L’Associazione Regionale Allevatori della Sicilia rischia di fermarsi dopo 60 anni di attività tecnica negli allevamenti. Da tre mesi i lavoratori senza stipendio. Lunedì mattina sit-in al Palazzo della Regione.
Tre criticità costringono l’Associazione regionale allevatori della Sicilia (ARAS) a segnare il passo anche se l’attività al servizio del patrimonio zootecnico isolano viene portata avanti dal 1952 con i risultati di miglioramento produttivo delle aziende ben noti a tutti e con notevoli riflessi positivi nella filiera dei prodotti di qualità dell’alimentazione umana.
Gli ostacoli che non permettono all’ARAS di andare avanti sono:
1) i ritardati trasferimenti di fondi dal MIPAF alla Regione Sicilia (anni 2010 e 2011) che, conseguentemente, determinano ritardi di erogazione della retribuzione ai dipendenti, ai professionisti convenzionati e ai vari fornitori. Cosa che sta producendo tensioni ed esasperazione nel personale ARAS in mobilitazione;
2) l’eccessiva e inspiegabile cavillosità burocratica delle istituzioni regionali e nazionali blocca l’erogazione dei contributi dovuti all’ARAS;
3) la ritardata attuazione di accordi tra AIA, MIPAF, Ministero del Welfare e Conferenza Stato-Regioni che non consente una ristrutturazione dell’Ente umanamente dignitosa, né favorisce accordi che potrebbero fungere da apripista ad ulteriori convergenze regionali in tal senso.
Come se non bastassero le criticità citate, l’ARAS ha dovuto subire un commissariamento eccessivamente lungo e infruttuoso incapace di assumere responsabilità concrete e di sviluppare la ristrutturazione e il rilancio dell’attività dell’Ente.
A questo punto – secondo i dipendenti dell’ARAS – solo il Governatore della Regione Lombardo può disporre lo sblocco della situazione in favore dei 160 lavoratori dell’Ente e per dare agli allevatori siciliani ancora la possibilità di contare sui servizi tecnici assicurati da 60 anni.