L’ASSERTIVITA’, TIMONE DI OGNI RELAZIONE

Ogni contesto relazionale, da quello sociale a quello familiare, mette in prova la nostra capacità di comunicare con gli altri e, soprattutto, la nostra modalità di relazionarci con il contesto. Tale modalità può essere aggressiva, passiva o assertiva. L’assertività si presenta come un equilibrio perfetto fra i due poli estremi dell’ aggressività e della passività, dando la possibilità di esporre il proprio punto di vista in modo attivo e non reattivo. I comportamenti aggressivi e passivi non riescono ad essere funzionalmente comunicativi riguardo i propri pensieri e sentimenti, ma quasi esclusivamente dolorosi o dannosi, sia per il “mittente” che per il “ricevente”. Chi si comporta in maniera aggressiva in realtà non combatte per la propria ideologia, ma per il soddisfacimento di un bisogno, ma con il rischio di perdere tanto, abbandonando ogni senso di responsabilità. Anche il comportamento passivo è disfunzionale: chi si comporta sempre in modo passivo (assenza di reazione in ogni tipo di comunicazione), sente alto il livello di frustrazione, insoddisfazione, ansia o depressione. Non riesce a dimostrare adeguatamente il proprio valore, rischiando di autosvalutarsi e di essere svalutato dagli altri. L’assertività è la giusta distanza, è la modalità comunicativa e relazionale che permette di esprimere il proprio pensiero senza prevaricare e senza essere prevaricato, è la capacità di riuscire a usare qualsiasi contesto relazionale a proprio favore. Nessuno di noi ha il potere cambiare gli altri o determinare gli eventi dall’esterno ma ha la grande capacità di poter modificare se stesso e, di conseguenza, anche i contesti dipendenti. E’ da dentro che deve avvenire il cambiamento e l’assertività necessita di un profondo e continuo processo di maturazione che, una volta acquisito, modellerà il nostro modo di guardare il mondo. Lo stile assertivo, come ogni processo comunicativo, ha una sua componente cognitiva, comportamentale e verbale. Si parte dalla capacità di saper ascoltare l’altro in maniera empatica, quindi anche da un punto di vista emotivo, per poi rendersi conto di quanto sia realmente vantaggioso non essere né aggressivi né passivi ma assertivi. Cognitivamente è necessario credere nella propria forza comunicativa, di poter riuscire ad ascoltare gli altri e da loro farsi ascoltare. Da ciò dipenderà, di conseguenza, il nostro comportamento, ovvero la parte non verbale della comunicazione, estremamente importante perché ancor più comunicativa delle parole. Il comportamento non verbale è il linguaggio del corpo, riguarda il modo di guardare, il tono e il volume della voce, i silenzi, la mimica facciale, la postura e i movimenti: tutti comportamenti che hanno un grande impatto sulla comunicazione. Verbalmente è utile non essere giudicanti o disprezzanti, non esprimendo né divieti né ordini categorici.

Essere assertivi non significa rinunciare alla passionalità verso la vita e i suoi eventi, ma semplicemente non esserne in balia, riuscendoli a governare. Il benessere e la felicità dell’uomo passano dalla sua capacità di stare con gli altri e dalla qualità di tali rapporti. Impegnarsi in ciò significa impegnarsi a capire gli altri e, ancor prima, se stessi.