*Avvertenza: questo articolo sovverte una buona parte di ciò che insegnano i manuali dell’imprenditoria moderna*.
Incastonato tra Moscova, Brera e Solferino – le vie del salotto di Milano – c’è un piccolo negozio con un’insegna dorata di sette lettere. Sedie e tavoli sul marciapiede fanno pensare a un ennesimo bar. Qui, però, ci si ristora solo con caffè e cannoli. A Milano i cannoli sono ormai ovunque. Come le pasticcerie che, secondo i dati forniti da infoimprese.it, in città sono circa 700. In genere, il siciliano capisce subito quando il cannolo è soltanto messo in vetrina per fare scena: già pieno, magari da ore. praticamente rammollito. Al palato, quasi una grande gomma da masticare. Bottone è ragusano, dunque sa: riempie la cialda di ricotta o dulce de leche dopo l’ordinazione del cliente.
Via Alessandro Volta 8, tre anni e mezzo dopo l’inaugurazione. Alfonso Bottone, 33 anni, ha appena riaperto i battenti dopo la pausa estiva. Quasi sottovoce, chiediamo della crisi dei consumi durante il lockdown e, prima lezione, la risposta è sorprendente: “A noi è andata benissimo, abbiamo incrementato le vendite!”
Come avete fatto?
“Il locale è stato chiuso come gli altri, allora abbiamo rifatto il sito internet, focalizzandolo alla vendita a domicilio. È andata alla grande.”
Addirittura!
“Sì. In alcuni giorni, abbiamo superato gli incassi medi giornalieri.”
Come se lo spiega?
“Evidentemente, durante l’isolamento molte persone hanno continuato a chiedere qualità nella loro alimentazione. Questo è un posto dove in genere i clienti sostano, più che altro ordinano e vanno via.”
Con i cannoli!
“Certo. Come vede, sul balcone non c’è tanto altro.”
Buoni!
“Quando abbiamo aperto, nel marzo del 2017, il mio obbiettivo era: offrire ottimi cannoli, introvabili altrove. L’obbiettivo rimane sempre quello.”
Chissà quanti studi sulla zona e sui costi prima di aprire. A Milano la concorrenza è ovunque, anche nei panifici si realizzano pasticcini…
“Nessuno studio.”
Come?
“Davvero. Milano mi piaceva e avevo quest’idea imprenditoriale, visto che a Ragusa la mia famiglia aveva già un laboratorio e un punto vendita in via Mario Leggio. Sentivo dire che “se non sei a Milano, non sei imprenditore”. Allora sono arrivato qui, ho affittato il locale. Non sapevo nulla di costi e non mi sono posto tante domande sulla zona.”
Qui siete in centro. Zona 1!
“Siamo in mezzo al cuore storico. Clientela medio-alta, dunque. Di là c’è Porta Grande; di qua, a poche centinaia di metri, via Paolo Sarpi, la Chinatown milanese.”
Insomma, nessuno studio ma gli affari vanno bene. Allora tutto si basa sulla qualità. Tra l’altro, qui un cannolo costa 3 euro. Non c’è poi tanta differenza fra Ragusa e Milano…
“Il mio motto: dare al cliente ciò che piace a me. Servo i cannoli secondo la ricetta che mi gusta, la marca di caffè che mi piace, l’acqua che bevo. Faccio felici le persone che ci scelgono. Il guadagno viene da sé.”
Cannoli esclusivamente di ricotta?
“Quasi. Ho aggiunto un altro gusto, il dulce de leche, al caramello. Molto richiesto.”
Non vedo retrobottega.
“Non c’è, infatti. Cialde, ricotta, dulce de leche e crumble (l’altro prodotto di pasticceria venduto) arrivano dal nostro laboratorio di Ragusa, due volte la settimana. La nostra è una ricotta molto lavorata, delicata. Al milanese non piacciono i sapori forti. A volte, su ordinazione propongo la classica cassata siciliana. Ma con meno della metà di zucchero rispetto alla ricetta originale. Come piace a me.”
Arredamento quasi spartano. Di siciliano non c’è niente.
“No, niente carretti o altri richiami. La mia idea è stata quella di creare una pasticceria che facesse del cannolo un gioiello.”
Siete presenti anche nella Rinascente di piazza Duomo.
“A Milano e anche a Roma e Torino. Di Rinascente siamo soltanto i fornitori di frutta martorana nei loro punti vendita.”
Ora che avete riaperto, in questa fase comunque d’incertezza, quali sono i vostri programmi?
“Spingere sull’e-commerce, visto che ci sta già dando grandi soddisfazioni. A Ragusa cerchiamo un nuovo locale, più ampio, per la produzione.”
Nonostante questo, rimanete un’azienda familiare. Perché?
“Vero. Io sono qui, a Ragusa ci sono mia madre, mio fratello Alessandro, i miei cugini. Perché? Mi fido soltanto di loro…”
Chi è Alfonso Bottone?
“Un sognatore.”