogo e delle sue memorie, il Palazzo-Torre del leggendario e potente Bernat Cabrera, è stato lasciato alla deriva, marginalizzando Pozzallo e la sua vitalità mediterranea. Cospicue fonti archivistiche, iconografiche e bibliografiche narrano la straordinaria rilevanza dell’antico Caricatore e le documentate committenze che candidano il singolare manufatto ad esemplare icona della nuova stagione “aragonese” dell’architettura siciliana, che, per dirla con Salvatore Scuto, possiede un atto di nascita: lo Steri di Pozzallo. A Pozzallo “ la Torre di pietra ocra / di fronte al mare arcuato / ai continenti di nuvole / inserrate le porte / le merlature sbrecciate” ( Elio Pecora) con la sua austera e fascinosa monumentalità, reclama il completamento dell’ardito progetto affidato dalla Soprintendenza di Ragusa all’architetto Gaetano Renda e rivendica l’attuazione del complesso museale, narrante le plurisecolari vicende irradiate dalla luce delle sue salmastre pietre. La documentazione storica, la singolarità del linguaggio architettonico, la valorizzazione ed il riuso culturali possono offrire uno splendido viaggio all’interno dei solari saloni del “Castello del Pozzallo”. Rivitalizzando, così, bisogni sociali, risorse culturali e prospettive economiche, senza trascurare la testimonianza del vissuto dell’homo navigator, protagonista della cultura marinara di Pozzallo”.