Nella lotta ai tumori si stanno rivelando sempre più efficaci le strategie di attacco indiretto, aprendo vie a possibilità terapeutiche innovative.
Uno studio condotto presso la California University e pubblicato su “Cell” ha dimostrato che un nuovo tipo di approccio fa ben sperare contro differenti forme di tumore, come quelli a polmoni, prostata, cervello e alcuni tipi di linfomi.
Gli scienziati hanno scoperto che è possibile “soffocare” le cellule tumorali con i radicali liberi.
In pratica si è visto che si può intervenire su una proteina considerata “intoccabile”, la eIF4E, perchè componente essenziale del macchinario ribosomico deputato alla sintesi delle proteine in tutte le cellule.
“Le cellule tumorali hanno bisogno d’incrementare il processo di sintesi proteica, per sostenere il loro rapido tasso di proliferazione e crescita. Questo aspetto rappresenta uno dei tratti distintivi più netti rispetto alle cellule sane”.
Poiché molti altri studi hanno confermato che questa proteina è particolarmente presente nelle cellule tumorali e contribuisce alla loro proliferazione, allora si è deciso di inattivare la eIF4E per osservarne le conseguenze.
In cellule umane in vitro si è ridotto del 50% la produzione di questa proteina, sia nelle cellule sane che in quelle malate. Come conseguenza si è osservato il blocco della proliferazione delle cellule malate senza danni per quelle sane: in pratica dimezzare la proteina nelle cellule sane non crea problemi, mentre danneggia invece le cellule tumorali.
Gli Autori spiegano che le cellule tumorali «arruolano la proteina eIF4E per produrre grandi quantità di antiossidanti che tengono sotto controllo il livello di radicali liberi, molecole tossiche che si accumulano quando le cellule sono sotto stress. Se la proteina viene dimezzata, i radicali liberi proliferano nelle cellule del cancro intossicandole e uccidendole. Scoperto questo “tallone d’Achille” dei tumori, l’idea è mettere a punto terapie per bloccare la malattia, che colpiscano la proteina, senza intaccare le cellule sane».
«Questi primi dati rappresentano una nuova ed eccitante scoperta, nella prospettiva futura di rallentare, o bloccare, lo sviluppo tumorale» concludono gli studiosi.