Si sta svolgendo a Ravenna, il primo convegno nazionale dell’AIPH Associazione Italiana di Public History parallelamente al IV convegno annuale dell’IFPH International Federation for Public History. Un ricco cartellone di iniziative e attività pubbliche vede la città ravennate ‘città della storia’ per una settimana, una vera e propria festa della storia grazie ad una serie di eventi ludici, cene storiche a tema, spettacoli teatrali, battaglie in scala, videogiochi storici, oltre al corposo programma di cinque giornate di lavori con oltre 90 panel e con un numero complessivo di 191 relazioni (alcune di più autori), 25 poster per la conferenza internazionale, e 174 relazioni e 32 poster per la conferenza italiana. Fra questi L’Associazione Archivio degli iblei (consultabile al sito
www.archiviodegliiblei.it) è intervenuta al panel AIPH-44 dal titolo “Crowdsourcing, produzioni e progetti comunitari” coordinato dalla prof.ssa Enrica Salvatori (università di Pisa). A presentare l’intervento ” Work in progress per una storia di comunità: la pratica del crowdsourcing e l’archivio degli iblei” sono stati il dott. Andrea Nicita, docente di Storia e Filosofia neI licei e l’arch. Ambra Tumino, appassionata di storia e ricerca di archivio. È grazie alla pratica del crowdsourcing che il progetto Archivio degli Iblei, fondato da Chiara Ottaviano, neoeletta nel consiglio direttivo dell’AIPH, nel 2012 come archivio digitale partecipato, si è andato via via arricchendo di sempre nuovi documenti iconografici e testuali oltre che di nuovi contributi di ricerca, testi biografici e storie di famiglia: un vero e proprio work in progress per una storia di comunità attraverso la partecipazione attiva dei suoi componenti. La pratica del crowdsourcing è alla base di originali eventi di public history, come l’evento teatrale “Oltre al fronte. La grande guerra e i paesi iblei”, giunto alla seconda edizione, e basato per lo più su documentazione proveniente da archivi privati come cartoline, quaderni di scuola, corrispondenza e fotografie.
Ma è anche attraverso la condivisione di foto, indicazioni geografiche e corretta denominazione, che è stato inoltre possibile incrementare lo studio sulla mappatura delle Ville negli Iblei, “documenti” del paesaggio rurale della storia economica, sociale, del costume e dei consumi dalla seconda metà dell’Ottocento alla prima metà del Novecento.
Strumento principale, ma non esclusivo, del crowdsourcing è il gruppo facebook, che conta ad oggi più di 3000 membri, un “luogo” in cui i membri della redazione dell’archivio, intervengono attivamente nel ruolo di public historian. L’archivio degli iblei è e vuole essere un punto di riferimento per chi opera nel territorio, un’occasione di visibilità oltre i confini regionali e nazionali, un originale esempio di positiva collaborazione fra enti e soggetti diversi.