LE CENE SANTACROCESI : CULTURA E TRADIZIONE

A Santa Croce la festa del Santo nasce prima o dopo la venuta della statua, ricavata dal legno di cipresso, di San Giuseppe (avvenuta nel 1819) che oggi è allocata in un altare della Chiesa Madre e che tutt’oggi portiamo in processione per le vie del paese? Agli storici l’ardua sentenza. A noi€€ lasciatecela godere, lasciateci fantasticare su tutto ciò che essa significa nella simbologia religiosa, pagana o in quella che noi crediamo sia quella giusta.

Quale mistero è racchiuso nelle cene preparate e allestite dalle singole famiglie per grazia ricevuta o per auspicio di cose buone, cosa emerge dalla loro visione, quale spinta ricevono le famiglie per realizzare le cene che impegnano capacità, tempo e risorse economiche. Bene! per sapere questo bisogna percorrere le vie cittadine e respirare l’aria della festa, bisogna recarsi in chiesa  assistere alla messa e godere dell’architettura e delle luci. Bisogna vedere come sono allestite le cene facendo un tour a piedi per raggiungere  le varie abitazioni. Qui giunti è d’obbligo guardare ogni singolo componente della cena e addirittura anche in che punto della tavolata è posto, facendo così si può capire come sono forti  la tradizione, la devozione della gente, il legame alla terra da cui si è preso origine, le capacità umane.

Siamo entrati nel mese di Marzo. Nelle nostre zone già il mandorlo è in fiore. Ecco! Si sente nell’aria l’arrivo della primavera e con essa i sapori e gli odori dei  cibi che le famiglie stanno preparando per riempire ed adornare le tradizionali cene di San Giuseppe.

La festa di San Giuseppe cade appena tre giorni prima dell’inizio di primavera, cioè del cambiamento di stagione. Si passa da quella invernale a quella primaverile, dove la gente, gli animali e le piante svernano. Si chiude  la stagione durante la quale la natura non ha prodotto frutti, ma nella quale ha lavorato per preparare quanto sarà mostrato con un’esplosione di colori, odori, feromoni nella stagione primaverile ed estiva. La stagione in cui anche  l’animo dell’uomo si predispone al bello.

La festa di San Giuseppe quindi segna un momento fondamentale nella vita di piante, animali e uomini: il trapasso, la linea di demarcazione tra stagioni e  rappresenta un inno alla vita e al risveglio biologico.

Bello è vedere il grano germogliato sulla tavola di San Giuseppe esso è pieno di significato, rappresenta la vita che nasce e si sviluppa dal seme per l’azione sinergica di acqua, terra e sole.

Il seme che diventa grano e nutre con il suo contenuto di amido il popolo. Mentre nelle cene si rappresentano i germogli, nei campi invece le spighe sono già nate e si stanno sviluppando per poi essere mature in giugno. La festa di San Giuseppe quindi rappresenta le aspettative dell’uomo ed il trionfo dell’operosità dell’uomo attraverso la figura di questo santo.

Non bisogna dimenticare però che questa festa è una festa religiosa in quanto Giuseppe  è uomo giusto ed è principalmente il padre putativo di Gesù

A parte l’antica leggenda del ritrovamento della statua di San Giuseppe nel porto di Scoglitti e che solo i santacrocesi riescono a spostare, a caricare sui muli e a trasportare fino alla nostra cittadina è invece  realtà che  la statua del Santo  arrivò nel porto di Scoglitti da Palermo. La realizzazione della così bella statua, fu adopera dell’incisore palermitano Salvatore Bagnasco e fu commissionata dall’allora parroco Don Gaetano Maria Carratello.

La festa del Patriarca San Giuseppe fu regolarmente organizzata a Santa Croce fin dal 1832 con il sacerdote Giuseppe Balistrieri  primo cappellano designato dal Barone Guglielmo Vitale. Il Barone Vitale alla sua morte aveva lasciato in testamento che così recita: “Sarà anche obbligo, e dovere dello stesso Cappellano curare, che in ogni anno ….,e nel giorno 19 marzo si solennizzasse la festa del nominato Patriarca San Giuseppe”.

Il Papa Pio IX dal 10/09/1847 proclamò, attraverso il decreto “Inclytus Patriarcha Joseph” la festa del Patrono San Giuseppe, nel 1870 proclamò Patrono della Chiesa Universale San Giuseppe.

Su San Giuseppe, Santa Teresa D’Avila scriveva  “qualunque grazia si domanda a San Giuseppe verrà certamente concessa ….”.

Certamente tutti i santi sono servi di Dio ma Giuseppe, in questa scala, è il gradino per salire a Maria e a Gesù. Ad alcuni santi è dato di soccorrere soprattutto in alcuni casi speciali …..Ma al santissimo Giuseppe è concesso di soccorrere in ogni necessità e difficoltà e di difendere, curare e seguire con paterno affetto tutti coloro che a lui pienamente si rivolgono. San Giuseppe è protettore dei poveri e di chi soffre la fame e il freddo, questa universalità danno al nostro Santo dignità e meriti senza pari.

Ma se San Giuseppe è protettore dei poveri e di chi soffre la fame non vedete un forte legame con le nostre cene dove si stenna a tavualata (imbandisce la tavola) per chi è povero? Attenzione nelle cene non vi è carne perché siamo in periodo di Quaresima.

Le nostre nonne recitavano una litania

San Giuseppe

Nun mabbanunati

Nta li mmie nicissità

Scura la sira

Agghiorna a matina

Datimi la pruvvirenza divina

 

 

Maria Rosa Vitale