Attualità

Lavoro: 7 italiani su 10 lo cercano con il cellulare. Siciliani ancora diffidenti

Sul web crescono gli annunci utili a trovare lavoro, ma i siciliani restano ancora piuttosto diffidenti: l’Isola, infatti, è una delle regioni in cui si cercano meno le varie opportunità tramite i canali on line, anche se gli ultimi rilevamenti danno una leggera inversione di tendenza. Lo sostiene un’analisi di Jobtech, agenzia per il lavoro di nuova generazione. Se negli ultimi giorni le rilevazioni Istat hanno evidenziato la prima frenata nelle occupazioni da inizio anno, dati incoraggianti arrivano dal mercato del lavoro in somministrazione. Nel primo semestre dell’anno ha registrato un aumento complessivo del 22% degli annunci di lavoro disponibili online rispetto alla prima parte dell’anno precedente. Parimenti, i dati dell’Osservatorio sul mercato del lavoro in somministrazione registrano un aumento pari al 19% del numero di persone in cerca di una nuova opportunità lavorativa. Da anni il mercato del lavoro si è spostato dalle agenzie pubbliche alle piattaforme sul web che ormai funzionano come, nel passato, il passaparola fra parenti e amici. La massiva fruizione dei cellulari ha accorciato la filiera e ha aumentato il consumo anche di questo genere di informazioni. Infatti sette ricerche di lavoro su dieci vengono effettuate da dispositivi mobile. Spesso gli annunci hanno poca durata, specialmente se il curriculum e la formazione richiesta non è altamente specifica. Un elemento ulteriore sull’importanza dell’aggiornamento costante del proprio cv, sia per la velocità dei mutamenti socio-economici e delle normative, sia perchè l’asticella delle prestazioni richieste viene posta sempre più in alto.

Scontro di genere


L’indagine, svolta da Jobtech su 60.000 utenti attivi sui portali verticali dell’agenzia nel primo semestre del 2023, conferma quella che è ormai una costante italiana: le donne cercano lavoro più degli uomini, a riprova del fatto che fanno più fatica a trovare un collocamento sul mercato. Per la prima volta negli ultimi 24 mesi, però, il divario è in calo: oggi sono il 56,2%, contro un 43,8% della compagine maschile. Le donne che cercano lavoro, oltretutto, sono più qualificate degli uomini, perlomeno se parliamo di titoli di studio: il 63% delle donne ha almeno un diploma, contro il 60% degli uomini, mentre quando parliamo di laurea (almeno triennale) la possiede il 20,3% delle donne e solo il 15,8% degli uomini. Guardando, invece, le differenze anagrafiche Jobtech rileva che sono i millennial a rappresentare la maggioranza di chi cerca lavoro: appartiene a questa fascia d’età il 40,2% del totale del campione; segue, con il 30,1%, la Generazione X (che raggruppa i nati tra il 1965 e il 1980) che vede un assottigliamento del campione (oltre il 35% solo un anno fa). Non mancano, ovviamente, i più giovani: è membro della Generazione Z (nati a partire dal 1996) il 24,9% del totale – una percentuale elevata se pensiamo che si tratta di una fascia d’età ancora in bilico tra studio e vita adulta; oltretutto, il dato è in forte crescita rispetto alla precedente rilevazione, in cui erano rappresentati dal 18,5% del campione. Infine, i Baby boomer (nati dal 1950 al 1965): rappresentano solo il 4,7% del totale. Normale, se si pensa che molti Baby boomer si avviano all’età della pensione. La fascia d’età con la maggior presenza di laureati è quella dei Millennial (24,3%) – anche se, come detto, va tenuto conto che i GenZ spesso sono ancora alle prese con la formazione universitaria.

Differenze regionali

Resta pressoché costante la differenza tra Nord e Sud in fatto di opportunità lavorative e dinamismo occupazionale: nel primo semestre dell’anno il 73,4% degli annunci di lavoro online proveniva dal Nord Italia, dal Centro solo il 16,8%, mentre dal Sud e Isole solo il 9,7%: una situazione, questa, pressoché immutata sin dal 2021. È la stessa, al contempo, la distribuzione regionale: la Lombardia, con il 29,9%, si è confermata anche in questo primo semestre la regione con il numero più alto di annunci di lavoro disponibili, seguita da Veneto (14,3%), Emilia Romagna (13,0%), Piemonte (8,6%) e Lazio (7,4%). Questa spaccatura del Paese si ripercuote anche sulla domanda di lavoro. Rapportando i dati con gli abitanti, le regioni con la popolazione più attivamente alla ricerca di lavoro sono state Valle d’Aosta, Emilia Romagna e Friuli-Venezia Giulia. Di contro, quelle in cui si è meno cercato lavoro tramite i canali online sono state Calabria, Sicilia e Basilicata: perlomeno, per queste tre regioni i dati sono in positivo rispetto alla precedente rilevazione. La situazione non cambia anche per quanto riguarda la competizione tra candidati: le regioni contraddistinte dai più alti rapporti tra annunci e candidature sono state Basilicata, Sicilia e Molise (stessi risultati di sei mesi fa), mentre quelle dove c’è stata minor competizione su una singola offerta di lavoro – e quindi più chance di assunzione – sono state il Friuli-Venezia Giulia, la Lombardia e il Veneto. Il numero medio degli annunci di lavoro, come detto, mostra un andamento positivo in tutta la Penisola, con una media del +22% rispetto al primo semestre del 2022. Questo dato porta segnali positivi dal Centro e dal Sud Italia: le tre regioni che hanno registrato la più alta crescita di offerte di lavoro rispetto allo scorso anno, risultano essere Molise (+61%), Sardegna (+54%) e Campania (+41%). A fronte del +19% di utenti in cerca di lavoro in media nazionale, le regioni che hanno avuto la maggiore crescita in termini percentuali sono state Valle d’Aosta, Trentino Alto-Adige, Sicilia e Sardegna. Le regioni invece cresciute meno sono state Basilicata e Molise con un +12%.
Per la prima volta dalla pandemia, il settore professionale più richiesto da chi guardava al lavoro temporaneo è stato l’Ho.re.ca. (acronimo di albergo, ristorante, bar) Con il 19,6% sul totale (contro l’11% del secondo semestre 2022), il mondo della ristorazione e dell’accoglienza risulta essere il settore professionale di maggior appeal: sono in prevalenza gli uomini (con il 23,3%) a cercare un’opportunità nel comparto ristorativo, mentre le donne hanno espresso la propria preferenza per i settori retail (22,3%) e contabilità (18,5%). Lascia lo scettro di settore con il maggiore interesse, ma resta in seconda posizione, quello della vendita al dettaglio – che aveva registrato una forte contrazione nel 2020 e nel 2021 per diventare il comparto più ambito nel 2022. Terzo posto per la contabilità (18,5%), mentre il mondo della logistica è al quarto (17,3%).