Alcuni anni fa, seppur con qualche perplessità per i già numerosi impegni di natura professionale, convinto come sono che ciascuno di noi non debba aspettarsi le soluzioni dei problemi dagli altri ma deve rendersi disponibile nei confronti della società in cui vive a dare il proprio
contributo, mi candidai a Consigliere comunale.
Un’esperienza che ha contribuito alla mia crescita personale e di approfondimento delle vicende politiche della mia città ma che sin dai primi mesi del mio insediamento mi ha creato non poche difficoltà e travaglio psicologico perché pian piano mi rendevo conto che avevo una visione della rappresentanza dei cittadini molto diversa da quella che percepivo nelle adunanze consiliari.
Spesso mi sentivo un extraterrestre tra umani di contrapposte fazioni che polemizzavano su qualunque vicenda pur di aggiudicarsi la vittoria della battaglia che sarebbe servita solo a loro ed ai partiti di appartenenza ma che nulla aveva a che fare con le istanze dei cittadini.
Tante volte abbiamo per ore, notti intere, affrontato problematiche che in presenza d’un comune diffuso senso di rappresentanza, si sarebbero dovute risolvere in un modo e per quello squallido bisogno di prevalere anche sul buonsenso, si sono assunte decisioni che mortificavano il nostro stesso operato oltre che le aspettative dei cittadini.
Alcuni ricorderanno certamente che qualche tempo fa scrissi una nota nella quale dicevo che la politica di cui mi stavo occupando non era quella che avevo sognato.
Oggi la politica, ad ogni livello, ha raggiunto per colpa di scellerate e miopi visioni dei partiti, una situazione di obiettiva intollerabilità che
sta degenerando nell’antipolitica ma anche in una sorta di apatia dei cittadini che non riescono più ad appassionarsi a nulla di tutto ciò che
riguarda il pianeta politico.
Siamo davvero di fronte al cane che si morde la coda! La politica è uno strumento di democrazia e laddove passasse l’antipolitica,
ci troveremmo di fronte ad una menomazione di tutto ciò che ci viene riconosciuto in quanto cittadini d’uno Stato democratico.
L’apatia, la disaffezione verso la politica, altro non possono produrre che la vittoria a tavolino di coloro che l’hanno degradata e pertanto molti nostri concittadini stanno combattendo una battaglia già persa in partenza.
I rimedi sono altri. Bisogna che ciascuno di noi, responsabilmente, uscendo da quei condizionamenti partitici che per decenni ci hanno caratterizzati, facendo la fortuna di tanti incapaci, riassuma un ruolo da protagonista per ricostruire la politica , partendo dal merito dei soggetti che vorranno contribuire alla crescita della propria comunità e per espellere quegli elementi che già tanto danno hanno procurato alla collettività.
I tempi sono maturi per farlo perché la gente non sopporta più nulla dell’attuale concezione che gli uomini politici hanno della politica.
Il progetto di riqualificazione radicale della politica è ambizioso ma tuttavia possibile ed improcrastinabile. Perché esso possa concretizzarsi,
dev’essere superato questo diffuso senso di apatia verso la politica e ritrovare il coraggio civile per dire no ad un modo di fare politica che
bada solo agli interessi degli addetti ai lavori piuttosto che a quelli dei cittadini.
Se c’è consenso attorno a questa tematica, ci si può organizzare per sinergizzare le forze e guardare al perseguimento dell’obiettivo con maggior fiducia, dato che insieme è più facile vincere.