Le “cene” di San Giuseppe, una tradizione che affonda nella notte dei tempi. FOTO

E’ una tradizione che affonda le sue radici nella notte dei tempi: secondo alcuni storici locali, la loro comparsa in provincia di Ragusa viene fatta risalire intorno al 1800. Famosissime quelle di Santa Croce Camerina, molto note quelle di Marina di Ragusa, meno famose quelle di Chiaramonte Gulfi perché la tradizione, da queste parti, si era persa da almeno 70 anni. Da un paio d’anni, invece, per volontà dell’associazione femminile “8 marzo”, questa tradizione rivive. Parliamo delle famose “Cene di San Giuseppe”, quelle bellissime tavolate imbandite di ogni ben di Dio che vengono realizzate nei giorni precedenti e a seguire la festa di San Giuseppe. A Chiaramonte, come dicevamo, questa tradizione era andata perduta: a memoria d’uomo, sono trascorsi almeno 70 anni da quando le cene venivano realizzate, ma non possiamo avere certezza sull’esatto trascorrere del tempo in quanto si trattava di una tradizione popolare di cui è rimasta pochissima traccia. La prima edizione delle “cene” chiaramontane è stata realizzata l’anno scorso e quest’anno l’associazione, insieme alla parrocchia Santa Maria La Nova e San Nicola, ha deciso nuovamente di realizzare le “cene” nei locali dell’ex museo dei cimeli storici. Le “cene” di San Giuseppe possono essere realizzate in una casa privata (di solito per grazia ricevuta dal Santo), o in luoghi pubblici. A Santa Croce Camerina, per esempio, molti privati aprono ancora le loro case e chiunque può visitare la “cena” di un privato cittadino in determinati giorni. Originariamente, le “cene” erano pensate per le famiglie meno abbienti, (San Giuseppe è infatti il protettore dei poveri). Oggi, di solito, i prodotti vengono donati in beneficenza, proprio come accade a Chiaramonte: viene realizzata un’asta a cui possono partecipare tutti i cittadini la sera del 19 marzo e questo permetterà di raccogliere fondi che l’associazione “8 marzo” dona alla parrocchia Santa Maria La Nova.

I simboli della cena

Il vero protagonista della “cena” è il Pane di San Giuseppe, detto anche “pani pulitu“, tanto importante da essere incluso tra i beni immateriali della Regione Sicilia. Un capolavoro della tradizione locale affidato alle sapienti mani delle donne. Il pane di San Giuseppe può avere la forma del bastone o di una spiga di grano ed è ricco di orpelli finemente decorati. Nella “cena” non possono mancare le uova, simbolo di rinascita, la farina, simbolo di abbondanza e tutti i prodotti spontanei del periodo come asparagi selvatici, “lassini” o “amareddi” (si tratta della senape canuta spontanea, apprezzatissima per il suo sapore leggermente amaro), carciofi, finocchi e naturalmente agrumi. Oggi, le cene comprendono anche beni come dolci, liquori, vino, piante e fiori. Chi volesse rivivere ancora questa tradizione può ancora farlo a Santa Croce Camerina dove le cene, una vera e propria istituzione, sono visitabili per tutto il fine settimana.

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